Reverie – La serie tv con il record di spiegoni per minuto di Marco Villa
Nei primi nove minuti di Reverie ci viene spiegato tutto, ma proprio tutto-tutto-tutto
Tra le tante ragioni con cui, negli ultimi anni, si è cercato di spiegare l’esplosione delle serie tv c’è senza dubbio la possibilità di esplorare personaggi e psicologie in modo più approfondito e dilatato. Ovvero: se ho – in media – 12 ore per farti capire perché Frank si comporta in un modo e Donna in un altro, potrei riuscire a farlo in maniera più sottile e laterale rispetto ai canonici 120 minuti. È solo una di tante ragioni, ma è quella che urla in maniera più forte quando si schiaccia play, si fa partire Reverie e al minuto 9 si sa tutto-tutto-tutto di storia principale e backstory di tutti i personaggi.
Reverie è un nuova serie tv in onda dal 30 maggio su NBC, creata da Mickey Fisher (Extant) e che ha tra le protagoniste Sarah Shahi, una che sembrava sul punto di diventare superstar, ma che ormai da anni continua a rimbalzare da una produzione all’altra senza mai trovare il ruolo in grado di farle fare un vero salto di qualità. In Reverie interpreta Mara Kint, una ex detective della polizia specializzata in negoziazione in casi di sequestro. Dopo non essere riuscita a salvare sorella e nipotina in un caso di questo tipo, abbandona la polizia e va a insegnare all’università. Proprio qui viene recuperata da un suo ex capo, che nel frattempo è diventato uno dei boss di un’azienda che impianta nelle persone una sorta di chip (unica intuizione visiva del pilot) che permette di vivere in sogni costruiti secondo quello che si desidera, una sorta di versione spinta della realtà virtuale. Peccato che alcuni utenti di questo sistema siano rimasti bloccati nei propri sogni e – nella vita reale – siano finiti in coma. Ecco allora l’ideona: chiamiamo la brava negoziatrice Mara e buttiamola dentro i sogni per salvarli, peccato però che il sistema onirico non sia tecnologicamente stabile, perché qualcuno nell’azienda sta tramando robe losche.
Signore e signori, vi abbiamo appena riassunto i primi nove minuti di Reverie. Esatto: i primi nove minuti. Reverie è un concentrato di spiegoni e riassunti che lascia a bocca aperta: già la primissima scena mostra due personaggi che spiegano per filo e per segno funzionamento e crisi del sistema che crea i sogni, poi abbiamo un bel dialogo tra Mara e il mentore che ci riassume la vita professionale di lei. Più avanti, un flashback dettagliatissimo ci farà capire il momento di crollo personale di Mara.
È gioco veramente facile e con poco senso per la natura dei due prodotti, ma l’aver visto a poca distanza temporale Reverie e Sharp Objects, che fa dell’essere evasivo il proprio stile, è davvero impietoso. Reverie è una serie che nasce vecchissima, fuori tempo di almeno vent’anni: rimanda a titoli ed epoche in cui i procedurali dovevano spiattellare i problemi a inizio episodio per vederli poi risolti con i titoli di coda e dovevano mettere in chiaro i problemi dei personaggi a piè sospinto per permettere a uno spettatore distratto di non perdersi nulla. Concezioni vecchissime, che inevitabilmente suonano più antiquate anno dopo anno.
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