Sharp Objects – Quelle serie tv pese, toste e soprattutto belle di HBO di Marco Villa
Diretta dal regista di Big Little Lies e con Amy Adams protagonista, Sharp Objects è un drama rarefatto giocato su due linee temporali
A volte basta leggere le note tecniche per capire l’ambizione di una serie, per capire se vuole diventare il successo stagionale o se invece punta a costruirsi quell’alone di culto che permette alla rete che la manda in onda di costruirsi il proprio profilo. Se in una serie vedi che il regista è quel Jean-Marc Vallée che ha diretto un capolavoro come Dallas Buyers Club e una serie come Big Little Lies e l’attrice protagonista è una mezza icona come Amy Adams, ad esempio, sai già che Sharp Objects è una serie tv che punta a diventare la The Night Of del 2018.
Sharp Objects è in onda dall’8 luglio su HBO negli Stati Uniti e in arrivo da noi a settembre su Sky Atlantic HD. Creata da Marti Noxon (da Buffy a unReal, una che ha scritto di tutto) e diretta interamente da Vallée, racconta la storia di Camille Preaker (Amy Adams), giornalista che torna nel paesino natale per scrivere della morte di una ragazzina e della sparizione di un’altra. Come sempre in questi casi, il ritorno alle origini non è semplice: Camille è infatti scappata dal paese per allontanarsi da una madre oppressiva e all’antica, nonché dai fantasmi della morte della sorella. Camille è sempre stata la ribelle delle due, il maschiaccio che trascinava la sorella in esplorazioni e avventure e per questo con la madre non è mai riuscita a instaurare un buon rapporto, rapporto che poi è andato definitivamente a monte dopo la morte della sorella.
In generale, i comportamenti di Camille sono sempre stati stigmatizzati a Wind Gap, sia negli anni ’90, sia nel presente. Pur essendo separate da 25 anni, le due linee temporali sono tutt’altro che indipendenti: ogni passo di Camille per le strade di Wind Gap la riporta indietro alla gioventù, periodo in cui il personaggio è interpretato dalla bravissima Sophia Lillis, la ragazzina roscia di IT. In Sharp Objects, il passaggio tra passato e presente è continuo, a volte avviene per pochi frame, altre invece occupa un tempo più consistente: il rischio era trasformare questa sovrapposizione in un giochino fine a se stesso, o peggio in qualcosa di pacchiano, ma Vallée riesce a evitare entrambe le derive, realizzando un pilot affascinante e pieno di mistero.
In questa descrizione, abbiamo ridotto al minimo la trama investigativa, ma non è una scelta: di fatto, il primo episodio è una lunga ambientazione, la messa a punto di un’atmosfera generale e del carattere della protagonista. A livello di indagine, c’è giusto la sensazione che nella famiglia di una delle vittime si respiri un clima tossico, ma poco più. Tutta la prima puntata di Sharp Objects (con rivelazione finale del perché del titolo) vive della contrapposizione tra Camille e il proprio passato, sia quello rappresentato fisicamente dal paese, sia quello fatto di ricordi. Sharp Objects parte in modo rallentato e rarefatto: può diventare tutto e niente, come sempre accade quando si tratta di serie di questo tipo.
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7 commenti a Sharp Objects – Quelle serie tv pese, toste e soprattutto belle di HBO
Il primo episodio mi è piaciuto molto. Attendo conferme future…
Viate le ultime notizie dopo l’acquisizione di AT&T mi sa che la HBO avrà un brutto periodo da passare.
Valée, Adams… oggetti affilati… slurp!!! Aspetto e me la guardo in binge!
Il fotogramma finale è da brividi.
ci aggiungerei anche che è tratta da un romanzo di Gillian Flynn
Viste le prime due puntate: ma solo a me ha ricordato tanto la prima stagione di “The sinner”?
La protagonista che prova a dimenticare un passato traumatico, le ambientazioni da vecchia e piccola provincia americana piena di segreti e sempre pronta alla caccia alle streghe, la sorella minore della protagonista malata e con un passato finito in tragedia,…
Comunque mi sta prendendo molto. Good
No. The Sinner è molto migliore. Questa dalla puntata 4 comincia ad andare in vacca totale.