Kiss Me First – Adolescenza reale e digitale di Diego Castelli
Arriva su Netflix Kiss Me First, la nuova serie tv di Brian Elsley, creatore di Skins
L’adolescenza è quel tempo della vita in cui si è alla ricerca di uno spazio. Spazio figurato a livello di relazioni e rapporti interpersonali, ma anche spazio fisico. Negli anni, in Inghilterra hanno dimostrato di avere un passo più veloce ed efficace degli americani nel raccontare questa ricerca di un luogo proprio, sia da un punto di vista più aderente alla realtà (Skins su tutte, come sempre), sia sfruttando generi meno canonici (Misfits, of course). A distanza di anni da quelli che restano al momento riferimenti non superati, arriva Kiss Me First.
Kiss Me First è una serie tv di Channel 4, andata in onda in Inghilterra ad aprile e disponibile dal 29 giugno su Netflix. La prima informazione importante è che l’ha creata e scritta Brian Elsley, che undici anni fa firmò proprio Skins con il figlio Jamie Brittain. Kiss Me First racconta la storia di Leila (Tallulah Haddon), ragazzina che si ritrova completamente sola dopo la morte della mamma. In realtà questa è solo una parte della vita di Leila, perché quella a cui tiene di più è online, in una piattaforma chiamata Azana dove ha costruito un personaggio chiamato Shadowfax. Come Shadowfax, Leila gioca, interagisce e – detta in soldoni – scappa dalla periferia e dalla sua situazione diversamente felice. All’interno di Azana entra in contatto con una giocatrice di colore (Simona Brown), che la presenta a un gruppo sommerso formato da altri loser ed emarginati, che hanno creato un mondo nascosto dentro il sistema di Azana. Per Leila è la svolta: uscire dalla solitudine trovando persone che parlano la sua stessa lingua e hanno gli stessi riferimenti.
Kiss Me First è una serie ibrida, tra realismo e mondi ricreati in grafica, con scene digitali che occupano buona parte delle puntate. Si parlava all’inizio della necessità degli adolescenti di crearsi un proprio mondo ed Elsley risponde a questa esigenza nel modo più letterale possibile. Tutta la faccenda di Azana può essere letta in modo allegorico, così come la presenza di una linea di mistero che tocca il nuovo gruppo di amici in cui Leila prova a inserirsi. A spiazzare, rispetto ad altre storie che mettono in contrapposizione realtà e mondo digitale, è il fatto che già nel primo episodio avviene l’incontro tra personaggi che si sono conosciuti online.
È una scelta particolare, ma vincente, perché da subito sposta l’attenzione sui rapporti tra i personaggi, creando una sorta di continuum senza fratture tra vita reale e online. Tallulah Haddon è bravissima nell’interpretazione di Leila, figura che rischia di essere stereotipata, ma che invece prende forma e corpo minuto dopo minuto. Il cast sembra tutto al posto giusto, starà alla scrittura trovare l’equilibrio ideale per raccontare una nuova storia adolescenziale in cui il mondo adulto è del tutto inesistente.
Perché guardare Kiss Me First: per la scelta di alternare girato e digitale e per la bravura di Tallulah Haddon.
Perché mollare Kiss Me First: perché per alcuni l’allegoria di Azana potrebbe essere troppo smaccata.