Serial Moments 329 – Dal 29 aprile al 5 maggio 2018 di Diego Castelli
Commossi addii, bruschi ritorni e flashback rivelatori
ATTENZIONE! SPOILER A PROFUSIONE DI ASH VS EVIL DEAD, FEAR THE WALKING DEAD, THE HANDMAID’S TALE, HOMELAND, WESTWORLD (E IN FONDO ATLANTA, LEGION, BROOKLYN NINE-NINE, KILLING EVE, TRUST, ROSEANNE, COLONY)
5.Ash vs Evil Dead 3×10 – E finisce così
Series finale improvviso per Ash vs Evil Dead, cancellata pochi giorni fa. Rimaniamo con l’amaro in bocca di un finale che è a tutti gli effetti un cliffhanger, ma che in realtà poteva pure andare molto peggio: la storia della stagione è effettivamente finita, e quello che vediamo è un salto nel futuro in cui Ash si ritrova al volante di una macchina supercorazzata con una bella figliola accanto. Certo, rimane il rimpianto di non vedere come sarebbe proseguita questa storia, ma considerando che era appena all’inizio possiamo anche convivere con una sua interruzione. E poi comunque sappiamo come sarebbe andata avanti: Ash avrebbe spaccato culi ai demoni. Diciamo che ci piace ricordarlo così, a guidare verso il tramonto in attesa di triturare mostri.
4.Fear The Walking Dead 4×03 – Pareva quello che non doveva morire mai…
…e invece Nick è morto. Protagonista dal day one della serie, Nick è il primo series regular a morire in Fear, e il motivo, molto banale, è che il suo interprete Frank Dillane voleva uscire dallo show per seguire altri progetti. Gli autori organizzano allora un’uscita di scena di buon impatto, in cui la storia di Nick pareva pronta per un nuovo inizio (soprattutto per un’amicizia difficile ma possibile con Morgan, apparentemente pronto a fargli addirittura da mentore), e trova invece la fine per mano di Charlie, la ragazzina che Nick stava cercando di aiutare, ma che era un’infiltrata dei Vultures e lo è rimasta fino alla fine. Certo, al di là della forza di questa puntata, l’uscita di scena di Nick può essere una brutta botta per la serie, in cui il ragazzo era certamente uno dei personaggi più amati.
3.The Handmaid’s Tale 2×03 – Vedi a far le cose di testa tua?
Il dubbio c’era. A fronte del rinnovo della serie per la terza stagione, diventava sempre più improbabile (impossibile?) che June riuscisse davvero a fuggire, senza tornare nelle grinfie dei suoi aguzzini. E così puntualmente è stato, in una puntata magari meno ricercata di altre, ma in cui si è comunque lavorato su un tema chiarissimo dello show: June non ha potere su di sé e sul suo destino. E la cosa bella è che forse non ce l’ha mai avuto. I flashback di questa puntata servono sì a ricostruire un rapporto stretto e profondo con la madre, ma ci mostrano anche come quella stessa madre cercasse di indirizzare la vita della figlia parlando di doveri e momenti storici, senza curarsi dei reali desideri della ragazza. Passano poi gli anni, ma June è sempre nella stessa condizione: c’è qualcuno che pretende di decidere per lei, che sia per usarla come incubatrice o per proteggerla dai pericoli. Nel momento in cui June decide di muoversi per conto suo, di riprendere in mano la sua vita e trovare da sola il modo per fuggire, lasciando indietro la figlia ma proteggendo la nuova creatura che porta in grembo, invariabilmente finisce col sabotarsi da sola, cadendo in un’imboscata e venendo di nuovo catturata. La storia dunque, più che limitarsi a raccontare una specifica dittatura, allarga il respiro a un’intera vita priva di vera libertà. Comunque la si guardi, non è un paese per donne.
2.Homeland 7×12 – L’ultimo season finale
Dopo l’annuncio che l’ottava stagione di Homeland sarà anche l’ultima, di fatto questo è l’ultimo season finale, l’ultimo episodio a cui farà seguito una nuova stagione. E ovviamente non poteva finire che così, con scene di suspense magistrale in cui Carrie, nel tentativo riuscito di far fuggire Simone verso gli Stati Uniti, finisce col sacrificarsi e rimanere prigioniera per mesi. Al netto dei mille nodi militari e politici risolti, la vera emozione in Homeland si trova sempre lì, negli occhi stralunati di una protagonista che non vede uno straccio di medicina da sette mesi, e che alla fine nemmeno riconoscere il vecchio amico Saul, venuto a riprenderla.
(Poi mi rendo anche conto che questa immagine di per sé faccia un po’ ridere, ma che diamine, portate rispetto!)
1.Westworld 2×02 – L’imbarazzo della scelta
Dopo una premiere gustosa ma tutto sommato “normale”, il secondo episodio stagionale di Westworld alza il tiro con un sacco di carne al fuoco. Bellissimo il flashback con Bernard che lavora sulla coscienza di Dolores, gioendo del suo stupore ma rammaricandosi della ricorsività delle sue frasi. E bellissimo l’altro flashback con la primissima introduzione di Westworld a uno stupefatto Logan, improvvisamente gettato in una stanza piena di androidi che non sa riconoscere in quanto tali. E poi William che convince il suocero delle potenzialità del parco, un luogo dove le persone rivelano la loro vera natura. E poi arriva Giancarlo Esposito, che ci fa sempre piacere. E poi scopriamo che Dolores sa cosa c’è a Ovest, perché William gliel’ha mostrato, e ora forse i robot hanno un’arma da usare contro gli umani. Cioè se ci stuzzicavano un altro po’ cominciavamo a urlare. Subito un altro episodio, grazie!
Fuori concorso perché come fai a non citarla
Atlanta 2×10 – Storie di ragazzi
Ormai è chiaro che a Donald Glover non frega niente: scrive le puntate che vuole, come vuole, col tono che vuole, sbattendosene di tutto il resto. E la cosa bella è che le imbrocca praticamente sempre. Come questo episodio costituito interamente da un flashback con le versioni giovani di Earn e Alfred, in cui assistiamo alla storia apparentemente semplice di un ragazzo che si compra una maglietta nuova, e rischia il bullismo quando si scopre che quella maglietta è tarocca. Glover (regista dell’episodio) racconta la quotidianità un po’ sfigata del se stesso giovane con la semplicità del tipico racconto di adolescenti, che mostra quanto importanti possano diventare certe sciocchezze quando si è ragazzi. Sembrerebbe andare via tutto liscio, niente più che un semplice ricordo d’infanzia, se non fosse che un compagno di Earn, che indossava la sua stessa maglietta e si è preso gli sfottò che sarebbero dovuti finire al protagonista, si suicida sul finire dell’episodio, caricando di un’importanza inaspettata il piccolo imbroglio con cui Alfred aveva salvato il cugino, facendo cadere la colpa del taroccamento sull’altro poveraccio. Attenzione però, perché il vero colpo di genio non sta nel twist in sé, ma nella reazione ad esso: la morte del compagno “per colpa sua” non cambia granché la quotidianità di Earn, e nemmeno quella degli altri suoi compagni di classe, uno dei qualli addirittura ridacchia alla notizia del suicidio. Se la storia della maglietta era un simbolo delle piccole cose diventate grandi, la reazione pacata e quasi stordita al suicidio è il perfetto opposto, cioè l’incapacità dei ragazzini di gestire emotivamente un’enormità come la morte autoinflitta, che diventa un fatto da registrare senza poterci dedicare chissà quale sgomento, specie quando quella morte nasconde un piccolo successo personale. Nel racconto di Atlanta, delle sue contraddizioni, e della sua insistita “normalità”, anche questo episodio finisce dunque con l’incastrarsi perfettamente in un mega-affresco in via di costruzione da due anni a questa parte.
Fuori concorso per trasferimento bio-mentale
Legion 2×05 – Per farci scoppiare il cervello
Bel puntatone denso di Legion, che lascia prima di tutto spazio alla performance di Aubrey Plaza, una Lenny che ha ritrovato un corpo ma non certo un equilibrio mentale. E non gliene possiamo nemmeno fare troppo una colpa, considerando che il corpo che Farouk le ha affidato è quello della sorella di David, e che la “liberazione” di Lenny non è altro che un modo contorto che Farouk usa per stuzzicare il suo acerrimo nemico. In mezzo a tutto questo, citazioni realmente marveliane sull’homo superior e riflessioni da starci svegli la notte, tipo: “il presente a conti fatti non esiste, esistono solo passato e futuro, ma se il presente non esiste allora cosa divide passato e futuro?”
Fuori concorso per nostalgia
Brooklyn Nine-Nine – C’ho la commozione
Solo per dire che nella puntata settimanale di Brooklyn Nine-Nine c’era Reginald VelJohnson, che per Jake rappresenta soprattutto il mitico agente Powell di Die Hard, ma che per i serialminder è anche l’altrettanto mitico Carl Winslow di Otto sotto un Tetto. Che nostalgia, che commozione.
Fuori concorso per momento topico
Killing Eve 1×04 – Inseguimento in brughiera
Non finisce in classifica perché questa settimana c’erano un sacco di pezzi da novanta da combattere, ma bisogna comunque citare il buffissimo (e straniante) episodio di Killing Eve in cui Villanelle prima ammazza i due killer con cui era stata accoppiata, e poi si prodiga in un inseguimento di campagna che la fa sembrare un terminator implacabile a cui il povero Frank non può opporre resistenza. Eve arriva in soccorso, e l’episodio si chiude con il primo, vero sguardo di sfida fra le due protagoniste (e con uno sparo di cui non conosciamo le conseguenze). Bella serie, sempre divertente e originale.
Fuori concorso per stile
Trust 1×06 – Trattativa
Alla fine, dopo aver creduto per un po’ alla morte del nipote, il buon vecchio Getty decide di scendere in campo in prima persona, e si ritrova a contrattare con i rapitori del ragazzo come se stesse comprando un camion di tonno. Il dialogo tutto in italiano, in cui Donald Sutherland trasuda una strana mistura di carisma e pidocchieria, è una scena da segnarsi con l’evidenziatore.
Fuori concorso per dettaglio figo
Roseanne 10×06 – Irrompe la realtà
Serial moment piccolissimo, ma che ci tenevo a sottolineare: a un certo punto il nipote di Dan viene da lui “ingaggiato” per realizzare una casetta per uccelli per conto di un cliente del nonno. Mark realizza una casetta particolarmente glamour, tutta strana e colorata, e il nonno gliela boccia, perché non è quello che il cliente ha chiesto. Mark e la madre protestano, perché Dan sta tarpando la creatività di Mark, ma Dan non arretra di un millimetro, finché il nipote non gli porta la casetta come deve essere fatta. In mezzo, un discorso tutt’altro che banale sull’importanza del lavoro, delle responsabilità, della capacità di capire dove e come esercitare la propria creatività. “Elon Musk fa le sue regole, ma le 600 persone che lavorano per lui devono seguirle, altrimenti lui troverà un modo molto creativo per licenziarle”. In un mondo cine-seriale in cui si fa a gara per far trionfare la libertà espressiva di grandi e piccini, trovo fantastico che ci sia anche chi, in un contesto da sitcom, sia capace di riportare un po’ di piedi per terra. Ma d’altronde questa è la cifra di Roseanne fin dagli esordi.
Ah, e già che ci siamo c’era pure Christopher Lloyd, indimenticabile Doc di Ritorno al Futuro.
Fuori concorso per gradito ritorno
Colony 3×01 – Gita nei boschi
Ritorno piuttosto solido per la serie fantascientifica con Josh Holloway, che dopo la fuga sul finale dell’anno scorso ci presenta la famiglia Bowman ancora latitante nei boschi, in cerca di una qualche forma di normalità. Con loro anche Snyder, che sembrava quasi pronto ad abbracciare la causa dei buoni (o per lo meno a mollare quella dei cattivi) se non fosse che è un mentitore spudorato e in realtà continua a lavorare per i collaborazionisti. Un episodio non epocale (in generale è Colony a non essere epocale) ma sempre di buon intrattenimento e discreta suspense, specie quando Will dimostra una volta di più che le macchine aliene non lo vogliono ammazzare, e ancora non si sa bene perché (suppongo che il motivo stia nel fatto che gli alieni sono fan di Lost, anzi probabilmente l’avevano scritta loro).