The Last O.G. – Abbracciamo tutti Tracy Morgan di Marco Villa
In The Last O.G., Tracy Morgan è un ex galeotto che esce di carcere dopo 15 anni di prigione e trova tutto cambiato
Provate a pensare a quindici anni fa: a cosa facevate allora, a cosa fate adesso. Quali fossero le vostre abitudini, le vostre azioni quotidiane e quali sono adesso. Piccole cose, ma è un abisso ed è così sotto ogni punto di vista. Ora, noi questo cambiamento l’abbiamo vissuto in modo graduale, giorno dopo giorno, ma provate a pensare lo shock che vivrebbe una persona che per 15 anni ha staccato con il resto del mondo e si ritrova catapultata in una realtà impossibile da comprendere e difficile da metabolizzare. È quello che succede a Tray, protagonista di The Last O.G.
The Last O.G. è una nuova serie tv comedy-ma-non-troppo in onda su TBS dal 31 marzo, creata dal fresco premio Oscar Jordan Peele con John Carcieri. Il Tray citato in apertura altro non è che la nuova declinazione di Tracy Morgan, che in questo caso interpreta uno spacciatore che esce di galera dopo 15 anni passati dentro per spaccio.
Da Brooklyn a Brooklyn, ma tutto è cambiato: da quartiere quasi ghetto a zona super hipster, dove il vecchio deli è stato soppiantato da una caffetteria raffinatissima e i neri appoggiati ai muretti non sono più spacciatori, ma fashion victim che aspettano di andare al brunch. Tray cerca di trovare connessioni con quello che aveva lasciato, ma le possibilità sono davvero poche, c’è giusto il ragazzino che ai tempi lo vedeva come un eroe: ora è diventato un uomo, ma non si ancora scrollato di dosso le velleità da piccolo gangster di quartiere. L’obiettivo numero uno di Tray però è riconquistare Shay, la donna con cui stava al tempo e che oggi è una manager in carriera, con due figli gemelli che hanno guarda caso 15 anni e sono neri, nonostante suo marito sia bianco.
Il primo episodio di The Last O.G. è chiarissimo su come andrà la serie: da una parte il tentativo di Tray di rientrare nella società, tentativo segnato dal rapporto con l’uomo che si occupa del centro di reinserimento per ex detenuti, tizio sarcastico che soffre per la capacità di Tray di fare battute molto più divertenti delle sue. Dall’altra parte, il tentativo di recuperare il rapporto con Shay, soprattutto dopo la consepevolezza di essere diventato padre.
Sulle parole “I am a father” si chiude il primo episodio di The Last O.G., ma verrebbe da dire che sarebbe stata auspicabile una minore attenzione a questo lato della serie: finché Tray viene messo a confronto con un mondo che non conosce, infatti, The Last O.G. funziona. Tracy Morgan come sempre si mangia il suo stesso personaggio, ma le scene sono scritte bene e lo scontro con la gentrification, per quanto non certo originalissimo, è comunque divertente. La mancanza di originalità diventa invece il tratto principale quando ci si sposta sulla famiglia, momenti in cui si registra un progressivo calo di interesse per la serie.
Come detto, Tracy Morgan fa Tracy Morgan, ovvero un personaggio allo stesso tempo sopra le righe e fuori dalla pagina: un personaggio che sa far ridere in modo surreale, ma si porta dietro sempre un velo di amarezza. Era così già nella follia meravigliosa di 30 Rock, dove interpretava un riccone, a maggior ragione l’amarezza emerge con forza in The Last O.G., che non è una serie fulminante, ma che può diventare qualcosa a cui affezionarsi.
Perché guardare The Last O.G.: perché se si è fan di Tracy Morgan, si è fan di Tracy Morgan sempre
Perché mollare The Last O.G.: perché in fondo è tutto già visto e stravisto