30 Gennaio 2018 7 commenti

The Resident: il medical con un cattivo vero, di quelli da odiare di Diego Castelli

In un solco comunque molto classico, The Resident prova a prendersi qualche margine di originalità

Copertina, Pilot

 

The Resident (1)

Cominciamo col dire che se in una serie c’è Emily VanCamp, la si guarda almeno un po’.
Così, senza neanche aver ancora citato il titolo. Questi sono gli effetti di Everwood guardata nell’età dello sviluppo.

Stiamo comunque parlando di The Resident, nuovo medical di FOX creato da Amy Holden Jones, sceneggiatrice soprattutto cinematografica che in vita sua ha fatto cose diversissime tipo la saga di Beethoven e Proposta Indecente (così, random).
Pur in un cast abbastanza corale come spesso capita con i medical, quattro sono le figure di spicco della serie: Devon Pravesh (Manish Dayal), giovane dottore alle prime armi con tanta preparazione teorica e poca pratica; Conrad Hawkins (Matt Czuchry), lo specializzando idealista, ardimentoso e anticonformista, che prende Devon sotto la sua ala di fatto bullizzandolo ma tirando fuori il medico che c’è in lui; Nicolette Nevin (Emily VanCamp) infermiera buona e saggia, che stava con Conrad e ora non ci sta più ma non si sono nemmeno così tanto lasciati; il dottor Randolph Bell (Bruce Greenwood), capoccione dell’ospedale con ego smisurato, pochi scrupoli e un principio di tremori che nasconde a tutti pur di non veder finire la sua carriera.

The Resident (4)

Ora, è chiaro che The Resident si porta dietro tutta una serie di situazioni e temi che sono tipici del medical, andando dalle malattie strane alle scelte eticamente complicate, passando per le rogne della burocrazia e i primi sbagli della carriera. E ovviamente anche certi ruoli dei singoli personaggi sono per lo più classicissimi (il ragazzino imberbe ma talentuoso, il medico genio ma indisciplinato ecc ecc).
In questo senso, il pilot diretto da Phillip Noyce è costruito con buon mestiere, con un ritmo sempre sostenuto e una certa abilità di spingere sul pedale del dramma e dell’urgenza. Però insomma, solite cose.

Dove invece The Resident prova a trovare una strada sua, è nella creazione di una lotta esplicita e violenta fra Conrad e il dottor Bell. Nella maggior parte dei medical, che pure si popolano di personaggi teoricamente “buoni” e “cattivi”, il vero avversario è sempre la malattia, l’emergenza medica, il sangue e i tumori. Se pensate ai Grey’s Anatomy, agli ER, agli House, potete certamente farvi venire in mente personaggi antipatici che mettono i bastoni fra le ruote agli eroi della corsia, ma ciò non toglie che i veri problemi arrivino quasi sempre dai corpi dei malati, che siano trattati come emergenze da pronto soccorso o, come in House, in quanto puzzle investigativi da risolvere.

The Resident (6)
In The Resident, invece, con un meccanismo quasi da soap opera, il cattivo c’è ed è proprio stronzo: il dottor Bell concepisce la medicina prima di tutto come uno strumento per ottenere denaro e gloria personale, e la reale salute dei pazienti è l’ultimo dei suoi problemi. E qui si scontra con Conrad, l’idealista vero che ha un sistema di valori sostanzialmente opposto. La lotta fra i due è immediata ed esplicita, ed è fatta di continue vendette e frustrazioni, tanto che inevitabilmente i casi medici, che pure occupano come prevedibile la maggior parte degli episodi, non sono in alcun modo la componente più importante della narrazione.
Insomma, per farla breve viene subito voglia di vedere il momento in cui Conrad riuscirà a incastrare Bell per le sue malefatte (tipo costringere una specializzanda nigeriana a fare segretamente un’operazione al posto suo senza dire niente a nessuno, sotto minaccia di espulsione dal paese!), anche se sappiamo benissimo che quel momento verrà il più possibile allontanato nel futuro, altrimenti il nocciolo della serie verrebbe a mancare troppo presto.

The Resident (5)

C’è un’ulteriore sfumatura, in verità: descritta così la situazione, Conrad sembra il buono-e-basta che si confronta con un cattivo-e-basta. In realtà, Conrad condivide con Bell una certa ambizione, che parte da premesse completamente diverse, ma porta a esplorare da due punti di vista differenti lo stesso complesso di onnipotenza: già sul finire del pilot Conrad dimostra una certa propensione a credere di essere Dio in terra, il che ovviamente complica la divisione dei ruoli e l’assegnazione delle nostre belle medagliette spettatoriali.
A parte Emily VanCamp ovviamente, che è bella e buona e può fare quel che vuole.

Gli ascolti di The Resident sono stati dignitosi, anche se The Good Doctor tiene saldamente lo scettro di medical più di successo della nuova stagione. Però insomma, c’è margine per un rinnovo e per una serie che possa fare un suo onesto percorso, magari senza stupire troppo, ma soddisfacendo gli appassionati del genere. Per me che i medical sono meglio dei polizieschi (giusto per dirne una), The Resident si merita qualche altra visione.

Perché seguire The Resident: gli amanti del medical troveranno le cose che gli piacciono, più qualche elemento diverso dal solito che semplifica e intrattiene.
Perché mollare The Resident: se il genere non vi interessa, The Resident non punta a farvi cambiare idea, anzi potrebbe avere personaggi più irritanti del solito (perché assai più caricati).

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