Tre pilot in 42 secondi: Ghosted, Superstition, Damnation di Diego Castelli
Niente insulti, ma non ci strappiamo i capelli
Torna la nostra consueta rubrica di recensioni spicce, dedicata a serie dignitose ma non eccezionali, oppure mediocri ma non orrende, insomma quella via di mezzo per la quale il gusto personale può variare anche molto, ma che lascia almeno una parziale certezza: non siamo di fronte alla storia della tv, nemmeno in termini di ambizione.
Poi ognuno decida per sé.
Ghosted
In onda su FOX in America (e arriverà su FOX Comedy fra pochi giorni in Italia), Ghosted è una specie di parodia di X-Files, con protagonisti due personaggi (un ex poliziotto ora guardia nei supermercati e un ex scienziato caduto in disgrazia) che vengono assoldati da una miseriosa agenzia del governo per indagare su fatti paranormali e mezzi fantasy.
Per quanto ci riguarda, il maggior pregio della serie è l’ingaggio di Adam Scott, che adoriamo dai tempi di Parks and Recreation, ma più in generale è proprio la chimica fra i due protagonisti (l’altro è Craig Robinson) l’elemento più efficace di tutto la faccenda. Rimane però un problema di complessiva perdibilità: Ghosted sa anche essere divertente, e potete immaginare facilmente la quantità di gag a sfondo horror-sopprannaturale che possono averci messo dentro, ma nei primi sei episodi non ha mostrato quella forza dirompente tale da farcela inserire nei must see della settimana. Sta lì, magari te la vedi, ma se salti un episodio non perdi il sonno.
Superstition
Qui siamo già un gradino sotto, non fosse altro perché il tempo da spenderci è doppio rispetto a Ghosted. In onda su SyFy, prodotta e interpretata da Mario Van Peebles (attore e regista che in vita sua a partecipato a molti B-Movie, alcuni gustosi, altri proprio no), Superstition racconta della famiglia Hastings, gestori di un’impresa di pompe funebri nella cittadina di La Rochelle. Niente drama alla Six Feet Under, però: gli Hastings devono sì sotterrare la gente, ma anche combattere contro ogni sorta di creatura demoniaca che infesta la città e miete vittime in ogni modo immaginabile.
Un po’ a metà strada fra The Vampire Diaries e Buffy, Superstition punta al pubblico degli appassionati di fantasy, mystery e stregoneria, e cerca di appassionare lo spettatore con pentacoli e formule magiche. È tutto estremamente già visto, e difficilmente Superstition può trovare proseliti al di fuori di quella cerchia di entusiasti del genere che non perdono neanche un briciolo di magia televisiva. Per tutti gli altri, è un serie con qualche buona scena, ma niente di più. Specifico peraltro ho visto solo il pilot, senza avvicinarmi ai tre episodi usciti da allora. Il che significa che magari è migliorata, ma allo stesso tempo, se non ho avuto alcuna intenzione di guardare il secondo episodio, qualcosa vorrà dire…
Damnation
Qui mi prendo qualche rischio in più, e mi spiego subito. Damnation è co-prodotta da Netflix (che la distribuisce fuori dagli Stati Uniti) e in America è in onda su USA Network, gente di cui di solito ci si fida.
Non solo: l’ambientazione un po’ western degli anni Trenta, in cui un finto predicatore cerca di appiccare il fuoco di una rivoluzione contro i ricchi e i potenti, è stuzzicante.
Non solo, i protagonisti (nemici e non solo) sono Killian Scott e Logan Marshall-Green, due attori di talento, e il creatore è Tony Tost, che si è fatto le ossa sulla discreta Longmire.
E allora dove sta il problema? Sta in un pilot stranamente “generico”, che a fronte di diversi elementi di valore è sembrato in difficoltà nell’andare dritto al punto della questione. Ha costruito un buon setting, faticando però ad accendere una reale passione per la vicenda. A questo dovete poi aggiungere che, in termini di ascolti, Damnation è andata parecchio male, il che la rende un’inevitabile candidata alla cancellazione dopo la prima stagione (anche se, con la partnership di Netflix, chissà).
Fra le tre serie di oggi è quella che mi lascia più speranza sulla sua capacità di alzarsi verso una maggiore qualità, ma al momento sono moderatamente pessimista. Al contrario di Superstition, altri 2-3 episodi glieli do proprio per simpatia, nel caso ci risentiamo.