Marvel’s Inhumans: cosa diavolo è sta roba? di Diego Castelli
La peggiore serie tv ispirata ai personaggi Marvel
Come, signore Iddio, come?
Come è stato possibile che ABC, la rete che nel corso della sua storia ha trasmesso serie tv come Lost, Alias, Desperate Housewives, Criminal Minds e Castle, non si sia accorta in fase di sceneggiatura, e poi di riprese, e poi di montaggio e finalizzazione, che un prodotto potenzialmente importante e atteso come Marvel’s Inhumans stava venendo una colossale puttanata? A maggior ragione considerando che son sempre loro a trasmettere Agents of SHIELD, altra serie Marvel partita col piede sbagliato ma poi risollevatasi alla grande? Cioè, non hanno imparato niente?
Come forse si sarà intuito, l’attesissima nuova serie targata Marvel non è esattamente un capolavoro. Creata da Scott Buck e incentrata sulla razza sul popolo inumano che vive sulla Luna sotto la sovranità di Black Bolt (in italiano Freccia Nera), Inhumans è una specie di serie parallela a Agents of SHIELD: se là gli inumani sono persone con DNA modificato che vengono attivate (e quindi dotate di poteri) dal processo misterioso della terrigenesi, qui il fuoco è sui discendenti diretti degli inumani che una volta popolavano il nostro pianeta, e che a un certo punto hanno deciso di andare a vivere in una nazione invisibile situata sulla Luna.
Per sua stessa natura, Inhumans si prestava a un racconto meno action-militaresco e più politico-familiare. Gli autori e il marketing di ABC avevano molto insistito sul fatto che la storia si sarebbe concentrata sulle dinamiche interne della famiglia di Black Bolt, dove ad esempio c’è un fratello senza poteri, interpretato da Iwan “Ramsay Bolton” Rheon, che vuole mettere in atto un colpo di stato per prendere il potere e condurre gli inumani senza poteri come lui sulla Terra, dove troverebbero maggiori occasioni per condurre una vita dignitosa, fuori dalle rigide caste di Attilan (la nazione inumana).
Questo il setting, che di per sé non crea grosso problema, né in termini di aderenza ai fumetti (ma sapete che l’aderenza al materiale originale per noi ha sempre un valore relativo, una serie tv deve funzionare da sola, sennò non vale), né dal punto di vista della generale plausibilità. Famiglia con poteri, fratelli ribelli, sovranità minacciata, violenza. Ok.
Ora però ripercorriamo per sommi capi alcune evidenze del primo episodio. Se non l’avete ancora visto, qui cominciano gli spoiler.
-Nella primissima scena c’è una ragazza con delle lenti a contatto da rettile, che mentre fugge da soldati cattivi incontra un tizio verde che le dice “sei inumana, vieni che ti porto in un posto pieno di gente come te”. Classica mossa per circuire minorenni indifese.
-Su Attilan un rover lunare terrestre rischia di scoprire la città nascosta degli inumani. Black Bolt e gli altri fanno una specie di consiglio dove dibattono la cosa. Il re non parla mai perché il suo potere è quello di avere una voce che disintegra cose e persone. Per questo parla usando gesti che la moglie Medusa interpreta per gli altri. Su Attilan, a quanto pare, non esiste una scuola per il linguaggio dei sordomuti.
-Quasi tutte le scene ambientate ad Attilan sembrano girate in un magazzino dismesso: pareti spoglie, CGI di bassa lega, cosplayer un po’ pacchiani che vagano per i corridoi in attesa -forse- di un contest a una fiera di paese.
-Fra i collaboratori di Black Bolt c’è un tizio argutissimo che, per mostrare la sua incredibile sagacia allo spettatore, tratta male una povera cameriera.
-Quando Black Bolt e compagni vengono a sapere della morte di Triton (il tizio verde della prima scena) vedono la sua dipartita proiettata dagli occhi orrendi di una specie di disgustoso uomo-falena, uno che sicuramente, dopo la sua terrigenesi, è stato contentissimo dei cambiamenti.
-Quando Maximus riesce a mettere in atto il suo colpo di stato, gli uomini fedeli a Black Bolt fuggono e si nascondono. Fra questi il prode Gorgon, inumano assai forzuti con zoccoli al posto dei piedi, che si ritrova su una spiaggia hawaiana dove un gruppo di surfisti non si fa quasi alcuna domanda sul suo avere gli zoccoli, ma prendono subito l’occasione per snocciolare pillole di saggezza e prepararsi a battaglie campali che combatteranno, suppongo, usando le tavole da surf come armi contundenti.
Si potrebbe andare avanti su questo tono ancora per un bel po’.
Quello che mi interessa sottolineare è che Inhumans, dal punto di vista strettamente narrativo, avrebbe anche delle potenzialità. Non fosse altro perché il drama all’interno della famiglia reale ha il suo bel senso, e anche perché c’è una complicazione abbastanza interessante, cioè il fatto che la serie è costruita per farci amare Black Bolt e compagni, ma allo stesso tempo punta a mostrarci una certa ragionevolezza nelle motivazioni di Maximus. Insomma, di carne al fuoco ce ne sarebbe pure, e l’esistenza di una lunga tradizione fumettistica dovrebbe già di per sé garantire la fecondità di personaggi e situazioni.
Il problema è che queste potenzialità vengono sprecate praticamente ad ogni scena. Visivamente siamo alla povertà assoluta, se escludiamo qualche scorcio di Attilan. Il cast ce la mette pure tutta, ma vengono commessi errori abbastanza pacchiani: per esempio, scegliere il faccione carismatico di Hanson Mount (ex Hell on Wheels) per Black Bolt ci sta; il problema è che nei fumetti il suo mutismo aumenta il suo carisma, mentre qui, in un mezzo che non funziona con inquadrature fisse e disegnate, ma con movimenti e suoni, sembra più che altro un povero barbone con problemi cognitivi.
L’inaccettabile banalità con cui vengono spiattellati concetti e informazioni fa poi il paio con scene come quella dei surfisti, dove il fine delle frasi ad effetto non può giustificare il mezzo di sequenze campate completamente per aria, così inverosimili da far scattare la risata involontaria.
A stupire non è tanto la pochezza della serie, quanto il rapporto fra questa pochezza e le evidenti promesse di grandezza.
Qui e là ho letto commenti e definizioni tipo “la brutta copia di Agents of SHIELD”, il che è in parte vero, ma non rende bene l’idea: AoS partì con un buon pilot, poi una decina di episodi mosci, e poi una risalita. Ma nemmeno nel suo momento più basso si avvertì il senso di ridicolo provato invece con Inhumans. Al massimo erano episodi banali, ma mai indegni. Il doppio pilot di Inhumans invece è indegno.
A parte forse Lockjaw, l’enorme cagnolone teletrasportante. Lui è carino.
Giusto un cane.
In un’ora a mezza.
Perché seguire Inhumans: i prossimi episodi potrebbero regalare diverse ore di esilarante comicità involontaria.
Perché mollare Inhumans: Tragicamente inferiore alle aspettative. Ma non solo alle aspettative, inferiore in generale.