The Sinner: quei buoni thriller che ti prendono e ti tengono lì di Diego Castelli
La prima serie tv di Jessica Biel dopo Settimo Cielo
Con colpevole ritardo – causa vacanze, draghi e dimensioni parallele – arriviamo a parlare di The Sinner, il thriller con Jessica Biel e Bill Pullman, in onda su USA Network, che ribalta il concetto tradizionale del giallo e dell’investigazione.
Eh già perché la protagonista di The Sinner è effettivamente colpevole del delitto di cui è accusata, l’uccisione apparentemente immotivata di un ragazzo su una spiaggia.
Ma in quel “apparentemente” sta tutto il succo della faccenda: al contrario dei classici whodunit, i gialli in cui ciò che conta è scoprire chi è l’assassino, The Sinner (tratta dal romanzo omonimo di Petra Hammesfahr) ci propone un’assassina conclamata che però non conosce il motivo del suo gesto, che affonda le sue radici in un passato oscuro e misterioso che diventa, questo sì, oggetto dell’indagine dei personaggi e dello spettatore.
È già abbastanza per arrivare sui giornali. Un thriller atipico, messo in onda nello spompo periodo estivo, con una protagonista molto conosciuta e apprezzata. Jessica Biel non si vedeva in tv dai tempi del suo semi-debutto in Settimo Cielo, e da allora ha avuto una carriera cinematografica tutto sommato dignitosa (ma forse inferiore alle sue reali capacità) e anche una vita mondana piuttosto ricca, visto che è diventata l’amatissima moglie di Justin Timberlake.
Per la Biel The Sinner rappresenta un ottimo ritorno. La serie è costruita su di lei, e per quanto abbia accanto un signor attore come Bill Pullman, è chiaramente sulla figura di Cora che si concentra quasi tutta la narrazione e quasi tutto il peso di una recitazione che deve essere necessariamente ambigua, ora trattenuta e stupita, ora rabbiosa e vendicativa, con un sottostrato di dubbio e inquietudine che la Biel padroneggia con buona disinvoltura.
A guardare la serie sulla superficie, come un accattivante thriller estivo, l’efficace performance della protagonista fa il paio con una sceneggiatura ambiziosa ma mai troppo complicata, fatta di indagini sul passato di Cora, rivelazioni su certe perversioni del povero detective Ambrose (investigatore “danneggiato”, questo sì è un evergreen), flashback multipli che ci raccontano, centellinando a dovere le informazioni, un passato traumatico che (forse) può rappresentare una decisiva circostanza attenuante.
L’unico reale difetto che si potrebbe trovare, in questa visione rilassata che cerca suspense e bravi attori, è il fatto che la dimensione tragica del passato di Cora non è più in discussione dopo mezz’ora, e quindi l’unica cosa a tenere in piedi tutto è una certa curiosità morbosa con cui lo spettatore attende di conoscere i dettagli di quei famosi traumi. Potrebbe essere un po’ poco, sul medio-lungo periodo, e soprattutto è facilissimo arrivare a una conclusione deludente (conclusione che, fra parentesi, dovrebbe essere definitiva).
C’è però anche qualcosa in più. La serie sta ricevendo complessivamente buone recensioni e fa registrare ascolti in crescita, segno di una sua capacità di farsi notare anche a distanza di qualche settimana dal lancio, grazie al passaparola e alle buone voci che circolano sul web.
Un attecchimento lento ma costante che probabilmente si aggancia non solo alla superficie tecnica della serie, ma anche al suo cuore tematico: oltre il velo del semplice thriller, The Sinner ragiona sapientemente (e furbescamente) sulla condizione femminile, mettendo in scena l’esperienza di una donna che per anni è stata fatta oggetto degli scopi di qualcun altro. Non solo oggetto di piacere sessual-violento di chi ha abusato di lei (tutte le scene con il tizio incappucciato fanno venire i brividi), ma anche oggetto della religiosità malata della madre, oggetto delle mire della sorella, la cui fragilità fisica è lo specchio di uno spiccato egoismo, oggetto del procuratore che vorrebbe trasformarla in un’altra vincita personale, oggetto perfino della voglia di rivalsa di Ambrose, che si presenta certamente come un aiutante/salvatore, ma che nel lavoro su Cora cerca anche di trovare riscatto e stabilità mentale.
Per quello che abbiamo visto finora, senza fare troppi altri spoiler, Cora non è ancora riuscita ad avere una vita sua. È sempre stata uno strumento nelle mani di qualcun altro, imprigionata in gabbie fisiche, familiari, sociali, legali, mentali, che l’hanno logorata al punto da spezzarla, rendendola incapace di vero controllo sulle sue azioni.
Un tema che ovviamente riverbera nella cronaca e nella filosofia di questi anni, ben lungi dall’essere una questione risolta o pacifica. Gli autori, capitanati da Derek Simonds, evitano saggiamente l’errore di far passare Cora come una semplice vittima, sarebbe troppo stucchevole. Il crimine di Cora è pesante, violento, e non è cosa su cui gli spettatori possano passare sopra facilmente (anche perché Cora uccide un innocente). E oltre a questo Cora non appare mai del tutto inconsapevole, come se ci fosse qualcosa che ci sta ancora nascondendo.
In questo continuo tira e molla fra la voglia istintiva di fare il tifo per Cora, e la consapevolezza che non possiamo permetterci di vedere solo bianco e nero, c’è tutta la tensione (non solo audiovisiva, ma anche emotiva e morale) che rende The Sinner una serie tutto sommato semplice, ma meritevole di attenzione.
Se saprà conservare questa verve fino alla fine, riuscendo a tenere vive le sue sfumature fino al finale (non sarà affatto semplice), ci sarà da promuoverla senza se e senza ma.
Perché seguire The Sinner: è un thriller efficace, un po’ diverso dal solito, che gioca con strumenti semplici ma che funzionano alla grande. E Jessica Biel è brava sul serio.
Perché mollare The Sinner: pur essendo molto bravi a costruire, non è detto che gli autori di The Sinner saranno altrettanto abili a risolvere: il rischio di sbrodolamento finale è più alto che in altre serie.