Somewhere Between – Altro thriller soprannaturale da dimenticare subito di Diego Castelli
Dai basta produrre ste cazzate, la dignità è importante
Guarda, considerando che magari oggi, 1 agosto, siete in molti a leggere Serial Minds in vacanza, dal cellulare, non voglio costringervi a scrollare in basso più di tanto, quindi facciamola semplice.
Somewhere Between è una nuova serie tv in onda su ABC, creata da Stephen Tolkin, ed è una delle robe più perdibili dell’estate 2017, anche di più di Midnight, Texas, che pure settimana scorsa mi sembrava largamente inutile.
La protagonista è Paula Patton (al primo vero ruolo seriale dopo una carriera soprattutto cinematografica), che interpreta una produttrice televisiva specializzata in cronaca nera e servizi sensazionalistici. Non sapevo nulla di questa serie prima di guardare il pilot, e quindi quando ho visto che il misterioso killer su cui stava investigando le rapisce e uccide la figlioletta di 9-10 anni, ho detto “beh, è girata da cani e recitano come foche ammaestrate, però non male questa svolta violenta così improvvisa”.
Peccato che però non c’è alcuna svolta davvero violenta, perché in realtà la protagonista, per motivi e con modalità tuttora da chiarire, torna indietro nel tempo (alla Ricomincio da Capo, rivivendo in prima persona eventi già passati) e ha quindi l’occasione di salvare la figlia e scoprire chi l’aveva uccisa.
Ora, il mantra è di nuovo quello: non importa il cosa, ma il come. Quindi va bene, torniamo indietro nel tempo per salvare la bambina. E va bene, accettiamo tutta una serie di altre complicazioni politico-polizische, tipo l’intreccio fra il marito procuratore distrettuale, un investigatore privato che testimoniò contro il fratello in un processo in cui il suddetto marito era l’avvocato dell’accusa, e un governatore che, a fronte della nuova ondata di violenza, decide di ripristinare la pena di morte ammazzando, fra gli altri, proprio quel fratello. (Peraltro questa cosa del “ah c’è violenza in giro? allora ammazzo quelli già in carcere” è abbastanza tragicomica)
Il problema, ora e sempre, è che è tutto mortalmente goffo. Tutto spiattellato, tutto banalissimo, anche nella rappresentazione dei sentimenti e delle emozioni, degne di una soap opera del mezzogiorno (per lo meno di una brutta).
Giusto per dirne una: visto che gira tutto intorno alla salvezza di una bambina, sarebbe buona cosa che la bambina ci stesse simpatica, così da creare un po’ di empatia. Invece succede che quando il killer la uccide l’unica cosa a cui lo spettatore riesce a pensare (non senza una punta di vergogna) è “Dio grazie, ci siamo levati di torno sto cicaleccio fastidioso”.
Una serie come Somewhere Between mi fa pure incazzare in quanto recensore: perché giustamente chi viene su questo sito cerca un minimo di approfondimento, la capacità di svelare strutture, di cogliere verità nascoste. E quindi mi frustra dover limitare la recensione di questo pilot a “è brutto”. Però ragazzi, io approfondisco sempre volentieri, ma se un episodio ha la profondità di una pozzanghera, non è che mi ci posso tuffare di testa, mi faccio male.
Il giorno dopo la messa in onda del pilot di Somewhere Between è andato in onda anche il secondo episodio, che non ho visto e non ho intenzione di vedere, perché non farebbe altro che mostrarmi la morte sempre più vicina a ogni minuto che passa. Con la fortuna che ho, probabilmente è stato l’episodio della svolta. Ma onestamente dubito.
Perché seguire Somewhere Between: E chi lo sa?
Perché mollare Somewhere Between: perché perfino a me fa venire voglia di dire “lasciamo perdere i telefilm e andiamo al mare”.