Serial Moments 291 – Dal 16 al 21 luglio 2017 di Diego Castelli
Fantasy, vampiri e doppelganger arrapati
ATTENZIONE! SPOILER WESTEROSI DI PREACHER, SNOWFALL, TWIN PEAKS, THE STRAIN, GAME OF THRONES
ATTENZIONE PT.2: Questa puntata dei Serial Moments è dedicata alla super serialminder che sabato sera al concerto dei Phoenix a Roma si è palesata al Villa riempiendoci di complimenti. Grazie mille! Daje!
5.Preacher 2×05 – Scordammoce o’ passato
Episodio interessante sulla “vita precedente” di Jesse e Tulip, quando ancora erano abili truffatori e cercavano di mettere su famiglia. Il montaggio della loro noiosa routine ha ricordato quello, visto il giorno prima, dedicato alla monotona esista del Sam Tarly di Game of Thrones, ma ci ha dato modo di capire meglio come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, quello in cui Jesse (da bravo eroe) riesce a rinunciare alla vendetta sul marito di Tulip, salvo poi veder finire il lavoro del cow boy che ancora lo insegue, e che alla fine, a quanto pare, mostra di non avere pietà nemmeno di una bambina: meno male che lei è ancora più svelgia del padre.
4.Snowfall 1×03 – Ah non lo sta uccidendo?
Fin dal pilot ci eravamo detti che il giovane Franklin, malgrado l’intelligenza e lo spirito di iniziativa, avrebbe trovato numerosi ostacoli sulla sua strada di aspirante boss della droga. Neanche tre episodi, e puntualmente è nei casini fino al collo: pestato e tumefatto sul finale della seconda puntata, all’inizio della terza Franklin cerca di ritrovare i due tizi che gli hanno rubato i soldi, e per farlo si rivolge a un altro poco di buono che effettivamente ritrova uno dei colpevoli e lo costringe a restituire il maltolto. Certo, nel farlo lo tortura e lo stupra, e quando ha finito si tiene pure i soldi. Ma che devi fare, caro Franklin, non si può avere tutto dalla vita…
3.Twin Peaks 3×10 – Dougie uno di noi
Per quante elucubrazioni si possano fare su questa puntata, e per quanta commozione si possa ancora spendere per la Signora Ceppo, per me il serial moment vero di questa settimana è uno solo, e lo dico nel modo più semplice e diretto, che forse in questo frangente piacerebbe anche a lui: Dougie/Cooper che scopa.
Guardate il volto stupefatto di fronte alle magie della biologia. Gli avessero dato anche una tazza di caffè da tenere in mano durante l’atto, sarebbe stato in paradiso.
2.The Strain 4×01 – Di male in peggio
L’anno scorso il bambinetto ridicolo aveva fatto esplodere la città, e ora quello stesso bambinetto ridicolo è di fatto passato dalla parte dei vampiri, assumendo per l’occasione un taglio di capelli che al confronto Tobey Maguire nel terzo Spiderman sembrava Brad Pitt. Ma a parte l’odio per il giovane e inutile Zacaria Beltempo (perché di fatto così si chiama), a piacere del ritorno di The Strain è l’ambientazione post-apocalittica, la creazione di un mondo distrutto dopo che i protagonisti hanno fallito nei loro propositi di salvezza dell’umanità. O meglio, siamo all’ultima stagione e probabilmente l’umanità verrà salvata (non ho letto i libri fino in fondo, no spoiler please), ma intanto la forza dei cattivi ci viene mostrata proprio nel fatto che i buoni stanno facendo una fatica boia ad avere la meglio, nonostante tutti i loro sforzi. E noi ci divertiamo. Sadicamente, ma ci divertiamo.
1.Game of Thrones 7×01 – Inizio e fine
E vabbè, inutile dire che con la mossa di trasmettere Game of Thrones in estate, l’intento palese di HBO era quello di accaparrarsi ogni settimana una posizione di prestigio nei serial moments. La premiere è stata un episodio tra virgolette “normale”, dove normale per Game of Thrones significa “non è morto nessuno di importante”. Ciò non toglie l’apprezzamento per l’eleganza dei dialoghi, per un ritmo forse più teso e compatto rispetto ad altre puntate così descrittive, e per un inizio e una fine d’antologia. In sede di serial moments, non so se ho preferito lo sterminio dei Frey da parte di Arya, che si toglie la maschera come un Lupin cazzutissimo, oppure il finale silenzioso, in cui Daenerys e i suoi arrivano a Westeros e per lunghi minuti non dicono una parola, almeno fino al momento di arrivare davanti a un tavolo della guerra, da cui cominciare a muovere le proprie pedine.