28 Giugno 2017 22 commenti

The Mist – Un’altra serie inutile tratta da Stephen King di Marco Villa

La più classica delle serie mystery brutte estive

Copertina, Pilot

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A metà degli anni ‘90 -e poco dopo in Italia- è andato in onda un film per la tv in due parti. Si chiamava I Langolieri ed era tratto da un racconto di Stephen King dallo stesso titolo. Non ricordo molto, se non che c’era di mezzo un aereo e che era diventata una roba di culto nella mia compagnia di amici. Per dire: la mia squadra di fantacalcio di quell’anno l’avevo chiamata così e il fantacalcio al liceo vale tanto. Tantissimo. Il motivo per cui era diventata di culto non era certo la trama o una particolare qualità, anzi: I Langolieri era veramente brutto, sembrava una versione televisiva venuta male dei film d’azione anni ‘80. Recitato (o doppiato) da cani, con battute che avevamo poi trasformato in mini tormentoni. In caso ve lo steste chiedendo, no: questo non è un pezzo nostalgico o vintage. Il motivo per cui ho riesumato I Langolieri è che mi è venuto in mente all’istante guardando The Mist.

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The Mist è una nuova serie tv in onda su Spike dal 22 giugno e tratta dall’omonimo libro di Stephen King. Siamo nel solito paesino del Maine, dove in apparenza tutto fila liscio e beato, ma in realtà tutti si odiano e sono dei grandissimi stronzi. A mandare in crisi questo status quo di ipocrisia arriva un elemento esterno imponderabile: una nebbia misteriosa che scende dalle montagne e che avvolge il paese stesso. Non si capisce cosa sia, ma quando si è avvolti dalla nebbia succedono cose tremende, tipo squartamenti e omicidi vari e in generale le persone sembrano perdere la ragione. Il primo episodio di The Mist si chiude proprio con la nebbia che cala sul paese e gli abitanti divisi in varie zone. Qualcuno è già schiattato, un grosso gruppo è in un centro commerciale.

Tra queste persone ci sono anche Eve (Alyssa Sutherland, la regina Aslaug di Vikings) e sua figlia Alex (Gus Birney). Le due non hanno un gran rapporto, ma si sono avvicinate da quando la ragazza ha denunciato il figo della scuola per uno stupro avvenuto durante una festa. È questa la storyline principale, quella che viene raccontata nel pilot prima del calare della nebbia. Del resto siamo nel mondo di Stephen King, che è maestro nel tracciare mille storie parallele e relative digressioni, facendole schiantare contro eventi sovrannaturali.

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Ed essendo tratta da King, ovviamente la storia è bella: tutto il resto, invece, è un gigantesco meh. Intendiamoci: The Mist è chiaramente parte di quel meraviglioso filone seriale che da anni definiamo Cacatone Estivo. Ovvero la storiona piena di misteri e priva di qualità, che si guarda per inerzia e perché fa tanto caldo e non abbiamo voglia di impegnarci più di tanto. Si tratta di un genere vero e proprio, che riemerge ogni anno con titoli più o meno forti.

Non è nemmeno la prima volta che -suo malgrado- c’è di mezzo King, visto che è già stato tirato in ballo con Under The Dome, di cui scrivevo esattamente quattro anni fa, quando ancora facevamo i post con le foto piccole. Come passa il tempo quando ci si diverte. Ecco, fatto questo necessario chiarimento, adesso possiamo inquadrare The Mist che no, non sarai mai bella, ma non è detto che vada stroncata. Sotto ogni punto di vista sembra una brutta serie di venti o trent’anni fa, con tanto di inquadrature e montaggio che si fanno interpretare quasi come un omaggio. Sarebbe bello se fosse così, ma ho dei fortissimi dubbi.

A questo aspetto, va aggiunto un deficit di scrittura gigantesco, che appiattisce ogni personaggio in tempo da record, senza dimenticare effetti speciali piuttosto imbarazzanti. E se ti chiami The Mist, ovvero “la nebbia” e poi quella nebbia non riesci a renderla in maniera efficace… beh, è dura.

The Mist è un no fatto e finito, ma si sa che il cacatone estivo ha sempre il suo senso e pure il suo fascino.

Perché seguire The Mist: perché è estate e sarà di sicuro una serie ricca di tensione e colpi di scena

Perché mollare The Mist: perché sembra un omaggio ai brutti tv movie di decenni fa, senza però volerlo essere

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