15 Giugno 2017 8 commenti

Iron Fist e il problema del carisma (che non c’è) di Diego Castelli

C’è grossa crisi

Copertina, On Air

Iron Fist (6)

SPOILER SU TUTTA LA PRIMA STAGIONE

Che le serie Marvel-Netflix abbiamo qualche problema è ormai cosa nota. Dopo i fasti del primo Daredevil, e una seconda stagione sicuramente inferiore ma comunque in grado di presentare un personaggione come Punisher, le altre hanno stentato.
Jessica Jones è riuscita a piacere a una quota non irrilevante di pubblico femminile, e il buon David Tennant è riuscito a far svettare il suo Kilgrave in più di un’occasione, ma la stagione era parsa comunque troppo diluita.

Con Luke Cage e Iron Fist, invece, il crollo. La prima è stata semplicemente noiosa, in parte per carenze del protagonista (imponente ma monoespressivo) ma soprattutto per l’imbarazzo del parco-cattivi: ben due in una stagione, e manco uno che avesse un briciolo di spessore.

In molti hanno sostenuto che con Iron Fist sia andata pure peggio. Io forse non sono del tutto d’accordo con questa classifica improvvisata, ma mi rendo anche conto che, molto banalmente, preferisco sempre le arti marziali e le atmosfere orientaleggianti a quelle dei sobborghi neri di Harlem (a cui aggiungerei il fatto che se avessi qui Jessica Henwick, l’interprete di Colleen, me la sposerei tipo domani).

Colleen

Detto questo, comunque, Iron Fist non funziona come dovrebbe. Ed essendo l’ultimo tassello del puzzle Marvel-Netflix prima dell’arrivo del crossover The Defenders, capite bene che un po’ d’ansia ci viene, anche se la speranza è che, una volta messi tutti insieme, gli eroi sappiano occupare il tempo e lo schermo meglio di quanto fatto finora.
Perché anche Iron Fist si porta dietro alcuni problemi comuni alle serie sorelle: tredici episodi sono sembrati troppi per raccontare una storia che, a conti fatti, coinvolgeva pochi personaggi in un numero troppo limitato di situazioni. In mancanza dello spessore dialogico del primo Daredevil, che aveva anche una capacità tutta sua di riverberare i grandi eventi della Marvel cinematografica, Iron Fist è sembrato trascinare per molte ore vicende che si sarebbero potute risolvere nella metà del tempo.

In parte è anche un problema di mezzi: nessuna serie Marvel-Netflix ha messo in campo budget da Game of Thrones, ma in altri casi (e toccherebbe citare di nuovo Daredevil) questa cosa è stata mascherata con un certo gusto. Non in Iron Fist però, dove gli ambienti son sempre quelli, dove la maggior parte delle scene d’azione può essere riassunta nella frase “Danny si mette la felpa, va nel loro garage e li picchia”, e dove i momenti di reale epica supereroistica (leggi “usa sto cazzo di pugno luminoso per fare macello”) si contano sulle dita di una Mano.

Iron Fist (4)

Come con Luke Cage, poi, c’è problema-cattivi: in parte per la prevedibilità con cui Harold diventa il cattivo “vero”, a fronte di una Gao che in qualche modo si redime agli occhi dello spettatore, e in parte per la semplice pochezza di questa famiglia Meachum che non sembra nemmeno in grado di reggersi al suo interno, figurati a creare veri problemi fuori.

Se ci riesce, e qui si arriva al vero punto dolente, è perché fra tutti gli eroi messi in campo da Netflix finora, Danny Rand è largamente il più menoso e sfigato di tutti. Almeno Mike Colter, pur essendo un attore non eccelso, ha potuto dare al suo Luke Cage una fisicità così imponente da darci l’idea di un eroe “vero e cazzuto”. Idea che peraltro ci veniva pure da Jessica Jones, che peserà un terzo di Luke Cage. Con Danny no. Il nostro rachitico pugno di ferro piange e si dispera più o meno dall’inizio alla fine della stagione, sbatacchiato a destra e a sinistra da finti amici e abili avversari che lo intortano ogni volta in modo diverso, facendogli perdere quasi subito qualunque bussola e costringendolo a girare in tondo come una trottola menando cazzottini e piccoli calcetti a chiunque passasse di lì.

Beninteso: questo non è un problema di per sé. Un eroe alle prime armi, che deve imparare a usare al meglio i suoi poteri e le sue risorse, è un classico intramontabile. Diventa però un problema se questa inadeguatezza perde il suo carattere di “percorso” e viene percepita dallo spettatore come “sfigaggine connaturata”. Il che ovviamente è colpa degli sceneggiatori che hanno reso Danny un ragazzino incapace, ma anche dell’attore che è sembrato, in senso sia letterale che figurato, troppo fragile.

Iron Fist (3)

Ma poi vogliamo parlare dei poteri? Perché anche in questo caso qualcosa non torna. Se hai già presentato due eroi, Jessica Jones e soprattutto Luke Cage, che sono superforti e superresistenti, quando presenti l’eroe successivo e dici che non ha alcuna caratteristica particolare se non un pugno magico che ogni tanto può essere evocato per fare danno, io devo avere l’impressione che quel pugno possa essere un’arma risolutiva in quasi ogni situazione. In alri termini, se Iron Fist ha solo il pugno, lo spettatore deve vivere quel pugno come qualcosa di ben superiore ai mille cazzotti fortissimi che già snocciola Luke Cage.
Anche in questo caso, però, rimaniamo delusi. Non solo Danny ha evidentissimi problemi nell’evocazione del pugno, ma quando effettivamente riesce a usarlo lo usa per aprire le porte, rompere i vetri, picchiare un tizio qui e uno là. Solo nell’ultimo episodio, verso la fine, si vede uno stizzito pugno al suolo che ci trasmette un certo brivido, una sensazione di “ecco, questo sì che è l’Iron Fist”, però è un po’ poco dopo tredici episodi in cui abbiamo sempre avuto la netta sensazione che se Danny si fosse scontrato con Luke Cage, quest’ultimo l’avrebbe masticato e sputato per terra nel giro di un secondo.

Alla fin fine, è una questione di carisma: ognuno a modo loro, tutti i grandi eroi da fumetto devono trasudare carisma. Il che non significa che il carisma di Batman sia uguale, nel modo in cui viene costruito, a quello di Superman o Spider-Man, ma intanto il carisma c’è. Il nostro povero Danny Rand, al momento, di carisma non ne ha. E anzi, ne ha pure meno dei suoi più stretti colleghi, che pure potrebbero averne un po’ di più.
E un eroe senza carisma, si sa, rischia di essere solo un tizio con le mani che brillano.

Iron Fist (1)



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