Daytime Divas: roba media, passiamo ad altro (però l’articolo leggetelo, dai!) di Diego Castelli
Sennò che ci stiamo a fare, come si suol dire…
Se fosse il Villa a recensire questa serie, probabilmente la stroncherebbe senza alcun ritegno.
Io sono più buono ma soprattutto, per deformazione professionale, sono portato a capire se esiste un pubblico a cui il prodotto possa piacere sul serio, e forse c’è.
Detto questo, “consigliarne la visione” sarebbe eccessivo.
Parliamo di Daytime Divas, nuova serie di VH1, rete cable americana dedicata a un pubblico prettamente femminile e riempita, per la maggior parte, da reality, intrattenimento vario, docu-soap ecc ecc.
Daytime Divas invece è una “vera” serie tv, creata da Amy e Wendy Engelberg e con protagonista Vanessa Williams (vecchia conoscenza telefilmica da Ugly Betty a Desperate Housewives), che però non si allontana dal mondo patinato e salottiero che le spettatrici di VH1 conoscono bene.
Al centro di tutto c’è infatti un programma televisivo, The Launch Hour, creato da Maxine (la Williams) che insieme a quattro diversissime co-conduttrici (la comica nera e sboccata, la bianca precisina e religiosa, la giornalista impegnata e l’ex bambina prodigio diventata gnocca e poco altro) si prende un’oretta tutti i giorni per parlare del più e del meno, gestendo il suo regno di chiacchiericcio, simpatia e, si suppone, “verità”.
È ovvio che, nella descrizione del dietro le quinte del programma, Daytime Divas comincia fin da subito a svelare un mondo ben più sfaccettato e problematico del previsto: chirurgia estetica tenuta segreta, amanti poco dignitosi, figli transgender di genitori bigotti, droga e alcol. Su tutto regna un’ambizione abbastanza sfrenata, che porta Maxine (vittima di un incidente chirurgico che la manda in coma per buona parte del pilot) a controllare tutto il controllabile per mantenere il suo potere, mentre le altre montano sorrisi di facciata dietro i quali si nasconde la voglia di rubarle il posto.
Più in alto dicevo che Daytime Divas ha probabilmente un suo pubblico d’elezione che l’apprezzerà senza farsi troppe menate: sì perché tutti gli strumenti classici del genere vengono messi in campo con buona professionalità, e il pilot riesce abbastanza agilmente a presentare le caratteristiche principali dei personaggi (tagliati un po’ con l’accetta, va detto) e a costruire le strutture (ovviamente pericolanti) su cui innestare le prossime esplosioni, rivelazioni, baruffe e perfidie.
Il problema, per chi non è semplicemente uno spettatore distratto che stira di fronte alla tv, bensì un serialminder che viene qui a cercare novità stuzzicantì, è che non c’è nient’altro. E non dico “nient’altro” pensando a Legion o ad American Gods, che non sono metri di paragone pertinenti. Penso alla freschezza e, per l’epoca, il ritmo incalzante di Desperate Housewives. Oppure mi viene in mente la cattiveria debordante di Unreal.
Daytime Divas non ha né l’uno né l’altra, né alcuna caratteristica che le permetta di uscire dai confini di uno show confezionato con cura, ma incapace di offrire qualcosa di davvero nuovo in un mondo seriale americano che ormai propone quasi 500 serie all’anno.
Divertente ma non abbastanza, stuzzicante ma non abbastanza.
In grado di farmi arrivare alla fine del primo episodio, ma senza farmi venire la voglia di guardare il secondo.
Perché seguire Daytime Divas: nel suo genere femminil-patinato-birichino si guadagna la sua onesta sufficienza.
Perché mollare Daytime Divas: se non riuscite a trovare altre ottanta serie tv da seguire invece di questa, significa che avete un problema con le serie tv, e dovete leggere Serial Minds più assiduamente.