Le nuove serie tv del prossimo anno, parte 1: NBC di Diego Castelli
Diamo un’occhiata a cosa ci aspetta
Visto che questa è la prima settimana di estate telefilmica, con un’improvvisa diminuzione delle serie tv da vedere e la possibilità di respirare giusto per cinque minuti (almeno finché non ci viene in mente una nuova serie da recuperare), ci pareva giusto fare un piccolo riassunto su ciò che ci aspetta per il prossimo anno. L’ovvio punto di partenza sono gli upfronts delle scorse settimane, con cui le reti americane (e per il momento parliamo di generaliste) hanno annunciato i loro piani per la prossima stagione.
A NBC quest’anno è andata abbastanza bene: un sacco di prodotti storici continuano a funzionare, il brand dei Chicago (Chicago Fire, Chicago PD, Chicago Med) se la viaggia senza grossi problemi (con l’unica eccezione di Chicago Justice che potrebbe non farcela), e sono riusciti a piazzare anche una bomba vera come This Is Us.
Per questo la rete del pavone progetta l’inserimento di pochi prodotti nuovi (fra cui il ritorno di Will & Grace), che probabilmente saranno spalmati durante tutto l’anno.
The Brave
Dagli stessi produttori di Homeland, è la storia di due diverse squadre altamente specializzate che proteggono gli interessi degli innocenti (e degli Stati Uniti, of course) in giro per il mondo. Una squadra è composta da soli analisti che lavorano a Washington (a capo c’è Anne Heche), mentre la seconda comprende veri e propri soldati che vanno a fare brutto dove è necessario.
Diciamolo senza paura, il trailer è retorico oltre ogni limite accettabile. Però il cast non è male, i mezzi sembrano esserci, e fra gli autori c’è anche Dean Georgaris, sceneggiatore di The Manchurian Candidate e di altri film non brutti. Paura vera, ma chissà.
Law & Order: Truce Crime – The Menendez Murders
Questi sono gli anni dei remake e dei reboot, ma pure quelli del true crime, con un sacco di prodotti simil-documentaristici a infarcire i palinsesti di mezzo mondo, e con alcuni titoli specifici (come American Crime Story) capaci di attirare attenzione e premi.
Non poteva farsi trovare impreparato l’eterno franchise di Law & Order, che propone una miniserie in otto episodi, una sorta di spin-off, dedicata alla storia dei fratelli Menendez, che nel 1996 vennero condannati all’ergastolo per aver ucciso i genitori.
Questo è un trailer che sembra volersi tenere qualche margine in più in termini di ricerca stilistica e sperimentazione, per quanto i Law & Order siano l’emblema della tv classica e “che funziona punto e basta”. Ma poi c’è pure Edie Falco, che è brava sul serio, quindi chissà, magari ci stupisce.
Rise
Con a capo Jason Katims di Parenthood, Rise viene venduta come una specie di nuova Glee, e si capisce subito perché: protagonista è un professore di liceo che si prende la responsabilità di guidare il dipertimento di teatro della scuola, che ha bisogno di una bella sistemata. E visto che non è lì giusto per dare i contentini ai genitori, questo tizio decide di rinunciare alla prevista messa in scena del musical Grease, preferendo fare una cosa un po’ più controversa.
La cosa forse più interessante di tutte, al momento, è il nome del protagonista, ovvero Josh Radnor, ex Ted di How I Met Your Mother. La domanda però nasce spontanea: ma dove vai, se Barney Stinson non ce l’hai?
Good Girls
Tre madri di famiglia decidono di rapinare un supermercato per pagare le bollette, solo che se ne escono con un bottino più grosso del previsto, e vengono pure riconosciute dal proprietario, che così rende la fuga assai meno semplice del previsto.
Nel cast c’è anche Retta di Parks and Recreation, e la creatrice della serie è Jenna Bans, creatrice di The Family e con un lungo passato su serie come Desperate Housewives e Grey’s Anatomy.
La domanda è: quanto può andare avanti una cosa del genere? Dopo che hanno rapinato il negozio e si sono messe a fuggire, quanto si potrà tirare in lungo la storia, senza farla diventare fastidiosamente inverosimile. Qui c’è puzza di serie che non dura. Che non vuol dire per forza “brutta”, ma semplicemente col fiato corto.
Reverie
Un concept futuristico che potrebbe essere affascinante ma pure una boiata totale: in un prossimo futuro in cui un programma di realtà virtuale permette alle persone di vivere esperienze fantastiche e mondi meravigliosi, presi dai loro stessi sogni e da cui è sempre più difficile staccarsi, una specie di psicologa ed ex esperta della negoziazione di ostaggi viene ingaggiata per aiutare questi novelli tossicodipendenti dell’inconscio a tornare al nostro mondo fatto di tasse da pagare e cacche di cane sui marciapiedi. Sì, sono polemico: se qualcuno costruisce Matrix io ci voglio entrare, non voglio stare fuori a mangiare la pappetta come Keanu Reeves senza capelli! Che vuole questa tizia? Perché non si fa i fatti suoi?
Però la protagonista è interpretata da Sarah Shahi, ex Shaw di Person of Interest, quindi non riesco a volerle male proprio del tutto. Il creatore è Mickey Fisher, già padre del non eccezionale Extant e, invece, della buona Mars.
A.P. BIO
Passiamo alle comedy con un’altra storia “scolastica”: un ricercatore di filosofia, abbruttito per aver perso il lavoro dei sogni, decide di accettare un impiego come insegnante di biologia. Solo che non ha intenzione di insegnare biologia, o meglio non gli interessa niente. L’unica cosa che conta, per lui, è usare i buoni studenti che la scuola gli ha appioppato per studiare un modo per riprendersi il posto che il suo nemico giurato gli ha fregato.
La comedy è creata da Seth Meyers e Glenn Howerton, entrambi comici, attori e conduttori di lungo corso, e il protagonista è Mike O’Brien, attore e a sua volta scrittore non molto conosciuto da noi, ma penna ben nota agli amanti del Satuday Night Live.
Onestamente il concept pare un po’ fumoso, o per lo meno non sembra avere chissà quale respiro. Va anche detto che alle comedy basta trovare il giro giusto di personaggi, e poi la storia si modifica come si vuole, non è per forza necessario stare legati a gabbie rigide.
Champions
Qui abbiamo la storia di due fratelli, proprietari di una palestra e interessati solo alle donne e all’allenamento, che tutto a un tratto si trovano ad avere a che fare con un adolescente: è il figlio di Vince, il fratello maggiore, che lui non sapeva di avere e che gli viene recapitato alla porta di casa dalla ex fidanzata Prya.
Creatrice della serie è Mindy Kaling, cioè la Mindy di The Mindy Project, e il protagonista è Anders Holm, già visto in Workaholics e anche nella stessa The Mindy Project.
Qui c’è da aspettarsi stupidità allo stato puro, nel pieno stile Kaling, e possiamo già immaginare che il novello figlio di Vince sarà attratto da tutto tranne che dalla gestione di una palestra. Guardagli la faccia, non ha già quell’espressione puntigliosa da “adesso prendo tutto il tuo universo e lo ribalto, solo perché mi va”?