Guerrilla – Una serie tv pensata come un film da festival di Marco Villa
La caldissima Londra degli anni ’70
È abbastanza evidente che negli ultimi anni gli inglesi abbiano preso una sbandata per tutto quello che è ambientato in un’epoca diversa da quella attuale. Sarà colpa di Downton Abbey o forse sarà la consapevolezza che una storia complessa e lunghissima è un bacino cui gli americani non potranno mai attingere, sta di fatto che le serie che vanno dal passato remoto a quello più prossimo si sprecano. E oggi siamo qui a parlare di un’altra serie che si infila in questo mucchio, anche se la produzione, per una volta, non è strettamente inglese.
Guerrilla è una serie tv in onda da metà aprile su Sky Atlantic in Inghilterra e su Showtime negli Stati Uniti, scritta dal creatore di American Crime John Ridley e da Misan Sagay. Guerrilla è ambientata nella Londra degli anni ‘70, per l’esattezza nel periodo in cui in città scoppiano vari scontri legati a una legge sull’immigrazione che avrebbe messo all’angolo tutta la comunità nera (e non solo nera) del paese. Gli anni ‘70 sono stati complicati in buona parte dell’Europa e quel senso di instabilità si unisce in Inghilterra con le richieste di gruppi stile black panthers, che rivendicano uguaglianza al di là del colore della pelle. Nel dettaglio, Guerrilla racconta la storia di Jas e Marcus, una coppia di ragazzi che passa dalla militanza alla clandestinità, in un rapidissimo processo di quella che oggi chiameremmo radicalizzazione. In seguito all’uccisione di un amico da parte della polizia, i due decidono di far evadere dal carcere il loro leader politico, ma durante la fuga ci scappa il morto e questo cambia drasticamente il livello della loro lotta, trasformandoli per sempre.
L’argomento è potentissimo, sia per il periodo in cui si svolge, sia per l’argomento in sé: il passaggio dalla politica alla violenza è un tema forte, pieno di mille sfumature e sempre interessante. La scelta di affidarsi a una coppia di protagonisti che vive una storia d’amore non è questa botta di novità, ma i due interpreti sono ottimi, soprattutto Freida Pinto (The Millionaire). Senza dimenticare un Idris Elba in un ruolo minore, che comunque è sempre Idris Elba.
Queste due frasi, messe lì dopo la trama, trasudano un “però” ed eccolo qua: però Guerrilla è una serie pesantissima. La volontà è quella di realizzare un prodotto d’autore con la A maiuscola, scelta sempre lodevole, ma in questo caso è sembra che si voglia rivendicare questo status a ogni inquadratura e a ogni dialogo. Guerrilla è scritta e girata come un film da festival, di quelli in cui video e audio a tratti non sono a sync, in cui volutamente si spinge lo spettatore a fare uno sforzo intellettivo per collegare scene e personaggi o per colmare riferimenti che non vengono spiegati (la vicenda della banda Baader-Meinhof non è la cosa più pop di questo mondo, per dire). Di nuovo: scelta lodevole, ma che, per quanto mi riguarda, funziona in un film, funziona nell’arco di due ore. Al termine del pilot, la voglia di buttarsi in altre cinque ore di visione è veramente poca. E questo nonostante una storia molto affascinante. Non si può dire che Guerrilla sia una brutta serie, non si può proprio dire. Però nel primo episodio dà l’idea di essere una serie in cui la pretenziosità finisce per affossare l’ambizione.
Perché seguire Guerrilla: per la ricerca di scrittura e messa in scena
Perché mollare Guerrilla: perché quella ricerca finisce per essere una zavorra