Powerless – Un’ottima idea, che per ora non basta di Diego Castelli
Questa doveva essere una bomba e per ora non lo è. Speriamo…
Prima o poi è successo a tutti.
Prima o poi anche il bambino più sognatore, quello a cui importavano solo i grandi poteri, le battaglie cosmiche e gli amori impossibili, ha fissato il fumetto che stava leggendo, o il film che stava riguardando per la quattordicesima volta, e si è chiesto: “ma sto fatto che i supereroi distruggono tutto mentre si menano non è un problema per nessuno?”
La domanda, che spesso si accompagna al passaggio dal lettore/spettatore più giovane e ingenuo a quello più adulto e smaliziato, è stata ovviamente oggetto di grandi riflessioni e rappresentazioni nel corso dei decenni di storia del fumetto supereroistico americano.
Ora semplice carne da macello, ora grimaldello narrativo con cui far scoppiare rivoluzioni epocali (come nel caso della saga di Civil War), col passare degli anni e degli autori la sorte dei civili ha subito evoluzioni e interpretazioni anche molto differenti, così come differente è stata di volta in volta l’attenzione del pubblico. Se in The Avengers, per esempio, la distruzione di New York ha un valore soprattutto epico-spettacolare, nell’ottica più ampia di una enorme guerra dei mondi, nel successivo Daredevil di Netflix quella stessa battaglia viene inquadrata nell’ottica molto più sporca e realistica della ricostruzione successiva, su cui la malavita prova a mettere le mani un po’ come farebbe una normalissima mafia nostrana quando si parla di grandi opere, disastri naturali ecc.
E così, d’altro canto, la scioltezza con cui il Superman di Man of Steel lanciava i nemici in mezzo ai palazzi era stata criticata da molti fan che la vedevano come un tradimento del personaggio, che però a sua volta sarebbe stata la base per l’incazzatura di Bruce Wayne in Batman v Superman.
Insomma, la questione dei “danni” provocati dai supereroi, pur non essendo quasi mai la questione centrale, è un filo conduttore che accompagna tutta la loro storia, e ogni tanto affiora alla superficie della scrittura.
Ebbene, su questo concetto Powerless, nuovo show di NBC creata da Ben Queen e interpretata, fra gli altri, da Vanessa Hudgens e Danni Pudi (il nostro amato Abed di Community), ci fonda un’intera serie.
Protagonisti di Powerless (letteralmente “senza poteri”) sono infatti alcuni scienziati e tecnici impegnati nell’invenzione e costruzione di nuove tecnologie atte a proteggere i poveri e fragili umani dalle mega-risse di supereroi e supercattivi.
Il tutto in salsa comedy, come si sarà intuito, con una sigla molto carina che lavora su vecchie tavole a fumetti per evidenziare il ruolo marginale delle persone comuni, e con la volontà di mettere in scena un mondo in cui i supereroi, dal punto di vista della gente come voi e me, sono prima di tutto un fastidio, un motivo di ritardo dei treni, un ostacolo al tentativo di vivere una vita tranquilla e senza troppi sbattimenti.
In tutto questo, l’elemento forse più importante è l’inserimento di Powerless all’interno di un mondo supereroistico già esistente, l’universo DC Comics di cui fanno parte Batman, Superman, Flash e compagnia. Può sembrare poca cosa, considerando che effettivamente i supereroi non si vedono, ma in realtà la possibilità di fare riferimento a quello specifico universo aumenta la forza del contrasto fra ciò che lo spettatore già conosce e lo sfondo quotidiano e comicamente ordinario che solitamente finisce in ombra e che qui invece diventa protagonista. E poi, così facendo, Powerless può infilare gli scienziati in una succursale della Wayne Enterprises, guidata dal cugino sfigato di Bruce Wayne, qui interpretato da Alan Tudyk: già di per sé questa cosa fa ridere.
Il problema di tutta questa bella idea, perché di bella idea si tratta, è che al momento il suo potenziale appare parzialmetne inespresso. La serie ha avuto anche una vita strana, con un pilot molto apprezzato, proiettato durante lo scorso Comic-Con, a cui però ha fatto seguito la fuoriuscita del creatore dal progetto con conseguente ri-produzione del primo episodio, che questa volta non ha avuto buone recensioni.
Effettivamente qualcosa manca. Una questione di ritmo, ma anche di qualità di alcune singole battute. L’impressione, durante i primi due episodi, è quella di un calderone letteralmente infinito di possibilità comiche, che gli autori sono però riusciti a sfruttare solo in parte, forse nel tentativo di uniformarsi a un registro più tradizionale e meno geek (siamo comunque su NBC) che però a conti fatti suona un po’ insipido, né carne né pesce.
I primi dati di ascolto non sono troppo lusinghieri, comincia già a serpeggiare il dubbio che una serie come questa (in sua sua versione più “spinta” e coraggiosa) avrebbe funzionato meglio su una rete diversa e più di nicchia, e la paura è che ci si trovi di fronte a una buona occasione sprecata. Sarebbe davvero un peccato, perché un concept del genere meriterebbe un trattamento di primo piano, e vederlo morire dopo due mesi, rischiando di mettere una croce sopra qualunque altro tentativo simile, farebbe piangere il cuore. Speriamo che gli autori sappiano ricalibrare i pesi e i ritmi, ricordando che Parks and Recreation, sempre su NBC, partì a rilento e divenne cult nel giro di sette-otto puntate. magari la storia si ripete.
Perché seguire Powerless: l’idea è ottima, gli interpreti bravi, le potenzialità infinite.
Perché mollare Powerless: al momento quelle stesse potenzialità non sono state pienamente espresse, e non è detto che gli autori sappiano migliorare come il concept meriterebbe.