Skam – La nuova Skins arriva dalla Norvegia di Marco Villa
Era da tempo che non trovavamo una serie teen bella come Skam
Adolescenti inquieti alla scoperta del sesso e di quella sensazione che si chiama crescere (cit). Storie già lette e rilette, viste e riviste, al cinema o alla tv, ma sempre a loro modo interessanti: perché se di fondo i sentimenti e le paure sono sempre le stesse, il modo in cui vengono declinate dipende fortemente dal contesto e dal tempo in cui vengono vissute. Non solo: vengono esaltate anche dai mezzi e dalle modalità con cui vengono raccontate. Ecco perché oggi, a metà degli anni dieci del duemila, Skam si presenta come la serie teen di riferimento.
Skam non è una nuova serie tv: è iniziata nel 2015 e ha già completato la sua terza stagione. Segue le vicende di un gruppo di adolescenti di Oslo, che frequentano il liceo e sono impegnati in tutte le classiche attività dei sedicenni di tutto il mondo: limonare, bere, scoprire, scopare. Protagonista della prima stagione è Eva, bellissima adolescente che vive pressoché da sola (del padre non sappiamo nulla, la madre è sempre via per lavoro) ed è fidanzata con Jason. Intorno a lei amiche e amici che riempiono come possono pomeriggi e weekend, sospesi in quel periodo della vita in cui non sei più un ragazzino, ma non hai nemmeno l’autonomia di un adulto.
La focalizzazione su un personaggio per stagione è una delle caratteristiche principali di Skam, ma non la più importante. Le puntate sono infatti formate da blocchi di massimo 5 minuti, introdotti da un’indicazione di giorno e ora. Si tratta del momento in cui avvengono i fatti raccontati, ma anche del preciso istante in cui quei blocchi sono stati messi online. Skam viene infatti diffusa online sul sito di NRK, rete che poi cura anche la messa in onda televisiva: ogni puntata è formata dall’unione delle varie clip e per questo la durata è variabile, per quanto sempre intorno ai 16 minuti. Aggiungete una grande cura nella strategia social e capirete perché Skam è riuscita a catturare i teenager, senza però lasciare indietro i vegliardi come noi che non riescono a stare dietro a una mini-clip al giorno.
Il riferimento principale non può che essere Skins, semplicemente perché è stata la migliore serie sull’adolescenza, ma Skam va in tutt’altra direzione come tono e caratterizzazione dei personaggi. I protagonisti di Skins erano tutti accomunati da vite da rockstar: party assurdi, bevute clamorose, droghe come punteggiatura delle giornate. Questa era la base comune, su cui si innestavano le vicende quotidiane. Sarà che Oslo non è Bristol, ma Skam evita di spingere così in là i propri personaggi: il tratto principale è lo spirito naif, che li porta a guardarsi intorno in cerca di esperienze con un approccio vergine e non da adulti con un lungo vissuto alle spalle. Non è un punto di valore o disvalore, ma una semplice differenza: Skins creava un mondo in cui i ragazzi erano gli adulti e vivevano come tali, mentre Skam ci tiene a restare legato alla realtà. Arrivano così dialoghi pieni di ingenuità sul sesso o sulla droga, con Eva che considera identiche marijuana ed eroina.
Quest’ultima annotazione fa sorridere, ma è anche un campanello d’allarme, perché a tratti Skam rischia di diventare la versione video di una sequela di opuscoli educativi. Intento lodevole, ma che può affossare una serie.
Al di là di questo, Skam è diventata un fenomeno vero e ovviamente è in arrivo il remake USA. Che un po’ ci mette i brividi, visto il precedente proprio di Skins.
Perché seguire Skam: perché è un aggiornamento strutturale di un intero genere
Perché mollare Skam: perché sempre di teenager si parla e magari il norvegese non vi fa volare