Consigli per recuperone: Rick and Morty di Diego Castelli
Creatività al potere
Dopo aver parlato di Bojack Horseman, era assolutamente necessario colmare un altro buco “animato” della storia di Serial Minds. E se Rick & Morty è facilmente avvicinabile a Bojack per il fatto di non comprendere attori in carne e ossa, è anche vero che l’entusiasmo che suscita si basa su tutt’altri elementi.
Prima le basi, che sono pure curiose. Rick and Morty va in onda su Adult Swim (la trovate su Netflix in Italia) e si compone al momento di due sole stagioni, pur avendo debuttato nel 2013. Sì insomma, diciamo che i due creatori Justin Roiland e Dan Harmon (il papà di Community) se la sono sempre presa comoda, tanto è vero che la conferma di una terza stagione è arrivata ad agosto 2015 e ora siamo a gennaio 2017 senza ancora avere una data certa. Si parla di marzo, ma attendiamo conferme ufficiali.
Gliela perdoniamo, comunque: a giudicare da quello che si vede sullo schermo, la realizzazione di Rick & Morty necessità di una buona quantità di tempo e di una quantità ancora maggiore di funghetti allucinogeni, quindi bisogna essere comprensivi.
Ispirata a un cortometraggio dello stesso Roiland, che in realtà era una parodia di Ritorno al Futuro, Rick e Morty racconta le avventure dello scienziato Rick e di suo nipote Morty. Rick è un genio totale, benché sporco, burbero e alcolista, mentre Morty è ragazzino sfigato e pauroso con un intelletto appena sotto la media, probabilmente ereditato dal padre Jerry, genero di Rick nonché idiota di primissima categoria. Forte del suo intelletto sconfinato, Rick sa costruire congegni di ogni genere e piegare al suo volere praticamente ogni legge fisica. In particolare, è in grado di aprire portali verso infinite dimensioni parallele, che nella maggior parte dei casi diventano il grottesco scenario delle storie che lo vedono protagonista.
Come Bojack Horseman, Rick and Morty trova parte della sua forza nella capacità di abbracciare quella metatestualità che è uno dei tratti fondanti della nuova era della serialità animata americana, quella che riprende e rielabora la tradizione de I Simpson, di Family Guy e di South Park, per chiedere ai propri spettatori una consapevolezza ancora maggiore di stili e strutture classiche del racconto televisivo. Non si parla semplicemente di parodia, quanto della capacità di assorbire le cornici e i generi che da decenni rappresentano la quotidianità degli spettatori cine-televisivi, per poi riempirli con immagini e storie che con quella cornice giocano in maniera consapevole, sfruttando la creatività che solo l’animazione (e l’animazione comica in particolare) può concedere.
Qui è dove si inseriscono le differenze fra i vari prodotti. Se Bojack Horseman stupisce per l’accostamento vistoso e ardito fra gli animali comicamente antropomorfi e la profondità drammatica dei loro sentimenti, calata nel contesto della frivolezza hollywoodiana, Rick and Morty non cerca lo stesso scavo psicologico, ma si “accontenta” (fra virgolette) di dare sfogo a una creatività deliziosamente incontrollabile.
Guardando Rick and Morty, e provando a immaginare il lavoro degli sceneggiatori, è difficile non figurarsi un gruppo di splendidi drogati pronti a mettere sullo schermo qualunque cosa gli venga in mente. Come Dan Harmon faceva in Community, trasformando lo scenario classico del college americano in un contenitore capace di spaziare in ogni direzione, così Rick and Morty sfrutta le infinite possibilità dello spostamento fra le dimensioni per proporre allo spettatore effettivamente “qualunque cosa”. I viaggi dei due protagonisti – in cui il resto della famiglia di Morty offre un certo ancoraggio alla realtà, anche in termini di temi e sentimenti (vedere i continui problemi matrimoniali dei genitori) – sono un caleidoscopio complicatissimo di mondi, alieni, sfasamenti spaziotemporali, sdoppiamenti e moltiplicazioni, che al confronto Star Trek sembra Dallas.
Il principale piacere legato a Rick and Morty sta proprio nella soddisfazione di vedere all’opera la creatività pura, imbrigliata in una struttura abbastanza solida da renderla pienamente coerente, ma sufficientemente elastica da lasciare agli autori libertà pressoché totale.
Non c’è niente che non possa succedere, in Rick and Morty, a partire da quelle pupille schizzate dei personaggi che sembrano fin da subito un atto di ribellione contro le regole ferree delle altre serie animate. E le cose migliori accadono proprio quando vengono messe in crisi le fondamenta stesse del racconto televisivo, dalla permanenza degli stessi protagonisti (dopo qualche episodio diventa difficile capire se i Rick e Morty che vediamo sono gli originali, considerando la quantità di doppelganger sparsi per le varie dimensioni continuamente incrociate), alla classica rappresentazione univoca dello spazio visivo (come in quel fantastico episodio in cui una progressiva divisione delle linee temporali si traduce in una divisione fisica dello schermo, nelle cui varie porzioni succedono cose differenti).
Il tutto, ovviamente, per la soddisfazione specifica degli appassionati di fantascienza, che in Rick and Morty vedono un calderone stracolmo di tutti i temi e le situazioni che hanno fatto grande il genere, qui spesso elaborate e rimasticate fino alle loro più estreme e vertiginose conseguenze.
Insomma, se qualche settimana fa suggerivamo di recuperare gli animali sorprendentemente umani di Bojack Horseman, oggi consigliamo gli umani fluidi e multidimensionali di Rick and Morty, nella consapevolezza che, a volte, il modo migliore per aprire il cervello è mettersi di fronte a una pura esibizione di creatività. Quello, e il fatto che per una buona metà gli alieni di Rick and Morty hanno la forma di giganteschi testicoli, cosa che fa sempre ridere.
Mai come in questo caso, se deciderete di recuperare Rick and Morty vale la pena dirsi: ne vedrete delle belle.