The Mick – Pensavo molto peggio di Diego Castelli
Una comedy più onesta e divertente di quanto ci si aspettasse
Quando ho sentito parlare per la prima volta di The Mick ho subito pensato a una roba perdibilissima: l’idea della zia scapestrata che, dopo l’arresto e la fuga della sorella precisina, diventa tutrice di un tot di nipoti, mi dava l’idea di un polpettone zuccheroso in cui le briose birichinate della zia un po’ matterella non sarebbero bastate a rovinare la famiglia, che invece avrebbe tratto tantissimo vantaggio dalla sua verve un po’ sopra le righe. E via di abbracci e lacrime e filosofia spicciola da provincia americana benestante.
Sì insomma, una roba da ammazzarsi per overdose di caramelle gommose, con l’unica speranza data dalla programmazione su FOX, che di solito non ha problemi a essere un tantino più cattivella di altre generaliste come NBC o ABC.
Ebbene, mi sono dovuto ricredere. Intendiamoci subito, non è Shameless, però il concept potenzialmente caramelloso è stato tenuto su un livello più graffiante, meno scontato. In casi come questo, per capire il livello di tamarraggine a cui una serie può spingersi, un buon indicatore è il trattamento dei bambini: se ci sono ragazzini nel cast (inteso sia come personaggi che come attori), gli autori vengono necessariamente posti di fronte alla scelta di cosa sia “opportuno” mostrare e non mostrare, cosa i bambini possono permettersi di fare, nella ricerca della gag e della risata, e dove invece devono fermarsi, perché andare troppo in là sarebbe sconveniente. Roba che poi le associazioni religiose ti fanno i picchetti sotto la sede aziendale con cartelli tipo “o Gesù o l’inferno”.
La buona notizia è che The Mick non si fa troppi problemi, anzi. Sotto lo sguardo non-troppo-esperto di zia Mackenzie (interpretata dalla Kaitlin Olson di It’s Always Sunny in Philadelphia) gli autori Dave e John Chernin piazzano tre tipetti niente male: Sabrina, adolescente inquieta e ribelle, Chip, giovanotto laccato incapace di abbandonare la sua vita di agi, e il piccolo Ben, il classico bambinello seriale a cui si chiede di essere più spigliato e divertente di quanto la sua età farebbe supporre.
E con mia piacevole sorpresa, i tre funzionano molto bene: forse il momento in cui The Mick mi ha convinto davvero è stato quello in cui il piccolo Ben, dopo aver male interpretato un dialogo della zia, comincia a rubarle le pillole anticoncezionali credendole anabolizzanti per supereroi, finendo con l’essere completamente stordito dagli ormoni che lo trasformano in una parodia effemminata di se stesso.
Ecco, la cosa buona di The Mick è proprio questa: è una serie che promette di essere cattiva, che all’inizio sembra non esserlo abbastanza (il pilot è l’episodio che mi è piaciuto meno finora) ma che poi riesce a tirare fuori un po’ di sugo, per mettere insieme 20 minuti che scorrono via rapidi e sorprendono per ritmo e qualità delle trovate, in cui non manca un’ampia dose di ponderata stupidità (incarnata in larga parte dal compagno demente della protagonista, il rozzissimo Jimmy).
Ancora una volta, non aspettatevi un capolavoro o una rivoluzione, però un prodotto migliore del previsto, ecco, questo sì. Gli ascolti per ora sono pure discreti, quindi dà l’impressione di essere anche abbastanza solido sul medio-lungo periodo.
Perché seguire The Mick: aveva tutte le carte in regola per essere una comedy zuccherosa e banale, e invece diverte più del previsto.
Perché mollare The Mick: per certi versi sembra una lontana cugina povera di Shameless che però, beh, non è Shameless.