Shameless 7 season finale: sembrava quasi di poter chiudere qui di Diego Castelli
Una delle chiusure più definitive di sempre, due giorni prima del rinnovo
Agli appassionati di serie tv capita spesso di provare una strana sensazione: quella di temere il futuro incerto di una serie più di quanto non si tema la possibilità che finisca subito e bene. Per dirla in altre parole, ogni volta che un telefilm supera un certo numero di anni di attività cresce il rischio che le nuove stagioni siano poco più che un rimescolamento di quelle vecchie, e quindi quasi quasi si finisce con lo sperare che si possa concludere con un bel bottone, dopo il quale conservare solo buoni ricordi.
Parlando oggi di Shameless, è bene sottolineare che non sono qui a chiederne la chiusura, e anzi sono ben felice di apprendere che è stata rinnovata per un’ottava stagione dopo la risoluzione di certi problemi col contratto di Emmy Rossum (che nei mesi scorsi chiedeva sostanzialmente una paga più importante, al pari di William H. Macy, che forse ha ottenuto). Detto questo, è anche vero che il season finale della settima stagione, andato in onda pochi giorni fa, è il più “conclusivo” che abbiamo visto finora. Forse impauriti proprio dalle intemperanze della bella e brava protagonista, gli autori hanno confezionato un ultimo episodio che potrebbe davvero essere un finale di serie, lasciando così qualche dubbio nella mente degli spettatori: che faccio, mollo tutto adesso che sono così felice e non devo temere di rovinarmi niente? Oppure vado avanti rischiando che sbrachino?
La domanda è provocatoria, ovviamente: certo che andiamo avanti, andiamo avanti finché ce n’è e al massimo ci riserviamo il diritto di lamentarci dopo. Ma rimane il fatto che questa settima stagione ha trovato una insolita quadratura del cerchio, che negli altri anni non era mai stata così netta.
Intendiamoci, non è la prima volta che Shameless annega i suoi protagonisti in mille problemi, per poi dargli una qualche possibilità di speranza e redenzione sul finale. Succede quasi sempre, anzi, e il senso profondo della famiglia Gallagher è anche quello di un’unione folle e disfunzionale che però, alla fine di ogni stagione, è sempre lì.
Allo stesso tempo, ogni anno sentiamo il bisogno di andare avanti perché rimangono delle cose in sospeso, per lo meno nel desiderio di vedere i nostri beniamini raggiungere un successo e una serenità che puntualmente gli vengono sfilati da sotto i piedi, malgrado lo spirito di adattamento dei Gallagher sia così potente da consentirgli sempre di tirar fuori un sorriso anche nei momenti peggiori.
Questa volta invece si è andati un po’ oltre. Nel corso della stagione, come di consueto, gli autori hanno raccontato le mille sfide che ogni membro della famiglia ha dovuto affrontare, problemi da imputare in parte al mondo assai difficile in cui vivono, e in parte alla loro proverbiale vena autodistruttiva. Così abbiamo seguito le peripezie di Fiona-imprenditrice, l’alcolismo mai davvero sconfitto di Lip, le battaglie di Debbie per tenersi la figlia, e ovviamente la sottotrama migliore di tutte, cioè Kevin e Veronica che si vedono “rubare” il bar da Svetlana perché sono troppi idioti per accorgersene.
Verso la fine, però, certi nodi sono venuti al pettine in maniera ben più definitiva rispetto al passato, dandoci un senso di chiusura e pure, perché no, di felicità, a cui forse non siamo abituati.
Il tutto parte, paradossalmente, da un evento che felice non è, ovvero la morte di Monica. Alla ricomparsa della matriarca Gallagher ero rimasto freddo: mi sembrava che il personaggio, sopra le righe com’è, non avesse granché altro da aggiungere rispetto a quanto avevamo già visto. In realtà le rimaneva proprio quell’ultimissima cartuccia da sparare, un evento che in qualche modo sporca l’immortalità da cartone animato dei protagonisti (e soprattutto di Frank) costringendoli a confrontarsi con il tema dell’ineluttabilità, con qualcosa che cozza vistosamente con il loro classico tirare a campare, che presuppone sempre e comunque l’idea di nuove possibilità tirate fuori da chissà dove.
Invece no, Monica muore, peraltro in maniera molto “normale”, e lascia figli e marito nella necessità di organizzare il funerale e fare i conti con l’addio a una figura assai controversa, ma che rimane centrale nelle loro vite. Il tono rimane sempre abbastanza allegro, grazie alle battute di Kevin o a scene “senza vergogna” come quella in cui Fiona nasconde la metanfetamina nella bara, e i personaggi reagiscono in maniera tutto sommato realistica alla scomparsa della madre, con quel misto di tristezza quasi inevitabile e sano menefreghismo nei confronti di una donna assai difficile che era ormai da tempo fuori dalle loro vite.
Eppure, malgrado i ragazzi Gallagher abbiano imparato da tempo a sopravvivere da soli, la morte della madre arriva in un momento cruciale del loro percorso, e finisce col coincidere con decisioni importanti e, come si diceva sopra, apparentemente definitive.
Una delle scene migliori è quella del confronto tra Fiona e Frank, forse il più onesto e schietto dall’inizio della serie, in cui la ragazza spiattella in faccia al padre tutto il rancore di bambina cresciuta troppo presto, e Frank è troppo addolorato per ribattere con le sue solite filippiche. Per la prima volta, forse, vediamo fronteggiarsi una figlia delusa e un padre colpevole, con tutta la semplicità e la forza di uno scontro così a lungo rimandato.
E se questo è un simbolo di chiusura morale, di regolamento di conti da cui ripartire, tutto intorno ci sono eventi ancora più concreti: Lip sembra davvero aver trovato la chiave per superare la sua dipendenza, una chiave che passa finalmente da una decisione e un percorso interiore, piuttosto che dalla buona volontà di altre persone; Ian ha detto addio al suo passato già nell’episodio precedente, lasciando Mickey e accettando una vita più equilibrata; Carl è tornato trasformato dall’accademia, non certo uno stinco di santo ma ora un po’ più lontano dalla sedia elettrica; la stessa Fiona sta riuscendo effettivamente a farsi strada, passando nel giro di 2-3 stagioni da cameriera senza prospettive a prossima proprietaria di un intero condominio.
Si arriva dunque alla considerazione iniziale: al netto di alcuni dettagli rimasti indietro (come il bar di Kevin o l’introduzione di nonno Bill, di cui vorremmo vedere un altro po’), c’è una forte sensazione di chiusura, come se la scomparsa di metà della coppia che ha generato la stirpe Gallagher fosse un punto fermo su cui costruire una vita nuova. Se Shameless fosse finita così, con giusto due-tre ulteriori piccoli accorgimenti, non avremmo avuto niente da dire, anche perché da questa serie non possiamo né vogliamo aspettarci un finale eccessivamente proiettato sul futuro: quando sarà il momento, ci basterà sapere che potranno continuare a cavarsela.
Invece si va avanti, con la gioia di poter rimanere vicini ai nostri beniamini, ma anche con la consapevolezza che bisognerà fare uno sforzo ulteriore per trascinarli in nuovi problemi, proprio ora che, chi più chi meno, sembravano aver trovato una quadratura del cerchio.
Una volta avrei anche potuto dire “sì dai, infierite, fategliene di ogni!”. Ora invece, dopo sette anni, gli voglio troppo bene e quindi dico: “non esagerate dai, proprio ora che per una volta non stanno combinando casini!”