Chance: Hugh Laurie è tornato medico di Diego Castelli
Ma è tutto diverso dai tempi di House
Oggi parliamo di una serie con protagonista Hugh Laurie, in cui l’attore inglese interpreta un medico americano il cui cognome è anche il titolo della serie.
Fortunatamente però le similitudine con House MD finiscono qui, sennò era una poracciata.
In onda su Hulu (ma dire in onda per piattaforme tipo Hulu, Amazon e Netflix fa sempre un po’ ridere), Chance è tratta dal romanzo omonimo di Kem Nunn, che è anche creatore della serie.
Si raccontano le vicende di un neuropsichiatra forense, Eldon Chance, che è non esattamente uno psichiatria come lo intendiamo sempre in tv (“si sieda sul lettino, mi racconti della sua infanzia e per cortesia la smetta di mangiarsi le sopracciglia”), perché in realtà è un consulente delle autorità, che chiedono il suo consiglio su come trattare questo o quel paziente, magari implicato in qualche problema legale, per poi lasciare ad altri l’effettivo compito di seguirlo.
Chance è divorziato, ha una figlia adolescente, e un passato oscuro in cui lui stesso è stato vittima di problemi mentali non ancora ben specificati che hanno rischiato di compromettere la sua carriera. Quella che i narratologi chiamano “ferita inconscia”, il problema nel passato che ogni buon eroe deve avere per non essere troppo perfettino.
Chance è uno show abbastanza particolare, un po’ diverso dall’inevitabile aspettativa generata dal binomio “Hugh Laurie + medicina”. Lontano dalle strutture della tv generalista, che anche in una serie innovativa come House prevedeva il concetto del caso di puntata, Chance è invece un drama e un thriller prima che un medical. Sostanzialmente incentrata su un unico caso che gira intorno alla figura di Jaclyn Blackstone, fascinosa moglie di un poliziotto corrotto e violento che la picchia, la serie è una discesa agli inferi per il povero Eldon, che fa già fatica a tenere in piedi una vita serena che non contempli problemi economici e menate familiari, e che improvvisamente si trova coinvolto in un brutto giro da cui non riesce a uscire e che gli mette davanti diverse alternative d’azione, tutte rigorosamente malate e oscure.
Chance è una buona serie, se si sa come prenderla. Ambientata nella splendida San Francisco e sviluppata su un ritmo compassato e denso, ha bisogno di tutta la vostra attenzione per potervi tirare dentro nei suoi meccanismi, non perché siano particolarmente complicati, ma perché sono giocati sulle piccole sfumature, su frasi dette e non dette, sul tempo necessario a creare una tensione montante, che però raramente esplode come nei classici thriller hollywoodiani.
Se vi avvicinate alle lunghe puntate di Chance con occhio distratto e già stanco, è possibile che vi annoi molto presto, specie considerando che la prima puntata è particolarmente introduttiva e non esattamente galoppante.
Ma se gli date una chance vera (prima o poi la battuta doveva arrivare…) allora Chance potrebbe riuscire a tirarvi dentro un gorgo lento ma inesorabile, in cui il protagonista trova sempre meno appigli che garantiscano la sicurezza sua e dei suoi cari. Con pochi tocchi, poche minacce e molti indizi ambigui, Chance diventa presto una gabbia in cui un uomo intelligente ma tutto sommato “qualunque” si trova ad affrontare pericoli a cui non è per nulla abituato.
Girata in maniera abbastanza tradizionale, Chance può ovviamente contare sul carisma di Hugh Laurie, che torna a ipnotizzarci con la sua volce calda e profonda e il suo perfetto accento americano (finto), muovendosi in un ambiente tutto sommato ordinario ma popolato di personaggi precisi, tutti al posto giusto: dalla figlia in gamba ma problematica alla strana segretaria che gli fa un po’ da balia, passando per i coniugi Blackstone (il marito ha la faccia di Paul Edlstein, ex Private Practice, Scandal, Prison Break) e arrivando al comprimario migliore di tutti. Parliamo di D, l’improvvisato braccio armato e mentore di Eldon, che lavora in un negozio di antiquariato ma è soprattutto un ex soldato esperto di armi e autodifesa, che titilla il protagonista con la possibilità di farsi pagare per andare a menare il sordido Blackstone, fungendo quindi sia da aiuto ma anche da tentazione verso il male e il caos.
Interpretato dal sorprendente Ethan Suplee – che passa dal mitico Randy di My Name is Earl, buffo e pacioccone, a un bestione piantatissimo con lo sguardo da matto – D è un personaggio assai caricato, al limite del fumetto, ma che funziona benissimo come finestra verso un modo buio e violento che il protagonista non conosce, e da cui è contemporaneamente attirato e respinto.
Come, una buona serie, che magari non vi devasta il cervello ma lo coccola con la sua solidità e classe, al patto però di darle lo spazio mentale che merita.
Perché seguire Chance: ottimo cast, tensione sottile ma palpabile, sviluppo potenzialmente interessante.
Perché mollare Chance: il ritmo è volutamente lento, riflessivo e psicologico, quindi se volete sparatorie, inseguimenti e dialoghi rapidissimi cercate altrove.