28 Ottobre 2016 5 commenti

Goliath – Billy Bob Thornton non delude mai di Marco Villa

Un pilot scritto come dio comanda per una serie che non può fare altro che crescere

Copertina, Pilot

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Avvertenza: la presente recensione si basa solo sul pilot di Goliath

Alzi la mano chi non sopporta Billy Bob Thornton. Bene, potete anche uscire perché noi lo amiamo. Abbiamo adorato la sua partecipazione alla prima stagione di Fargo e quando l’abbiamo visto comparire nel primo episodio di Goliath ci siamo sentiti subito a casa. Sì, perché Thornton è uno di quegli attori che è in grado di riempire da solo una scena: il suo carisma, la sua capacità di catalizzare l’attenzione è tale da far partire qualsiasi progetto a cui partecipa con un vantaggio non da poco. Se poi quello che c’è intorno è una bomba, abbiamo Fargo. Se invece quello che c’è intorno è una buona serie, abbiamo Goliath.

Goliath è una nuova serie di Amazon, la cui prima stagione (otto episodi) è stata diffusa il 14 ottobre. Protagonista assoluto è Billy Bob Thornton, avvocato che è stato di successo ma che, per motivi ancora sconosciuti (nel pilot), ha dovuto abbandonare lo studio miliardario che aveva fondato e ora si ritrova a fare l’avvocato d’ufficio per casi minuscoli. La sua caduta ha provocato la fine del matrimonio con la moglie (Maria Bello), a sua volta avvocato nello studio, e un rapporto non facile con la figlia. Se si parla di caduta, si sa già che arriverà l’occasione di riscatto, che si presenta puntualmente sotto forma di grande caso di ingiustizia che metterà Billy di fronte proprio al suo ex studio.

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La storia è quanto di più classico si possa vedere: il genio punito e perduto, che torna a far valere il proprio talento è un archetipo narrativo fin troppo usato, ma Goliath riesce a trovare un tono e un taglio tali da non rendere il pilot l’ennesima variazione sul tema. Del resto, si tratta di una serie di David E. Kelley, uno che non solo ha fatto cose come Chicago Hope e Ally McBeal, ma ha anche sposato Michelle Pfeiffer. La calibrazione della scrittura è fondamentale, perché porta alla nascita di un personaggio che riesce a mantenersi in equilibrio prima di sprofondare nel cliché: il personaggio di Billy ha ovviamente perso la propria strada, ma si mantiene un passo prima dell’autodistruzione. Il rapporto con la figlia non è facile, ma nemmeno compromesso, così come il suo rapporto con l’alcol. Elementi che permettono di normalizzare tutta la situazione e di smorzare quella sensazione sempre antipatica di genio maledetto cui si accennava in precedenza.

Parlavamo di scrittura attentissima, fatto che si vede anche nel contraltare che viene dato al protagonista: il cattivone è il suo ex socio Donald (William Hurt, mica cazzi), che viene caratterizzato a metà strada tra un supercattivo dei fumetti e uno di James Bond. Mezzo sfigurato, sempre calato nella penombra, risulta completamente estraneo al contesto realistico della serie, ma non appare forzato proprio perché bilancia la verosimiglianza di Billy.

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Il titolo Goliath si riferisce ovviamente alla sfida lanciata da un pugno di outsider a una potenza sulla carta imbattibile, ma è abbastanza chiaro che il vero centro della serie sarà proprio lo scontro tra i vecchi soci e il passato del protagonista. Già da subito si capisce che il caso sarà probabilmente appassionante, ma quasi in secondo piano rispetto alle due sottotrame appena citate.
A proposito di sottotrame, non mancano quelle che alleggeriscono, tipo la prostituta che fa da assistente legale a Billy o il rapporto con l’avvocatessa che arriva a proporgli il caso, non immaginando di scatenare nell’avvocato ormai rassegnato un ultimo sussulto di orgoglio. Un pilot fatto come si deve, una scrittura misurata e precisa, un cast ottimo. Con questi presupposti, Goliath può solo crescere.

Perché seguire Goliath: per Billy Bob Thornton e per una scrittura eccezionale
Perché mollare Goliath: perché non sarà mai il super-legal e perché sarà piuttosto la solita storia di riscatto



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