Outcast – La nuova serie horror di Robert Kirkman di Andrea Palla
Dal fumetto alla tv, arrivano i demoni dell’autore di The walking dead
Quando parliamo di horror il mondo della serialità televisiva ci ha abituato a prodotti di vario gusto, dai più classici telefilm di matrice teen (Buffy, Supernatural, Teen Wolf), a produzioni mutuate da saghe cinematografiche di successo (il recente Scream), fino ad arrivare a piccoli e grandi cult che si muovono tra il grottesco (True Blood) e l’efficace sospensione dell’incredulità (X Files). Queste serie, nella maggior parte dei casi, basano la matrice della propria continuità su un’audience con bassi indici di aspettativa – un po’ di cerone e di ketchup, e il cagatone che intrattiene è servito – , oppure all’opposto su un pubblico adoratore di una scrittura creativa di alto livello, che spesso sfiora il surrealismo.
Non sono comunque molte le serie tv con un’anima spiccatamente dark e orrorifica, e tra queste ricordiamo sicuramente l’ormai consolidata The Walking dead, partorita dalla penna dello sceneggiatore di fumetti Robert Kirkman e riadattata per la televisione dal regista Frank Daramont. Tra alti e bassi gli autori sono riusciti a mantenere la tensione per sei stagioni, partendo da un assunto banale ma efficace: la guerra tra zombie e umani, in un’alternanza di scene d’azione da videogioco e momenti di conflitto nella fazione dei vivi; conflitto che George Romero, uno che di zombie ne sa abbastanza, è riuscito a definire in maniera poco lusinghiera “una telenovela”. Nonostante l’illustre stoccata, la serie ha resistito con un pubblico di fedelissimi; ci si doveva dunque aspettare che Kirkman si mettesse presto al lavoro su un nuovo fumetto, con i network televisivi pronti ad accaparrarsi la gallina dalle uova d’oro per andare così ad arricchire, a partire dal 6 giugno 2016 e in contemporanea mondiale (in Italia lo vedremo su Fox), il panorama delle serie horror.
Ladies and gentlemen, vivi e non-morti: parliamo di Outcast. Con somma e sanguinolenta gioia Fox ha già infatti distribuito in anteprima sul proprio sito web il pilot sottotitolato, consentendoci così di parlarvene in anticipo di qualche giorno rispetto alla messa in onda ufficiale. Questo articolo si baserà dunque sia sulla visione del primo episodio, ma anche sulla lettura del fumetto, di cui il sottoscritto è fan, tramite il quale poter delineare il possibile percorso della prima stagione.
Come e più di The Walking dead, Outcast parte da un orrore di stampo classico, potremmo quasi sbilanciarci a definirlo l’orrore più classico e più spaventoso: le possessioni demoniache. Non c’è però da aspettarsi il solito e ritrito sviluppo fatto di esorcismi e preghiere rivolte a Dio, condite da acquasanta e bestemmioni con la lingua verde di fuori. In Outcast non è il Diavolo di matrice cristiana il nemico da combattere, quanto piuttosto una ben più misteriosa organizzazione occulta, in cerca di un potere che il nostro protagonista, Kyle Barnes, sembra possedere in maniera inconsapevole.
Senza scendere in spoiler che produrrebbero bestemmioni ben peggiori di quelli di cui sopra, la trama di Outcast ruota intorno a questo giovane, che fin dalla tenera età si è trovato perseguitato da potenti forze demoniache, così dolci e affettuose da aver costantemente occupato il corpo di pressoché tutte le persone a lui care. Dopo anni di imposta solitudine e isolamento, Kyle tornerà ad affacciarsi alla vita sociale grazie alle pressanti attenzioni della petulante sorella, potendo così fare il suo incontro con il reverendo Anderson, sua vecchia conoscenza, impegnato a liberare un bambino da un potente e sconosciuto ospite soprannaturale, e a indagare sugli inspiegabili fenomeni che stanno colpendo l’angosciante cittadina di Rome. L’evento innescherà una serie di domande tanto nel lettore/spettatore, quanto nei personaggi stessi, che si muoveranno a tentoni alla ricerca della verità. Un po’ complotto, un po’ religione, con l’arma vincente di una messa in scena a forte impatto cinematografico, mixata con una fotografia che a giudicare da questo primo episodio sarà costantemente cupa e disturbante.
Diversamente dal primo prodotto di Kirkman, dove gli spazi aperti e la collettività fungono da espediente per innescare una sensazione di agorafobica angoscia nello spettatore, in Outcast la dimensione in cui ci si addentra è quella dell’interiorità di Kyle, del suo spaventoso passato, e dell’immaginaria cittadina di provincia Rome, fatta di povertà, case scrostate, e tutta una serie di personaggi disagiati a cui i nostri saranno costretti a prestare aiuto. Secondo quanto traspare dal fumetto la continuità orizzontale è il fulcro della narrazione, con una blanda presenza di storie verticali, rappresentate dai casi che di volta in volta Kyle e Anderson dovranno affrontare. Accanto a loro, altri personaggi vanno a rappresentare quei tasselli del puzzle necessari per ricostruire lentamente i drammatici e confusi ricordi di Kyle, quegli stessi ricordi che avevano convinto il giovane a rifugiarsi nell’asocialità, e che solo ora il ragazzo trova il coraggio di affrontare, così da risolvere finalmente il mistero che aleggia intorno alla sua stessa esistenza.
Insieme a Kirkman ha lavorato al progetto anche Paul Azaceta, disegnatore di successo e co-creatore di Outcast, che ha contribuito a delineare visivamente i personaggi della serie e i fondali dark che la caratterizzano. Ciò che colpisce nel pilot è un’ottima qualità visiva, un’aderenza alle tavole originali, e un’appetitosa dose di orrore. Niente vomito verde, niente camminate sulle pareti, ma certamente situazioni poco piacevoli nelle quali i nostri si imbatteranno, mentre noi spettatori seduti comodamente sul divano ci porremo l’antica domanda: “ma chi glielo ha fatto fare?”
Una piccola critica va invece mossa al ritmo di questo esordio, impegnato a gettare molte basi che per i lettori del fumetto sono l’antipasto di un futuro più succulento, ma che cinematograficamente sembrano perdersi in battute e situazioni fin troppo canoniche. La speranza è che la scrittura televisiva possa mantenere gli aspetti più claustrofobici del fumetto, con una resa in movimento di quello che sui disegni è delineato attraverso la staticità di immagini simboliche. Se la regia saprà riportare fedelmente questi dettagli evitando la diluizione eccessiva di sequenze piene di retorica, Outcast potrà davvero offrire allo spettatore una sensazione di disagio, a tratti di disgusto. Per prepararsi al peggio, anche televisivamente parlando, sarebbe comunque meglio portarsi avanti e chiamare l’esorcista. Ben che vada vi godrete insieme a lui e a un buon Spritz la prima stagione della serie; mal che vada, sarà pronto ad accogliere le vostre imprecazioni rivolte al teleschermo.
Perché seguire Outcast: perché parte da un orrore canonico, costruendoci intorno un mondo di complotti e misteri soprannaturali.
Perché mollare Outcast: perché i demoni non sono nulla di così originale, e alla lunga potrebbe rischiare di perdersi in forzate trame verticali.