The Path: Aaron Paul e Hugh Dancy insieme! [NO SPOILER] di Diego Castelli
Due facce mitiche del piccolo schermo riunite in una setta
Non è un mistero che i serialminder siano romantici e nostalgici, quindi potete immaginare la reazione alla notizia che Hulu aveva in cantiere una serie con protagonisti Aaron Paul e Hugh Dancy.
VEDERE. SUBITO.
Questa è la reazione, a prescindere dalla trama, dalla rete, dal budget, possono pure interpretare due cassieri del supermercato.
È con questo spirito da tossicomani in astinenza da Breaking Bad e Hannibal che ci avviciniamo a The Path, nuova serie di Hulu creata da Jessica Goldberg, sceneggiatrice e drammaturga già al lavoro su Parenthood.
E la notizia più gioiosa della giornata è che, nostalgie e romanticismi a parte, The Path si presenta piuttosto bene.
Tutto gira intorno a una setta (o culto, o “movimento”) fondata da tale Steven Meyer, che si è sobriamente autoproclamato Guardiano della Luce. Come tutte le sette, anche questa promette ai propri adepti un futuro di gioia e pace mentre tutto intorno il mondo sta andando a scatafascio. Meyer al momento è in Perù, impegnatissimo a scrivere gli ultimi, decisivi capitoli di The Ladder, sorta di libro sacro che dovrebbe contenere le regole con cui i membri del culto possono ascendere verso il paradiso, e così il potere decisionale del movimento sulla costa est è affidato a Cal (Hugh Dancy). Nel villaggetto gestito da Cal c’è Sarah (Michelle Monaghan), sua vecchia fiamma, che però ora sta insieme a Eddie (Aaron Paul), che è appena tornato da un ritiro spirituale e forse sta cominciando a maturare qualche dubbio sulla bontà e sincerità della setta.
Queste sono le premesse, a cui si aggiungono alcune altre figure importanti come ad esempio Mary (Emma Greenwell, la Mandy di Shameless), neo-acquisto della setta e ragazza con non pochi problemi personali, mentali, di famiglia, forse anche di alitosi e gomito del tennista.
Se state pensando a un sottile gioco di equilibri che mostri i pro e contro dell’appartenenza al culto, siete sulla strada sbagliata. Non c’è infatti grande dubbio sul fatto che nel gruppo qualcosa non torni, e che i capi della setta siano in qualche modo manipolatori di povere menti semplici. Io non sono molto esperto dell’argomento, e non vorrei dire scempiaggini, ma per quel poco che ne so mi pare abbastanza evidente il richiamo a Scientology, che esattamente come la setta di The Path prevede un sistema di scalini a crescita costante, in cui gli adepti acquisiscono maggiore potere, libertà e – si suppone – conoscenza e felicità man mano che salgono la scala (in The Path si parla appunto di “ladder”).
Per dirla ancora più concretamente, in questa serie Hugh Dancy è il cattivo e Aaron Paul il buono.
La cosa importante, però, è che questa esplicitazione non toglie forza drammatica al resto del racconto. Costruita soprattutto come un thriller psicologico, The Path racconta di un uomo resosi conto che la verità è altrove, e di un altro uomo che forse già lo sapeva, ma intanto sfrutta la situazione per il proprio tornaconto. In mezzo c’è Sarah, che per ora continua a credere agli insegnamenti di Meyer e può diventare l’ago della bilancia, il centro di gravità attorno al quale ruotano i due protagonisti maschili.
The Path funziona perché è in grado di essere semplice ma non scontata. La Goldberg sa costruire una buona tensione, basata su elementi e tecniche tutto sommato tradizionali ma che funzionano (che vanno dalle porte che si aprono piano piano e si spalancano solo alla fine, all’uso di flash back incrociati che raccontano contemporaneamente tempi diversi). Soprattutto, almeno nel pilot, ha trovato un buon equilibrio informativo: il primo episodio racconta già molto dei protagonisti, della loro vita e delle dinamiche che generano la suspense, ma allo stesso tempo tiene segreti un buon numero di dettagli, dandoci l’impressione di sapere già molto ma di voler sapere di più. Molto meglio, quindi, di certi pilot che dicono troppo o che, al contrario, puntano a essere criptici risultando più che altro incomprensibili.
Gli interpreti fanno tutto il resto, in parte puntando su ciò che sanno già fare: come in Hannibal, Dancy è un personaggio ambiguo e misterioso, anche se qui siamo decisamente più spostati sullo psicopatico nascosto. Aaron Paul, dal canto suo, ha gioco facile a interpretare un personaggio gravato da un enorme peso morale, cosa che già faceva con Jesse Pinkman nella seconda parte di Breaking Bad.
Aggiungete qualche piccolo guizzo di stile, come per esempio la copertina là in alto, dove quelli che parlano di “luce” sono in realtà quelli “al buio”, e avete il quadretto completo.
È presto per usare paroloni o per lasciarsi andare a entusiasmi troppo facili, anche perché The Path è sì solida, ma non incredibilmente innovativa (di strane sette, pur con toni assai diversi, ne abbiamo già viste anche nel recente passato, da The Following a The Leftovers). Certo è che i 56 minuti di pilot scorrono via che è una bellezza, e viene subito voglia di vedere il secondo episodio. Mi pare già un bel risultato.
Perché seguire The Path: semplice nelle premesse e nello sviluppo, il pilot riesce però ad affascinare coi toni cupi, i segreti nascosti e la bravura degli attori.
Perché mollare The Path: non sarà mai una serie “leggera”, e anzi rischia di diventare parecchio cupa e pesante. Se è un pregio o un difetto, lo lascio decidere a voi.