The Aliens – Una serie tv grottesca in perfetto stile british di Marco Villa
Gli alieni sono sbarcati sulla Terra 40 anni fa e noi li abbiamo chiusi in ghetti
Popolazioni che vengono da lontano e arrivano ad abitare nei nostri paesi con il solo obiettivo di provare a vivere una vita migliore, ma finiscono per essere etichettati come diversi e spediti in centri di contenimento, con la prospettiva di essere rispediti a casa o al massimo di poter vivere una vita da cittadini di serie b. Un copione che va avanti da anni e che continuerà a ripetersi negli anni a venire, raccontato dal punto di vista di chi quel viaggio lo compie. Perché poi c’è l’altro lato della medaglia, ovvero cittadini originari dei paesi dove avvengono gli sbarchi, che si sentono invasi, temono aumenti incontrollati della criminalità e si domandano per quale motivo dovrebbero spendere risorse e personale per controllare gente che nessuno ha invitato a casa propria. La nuova serie tv di E4 parla proprio di questo, con una sottile differenza: gli altri, quelli che arrivano, non sono esseri umani nati in posti peggiori di quelli che in cui viviamo noi, ma esseri che arrivano letteralmente da un altro pianeta. Sì, come lasciava intuire il titolo, The Aliens parla di alieni.
Alieni arrivati sulla terra 40 anni fa e qui rimasti: niente mostri a tre teste o esseri con braccia bislunghe. No, gli alieni raccontati in The Aliens sono esattamente come noi umani, almeno esternamente. In realtà il loro dna contiene delle differenze, grazie alle quali vengono riconosciuti e si comportano in modo differente. Per dire, soffrono come cani se sentono alcune frequenze sonore innocue per gli uomini, si drogano con il detersivo per lavastoviglie e i loro peli e capelli vengono fumati dagli umani come se fosse crack. In The Aliens, gli alieni vengono segregati in zone ben delimitate della città: di giorno lavorano come schiavetti di noi umani, ma di notte devono tornare rigorosamente nei loro ghetti. Il parallelo con la realtà dei nostri giorni è evidente, ma The Aliens riesce a mantenere tutto su toni grotteschi: la storia principale è quella di Lewis, che lavora come guardia di frontiera in uno dei check point tra città e ghetto, che vede la propria vita cambiare in modo incredibile in poche ore. Prima viene trascinato in una storia di gang aliene che spacciano capelli, poi scopre di essere a sua volta alieno. E qui ovviamente tutto cambia: da fiero razzista incazzato con gli alieni, dovrà fare i conti con la sua situazione, scoprendo che in fondo tutti possiamo essere diversi agli occhi di qualcuno.
Fosse una serie americana, sarebbe un drammone esistenziale di quelli senza speranze. Per fortuna, invece, siamo in Inghilterra e allora The Aliens si pone a metà tra drama e comedy, un po’ come faceva Misfits, con cui condivide più di un punto. C’è gente che muore e soffre, ma anche battute idiote a non finire e situazione che superano il surreale per arrivare dritte al demenziale. Del resto, il volto del protagonista Michale Socha (This is England e Being Human tra le tante serie nel suo cv) si presta alla grande a passare in pochi istanti da eroe tragico e disperato a imbecille a tutto tondo.
La bellezza di The Aliens e le ottime prospettive espresse nel pilot risiedono proprio in questa capacità di mantenere costantemente un doppio registro, come a legittimare la volontà del creatore Fintan Ryan di voler parlare di attualità scappando dall’attualità stessa. Tutto un gioco di rimandi e livelli di lettura che può diventare qualcosa di davvero grosso o almeno di culto.
Perché seguire The Aliens: per il tono tra il tragico e il demenziale
Perché mollare The Aliens: perché non sarà mai un dramma vero, né una comedy vera