Heartbeat: NBC ha rifatto Grey’s Anatomy, giusto per dispetto di Diego Castelli
Noia dopo due minuti
C’era una volta la tv generalista che proponeva cose nuove e si permetteva addirittura (pensa te) di sperimentare. I Lost, gli House, perfino i Grey’s Anatomy sono nati così, nel tentativo di offrire qualcosa di nuovo.
Nel 2016, purtroppo, i grandi network americani hanno sempre più paura di sbagliare. Ogni tanto si permettono ancora di spingere un po’ sull’acceleratore (tipo ABC con American Crime) ma nella maggior parte dei casi hanno abdicato lo scettro della vera qualità, o almeno della novità, alle molte cable e alle nuove piattaforme come Netflix, Amazon e Hulu.
Heartbeat, nuova serie medical di NBC, è l’ennesimo esempio di questa deriva facilotta e super-easy. Creata da Jill Gordon, prodotta fra gli altri da Amy Brenneman (ex co-star di Private Practice e oggi nel cast di The Leftovers), e interpretata da Melissa George, Heartbeat racconta della vita lavorativa e privata di Alex Panttiere, chirurgo cardiotoracico di fama mondiale, una delle poche donne a eccellere nel campo, nonché proprietaria di un cognome che sembra un unico errore di ortografia.
Bastano pochissimi minuti per rendersi conto di come Heartbeat sia poco più che uno scimmiottamento di Grey’s Anatomy. La protagonista (donna, chirurgo, talento e amore) è la classica campionessa che va contro il sistema, quella il cui talento smisurato diventa scusa per farsi passare tutto e per andare controcorrente, solitamente perché lei tiene alla vita dei pazienti mentre i suoi capi preferiscono badare al bilancio e alle regole.
L’ospedale in cui lavora, votato alla ricerca, è quotidianamente riempito da casi medici strambi e quasi impossibili, che solo Alex saprà risolvere perché è la più brava di tutte. E ovviamente li risolverà anche se la sua mente è costantemente distratta dai belloni di cui è circondata, in particolare Pierce (Dave Annable), suo attuale fidanzato, e Shane (Don Hany, sosia ufficiale di Patrick Dempsey nelle sagre di paese), suo vecchio mentore che le scombussola tutto il basso ventre ogni volta che la guarda.
Le avventure di Alex si svolgono in un ospedale patinato, da cartolina, tutto pulito e colorato, roba da fotoromanzo, ed è evidente il tentativo (pari pari a Grey’s, ma con meno personalità) di dare spazio pressoché identico alla medicina e alle romanticherie.
Perfino certi accorgimenti di regia e montaggio, come le canzoni poppeggianti e strappalacrime sopra i momenti più drammatici, rientrano nel solco tracciato da Shonda Rhimes ormai più di dieci anni fa.
Capite insomma che siamo pienamente nel campo del già visto e del già sentito. La cosa a volte è estremamente pacchiana, come nella prima scena sull’aereo in cui sembra di vedere gli sceneggiatori che dicono “bene, ora mettiamo una battuta ché Alex deve essere simpatica, ora invece facciamole aprire il torace di un uomo con la carta di credito, così vediamo che è bravissimissima”.
Tutto molto telefonato, senza alcuna sorpresa. E soprattutto con moltissime ripetizioni: il titolo lavorativo di Alex viene ripetuto ottomila volte, come se gli autori fossero terrorizzati dall’idea che uno spettatore possa perdersi un passaggio per essere andato a fare pipì.
Quasi ridicolo invece il tentativo di dare un guizzo più ironico con l’inserimento di un paio di personaggi che starebbero bene in comedy come Scrubs o The Mindy Project, ma che risultano completamente fuori luogo in un drama in cui si suppone che i medici siano veramente capaci di fare il loro lavoro.
Mi sembra tutto talmente posticcio e scritto a tavolino, che mi sono stupito nel venire a sapere che Heartbeat è quasi una storia vera. Si basa infatti sulle memorie di Kathy E. Magliato, che è veramente una delle pochissime donne a fare quel lavoro e ha scritto una biografia che, a leggere le recensioni, pare sia istruttiva e ironica.
Tutte cose che Heartbeat non è, perché a fine pilot l’impressione è che non ci sia nulla da raccontare, nulla per cui valga la pena appassionarsi, nessun guizzo creativo che differenzi la serie da mille altre storie simili che abbiamo già visto in decenni di televisione. L’unica cosa davvero positiva è che Alex risulta più simpatica di Meredith Grey, ma non è che ci volesse sta scienza per riuscirci…
Perché seguire Heartbeat: se cercate un medical soapposo che vi faccia compagnia mentre cucinate magari può anche andare bene. Ogni altro uso è sconsigliato.
Perché mollare Heartbeat: Ho passato un articolo intero a dirvi perché sta roba è inutile, ma in fondo basta guardare la foto in alto. Una chirurgo iperfiga che con le mani ancora sporche del sangue di un paziente forma un cuoricino manco fossimo in un liceo di psicopatici. Maddai, su…