Girls, quinta stagione – Le solite cose, la solita gioia di Marco Villa
Lena Dunham è tornata e come sempre è la più brava
Ci sono due modi per mettere i personaggi di una serie spalle al muro e costringerli a fare i conti con la propria storia e il proprio processo di maturazione: il primo è la morte di qualche protagonista, il secondo è il matrimonio. In Sons of Anarchy Kurt Sutter si affidava alla prima, Lena Dunham invece ha giustamente optato per la seconda opzione.
La quinta stagione di Girls si apre così con il matrimonio dell’inutile Marnie, fardello che le altre si auto-appioppano ormai con un certo livello di stoicismo, soprattutto da quando frequenta l’altrettanto inutile Desi. Come da pronostici, tutti vanno abbastanza in crisi, in pieno stile Girls.
In prima fila c’è ovviamente Hannah, che sa di essere insieme a uno passato per caso nella sua vista e che in fondo teme di fare la stessa fine di Marnie, che non reggeva più l’incertezza e si è buttata a pesce nell’unica cosa che le sembrava interessante. A ruota arriva altrettanto ovviamente Adam, sempre più incasinato e per questo tentato di autoflagellarsi baciando l’unica ragazza più stramba di Hannah, ovvero Jessa. Ecco, Jessa: talmente fuori da ogni logica relazionale da essere la più tranquilla e beata di tutte, quasi più di Shoshanna. No vabbè, più di lei è impossibile. Come accade da tempo, alla fine quello che ne esce meglio è Ray: il suo misto di fatalismo, cinismo e disillusione porta sempre a un’assunzione di responsabilità, che nelle dinamiche malate del gruppo di amici rischia sempre di sembrare una resa, ma in fondo sappiamo che non è così.
Questo, in estremi sintesi, il contenuto della premiere della quinta stagione, in fondo nulla di clamoroso a livello di fatti e cambiamenti: saranno le prossime puntate a dare la direzione agli sviluppi dei protagonisti: mancano in fondo pochi episodi alla fine della serie, che avverrà al termine della sesta stagione, è questo il momento in cui dare una direzione importante ai personaggi. Come sempre, però, è un altro l’elemento vincente di Girls: la qualità del racconto.
Qui a Serial Minds l’abbiamo detto tante di quelle volte che non ne possiamo quasi più: Girls è una delle serie più belle in assoluto, una di quelle che tra dieci anni troveremo in mille classifiche ed elenchi. E il motivo è l’incredibile capacità di raccontare e intrattenere sempre e comunque, anche in situazioni estreme, tipo quando tutti i personaggi si rendono odiosi o tipo quando succede poco, come in questo episodio. Dov’è la qualità? Nell’aver saputo riproporre tutti i pregi e i difetti dei personaggi in pochi minuti, nell’aver fatto vivere a tutti momenti negativi e poi piccole risalite. Soprattutto, però, nell’essere riusciti a ricompattare il gruppo nel finale, mostrandoli come non lo vedevamo da tempo: tutto sommato felice. Sarà senz’altro una situazione momentanea, perché come abbiamo detto in apertura i matrimoni di solito sono snodi narrativi che portano a cambiamenti importanti.
Intanto, però, ci godiamo quegli impermeabili gialli lanciati in aria, come una liberazione: Girls è tornata, ci darà tanto. Come sempre.