Shadowhunters: ma che è sta monnezza? di Diego Castelli
Ma no dai, è Scary Movie…
Prima o poi doveva capitare.
Dopo mesi, anzi anni, passati a elogiare qualunque cosa proponesse Netflix, era quasi fisiologico che arrivasse un momento in cui dire: “Netflix, ma cosa diamine ci propini?”
Il delizioso prodottino in questione è Shadowhunters, che a onor del vero è prodotta e mandata in onda da Freeform (l’ex ABC Family). Il fatto è che Netflix Italia se l’è presa per la distribuzione esclusiva nel nostro paese, quindi insomma, ce la ritroviamo nel menu quando andiamo a spulciare le serie nuove.
Le modalità di offerta di Shadowhunters sarebbero pure una buona base per intavolare una discussione sulle politiche della piattaforma, visto che gli episodi vengono rilasciati una volta a settimana e non tutti insieme. Ma un discorso così importante, di stampo accademico, lo teniamo per un’altra volta, magari per la seconda stagione di Better Call Saul.
Sì perché pensare di basare discorsi intelligenti su Shadowhunters è un po’ come chiedere a Ellen Pompeo di cambiare espressione: battaglia persa.
Shadowhunters è spazzatura di primissima categoria, e il primo episodio negli States è pure andato bene, segno che c’è un’evidentissima crisi del QI che presto o tardi si ripercuoterà sul mondo intero, e forse non è un caso che Donald Trump sia considerato un candidato credibile per la Presidenza.
Shadowhunters, tratta da una saga letteraria young adult che non abbiamo letto e non ci interessa leggere, era già stata portata al cinema con un film omonimo, che aveva già fatto pena convincendo la casa di produzione a lasciar perdere altri sequel, perché scemi una volta va bene, ma due volte anche no.
E invece questo grande successo letterario diventa ora una serie tv, solitamente terreno più adeguato per raccontare una storia così lunga.
Alla base della trama ci sono per l’appunto gli shadowhunters, ibridi umano-angelici che hanno il compito di difendere i poveri umani dalle mire di conquista e distruzione di orde di demoni. Siamo nel mondo dell’urban fantasy, quindi di una realtà del tutto simile alla nostra in cui però si inserisce una seconda realtà, invisibile alle persone normali (i “mondani”) e piena di creature soprannaturali che in larga parte si rifanno alla tradizione classica, quindi anche qui ci sono vampiri, diavoli, lupi mannari ecc ecc.
Al centro di tutto c’è una ragazza che nel giorno del suo diciottesimo compleanno scopre di essere per l’appunto una shadowhunter, dando inizio al più classico viaggio dell’eroe in cui ovviamente non manca una robusta dose di romanticismo, perché il primo collega shadowhunter che incontra è un figo pauroso che le fa battere subito il cuoricione.
Solita roba, direte voi. Ed è assolutamente così. Ma io rifuggo sempre i (pre)giudizi formulati solo sulla base del genere. A chi non piace il poliziesco tutti i polizieschi sembrano uguali, idem per i medical o gli avvocatizi. Chi ama lo young adult e magari ha anche l’età per immedesimarsi in qualche giovane fanciulla mossa all’amore da strane creature, deve poterlo fare senza essere presa per il culo.
A un certo punto però una linea va tirata. Cioè, anche in un genere più semplice e più popolare come questo c’è il bello e il brutto, ciò che funziona e ciò che no. Ci sono serie che molta gente non toccherebbe con un bastone ma che sono dignitosissime, da The Vampire Diaries a Gossip Girl a The 100.
Ecco, non solo Shadowunters sorpassa la linea fra il bello e il brutto, ma tira pure un’altra linea, fra il brutto e il ridicolo, e sorpassa pure quella.
La protagonista ha una parrucca. O magari sono davvero i suoi capelli e sono tinti, ma fatto sta che sembra una parrucca. Non me ne frega niente se nel libro (forse) la protagonista veniva riconosciuta per il colore arancione dei suoi capelli. Qui sembra che abbia la parrucca, e non c’è scena, romantica o drammatica che sia, in cui questo fatto non uccida tutto quanto.
La sceneggiatura di Shadowhunters è raggelante. Parlo proprio dei singoli dialoghi, più ancora della costruzione. Ogni scena è pensata per dare quante più informazioni possibili nel modo più piatto e banale possibile. La protagonista Clary incontra l’amico del cuore, e immediatamente si capisce che lui la ama ma che lei è scema e non se ne accorge. Poi va dalla madre che in una scena degna de Gli occhi del cuore prova a parlarle dei suoi poteri e del pericolo che corre, ma ancora una volta Clary non capisce una sega e se ne va. Poi incontra lo shadowhunter e finalmente Clary capisce qualcosa, perché senza averlo mai visto prima decide di seguirlo in un localaccio perché, come credo si capirà meglio in seguito, Clary è affetta da un’inguaribile fame di cazzo.
In mezzo a questa storia banalissima sono poi inserite singole battute che cercano di suonare allegrotte ma paiono più che altro battute da Bagaglino, insieme a frasi semplicemente sbagliate. A un certo punto Clary dice una roba tipo “Mamma sto solo uscendo, non è che sto per intraprendere un viaggio epico”. Chi di noi a diciotto anni non ha mai detto una frase così, per poi iniziare veramente un viaggio epico?
A questo punto, e siamo nei primissimi minuti, avevo già la faccia nelle mani.
Poi arriva la messa in scena. Shadowhunters quando va bene è girato in maniera piatta e banale, quando va male è proprio brutta. Sono in particolare le scene d’azione a far schifo. Pugni e spade retrattili di plasticona, scazzottate in cui non si capisce bene chi colpisce cosa, messe insieme con controfigure evidentemente scelte fra esodati di Walmart. E poi la colonna sonora, sant’Iddio! Stai mettendo in scena un combattimento in una discoteca, capisco che sotto ci sia il tunz tunz, ma quando cominciano a menarsi devi cambiare il tunz tunz o adattarlo al ritmo della battaglia! Invece no, qui si menano per minuti con un tappeto sonoro sempre uguale, sembra di guardare dei criceti che si azzuffano in una gabbia mentre tu fuori ti gratti l’ombelico.
Non so cosa succede nel finale dell’episodio, perché al trentunesimo minuto ho detto basta.
Shadowhunters non è solo una brutta serie, è una serie scema scritta per bambini scemi. Alla larga.
Perché seguire Shadowhunters: boh
Perché mollare Shadowhunters: fa pena in quasi ogni aspetto. E non so neanche perché scrivo “quasi”.