8 Gennaio 2016 35 commenti

The Shannara Chronicles: un sacco di soldi, di magie e di teenager di Diego Castelli

Una delle serie più attese di questo inizio 2016

Copertina, Pilot

Shannara (5)

SPOILER LIMITATI, MA PRESENTI

Buongiorno a tutti. Benvenuti alla recensione del doppio pilot di The Shannara Chronicles, nuova serie di Mtv – in Italia andrà su Sky Atlantic – tratta dalla saga letteraria ideata da Terry Brooks (tipo 25 libri stravenduti, mica pizza e fichi).

AVVERTENZE
Si avvertono i signori lettori che, come costume su questo sito, ce ne sbatteremo allegramente di cosa succede nei libri in rapporto a cosa succede nella serie. Non ci interessa, non ci è mai interessato. Per essere valida, una serie tv deve funzionare anche senza l’obbligo di leggere tremila pagine di istruzioni.
Questo nulla toglie ai fan dei romanzi, per i quali abbiamo un rispetto totale, e che hanno tutto il diritto di divertirsi con confronti intermediali e approfondimenti incrociati. Semplicemente, non li troverete qui.
Per onor di cronaca, io ho letto solo il primo libro della saga (la serie tv parte dal secondo) e mi ci sono un po’ annoiato.

Bon, ci siamo tutti? Siete ancora con me? Mi volete bene lo stesso?
Ottimo!
Allora cominciamo a parlare di televisione e diciamo subito che The Shannara Chronicles era una delle serie più attese di questo inizio d’anno, per un motivo semplicissimo: il trailer spaccava di brutto.
A questo andava ovviamente aggiunto l’hype dei fan della saga letteraria, e in generale degli amanti del fantasy televisivo che si sentono sempre un pochino bistrattati, visto che la tv tende a preferire poliziotti, giudici e agenti governativi vari.

Shannara (4)

Ebbene, se c’è una cosa che possiamo dirci subito, senza neanche passare dalla trama, è che il doppio pilot mantiene buona parte delle promesse visive fatte dal trailer. Non dovete (non potete) aspettarvi The Avengers o Avatar, ma possiamo dire serenamente che di immagini potenti, ampie, luminose e dettagliate come quelle di Shannara se ne vedono poche sul piccolo schermo. Siamo dalle parti di Game of Thrones, a volte anche di più (certi scorci paesaggistici di Shannara sono proprio il top attuale) a volte meno (le creature elaborate esclusivamente in digitale non raggiungono il livello dei draghi di Khaleesi).

Di solito queste sono considerazioni da fare dopo, ma stavolta le facciamo prima perché The Shannara Chronicles si presentava al pubblico con un intento preciso: prendere Mtv – che in questi anni ha faticato a trovare una sua identità precisa, non essendo più un vero e proprio canale musicale – e farle fare uno scatto d’orgoglio di quelli memorabili, che la portasse in prima linea nel grande calderone delle reti e delle piattaforme che solleticano gli amanti della narrazione televisiva.
Shannara era un urlo, una dichiarazione di intenti: giusto quindi puntare forte su un marchio già importante di suo, da trasformare in qualcosa di subito impattante che facesse pensare al pubblico “ma è Mtv o è il cinema?”.

Questo risultato è raggiunto, e il doppio pilot rimane negli occhi a lungo. Ovviamente resta un dubbio sul futuro: il terzo episodio è già in giro ed è esteticamente meno roboante. Niente di grave, considerando che il livello rimane sempre alto (spazi ampi, ottimi costumi, un certo gusto nella costruzione delle inquadrature e soprattutto nella ricerca di una luce sempre “magica”) però dobbiamo rimanere sul chi va là.

Shannara (9)

Qualche problema in più arriva nel momento di valutare la sceneggiatura che guida tutta sta abbondanza. Come dicevo io non sono un esperto della saga letteraria, quindi non so dire quanto l’approccio della serie sia fedele alle pagine di carta (ditecelo voi nei commenti). Rimane il fatto che The Shannara Chronicles finisce spesso nel teen drama.
Facciamo un passo indietro. La serie è ambientata nelle Quattro Terre, che poi sono il futuro dell’umanità come la conosciamo: è un mondo in cui la nostra tecnologia è scomparsa, è riaffiorata la magia e poi è sparita di nuovo pure lei. Ci sono razze tipicamente fantasy (gli elfi sono grandi protagonisti) e la magia è vissuta quasi come una leggenda. In questo contesto troviamo un albero incantato e millenario che, si dice, sia la porta che tiene ingabbiata una masnada di demoni cattivissimi. Se l’albero dovesse ammalarsi e/o morire i demoni si riverserebbero nel nostro mondo. Indovinate un po’ cosa succede nel pilot?

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Questo era lo sfondo. In primo piano troviamo alcuni personaggi principali. Amberle Elessedil (Poppy Draiton) è la principessa degli elfi, giovane e impetuosa, che si ritrova a essere l’ultima degli Eletti con il compito di salvare il suddetto albero dalla morte.
Poi c’è Wil Ohmsford (Austin Butler), il mezzelfo che sembrerebbe lo sfigatello pauroso della storia, ma che in realtà è l’ultimo erede della stirpe di Shannara, ha potenzialità da mago clamoroso e ha un fisico per il quale darei un braccio (tanto anche senza braccio mi rimarrebbero gli addominali).
Eretria (Ivana Baquero) è un’umana, una ladra figlia di ladri, che fa il bullo ma in realtà da qualche parte nasconde pure un cuore buono.
Infine Allanon, interpretato dal mitico Manu Bennet (visto in Spartacus, Arrow ecc ecc). Allanon è l’ultimo dei druidi, l’unico adulto fra i protagonisti, e fa un po’ da chioccia a tutti gli altri, unendo saggezza e conoscenza a gagliarde doti guerresche.

A loro dovete poi aggiungere un sottobosco di personaggi che comprende il padre di Eretria, lo zio di Wil, e tutta la famiglia allargata di Amberle, con zii stronzi, padri defunti di cui si ricorda l’onore, spasimanti vari ecc. (Nota di colore: il nonno di Amberle nonché capoccia degli elfi è interpretato da John Rhys-Davies, che ne Il Signore degli Anelli interpretava il nano Gimli: se lo sapesse Legolas…).

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Nel complesso, a parte l’ambientazione terrestre che era già una peculiarità della saga letteraria, la storia raccontata da The Shannara Chronicles rimane legata a doppio filo agli elementi della tradizione fantasy. Ci sono personaggi giovani impegnati in un’avventura che li aiuterà a diventare grandi e scoprire il proprio posto nel mondo. Ci sono figure rese ciniche della vita e per questo utili a creare ostacoli. Ci sono grandi saggi a cui rivolgersi in caso di bisogno. Ci sono razze come elfi, gnomi e troll, ci sono mostri vomitati dall’inferno, e poi incantesimi, riti oscuri, spade, boschi, alberi incantati e il sapore di leggende millenarie. Insomma, proprio tutto l’armamentario classico del fantasy. E va tutto benissimo.
Poi però c’è anche un tono, perseguito con una certa insistenza, che sposta Shannara nell’ambito dell’ormai famigerato young adult, se non del teen drama.
Lo young adult è il genere (o sottogenere) che tanto funziona nel cinema e nella letteratura di questi anni, che produce gli Hunger Games e i Divergent e gli Shadowhunters (e in tv i The 100, lo stesso Shadowhunters e via dicendo). Storie insomma a forte componente giovanile, dove le beghe del crescere si accompagnano a problemi mondiali che curiosamente vengono risolti da pischelli neanche maggiorenni.

Shannara (3)

Non voglio essere cattivo col genere, non fraintendetemi. Come sempre, non è il genere a fare la bellezza, ma quello che ci metti dentro e come lo costruisci.
Certo è che questo approccio crea anche qualche rischio. La maggiore difficoltà di The Shannara Chronicles sta proprio nel trovare un equilibrio fra l’imponenza della produzione e l’eccessiva semplicità di una sceneggiatura che, invece che concentrarsi sullo spessore dei dialoghi e dell’introspezione, si rifugia appena può in discorsi ad alto tasso di retorica e in situazioni di romanticismo forzatissimo. Per esempio, il povero (!!!) Wil non può incontrare alcuna ragazza senza che questa, per un motivo o per l’altro gli finisca subito a un centimetro dalla faccia, facendo scattare in lui tutta una serie di comprensibili risposte ormonali.

All’inizio, en passant, facevo un confronto con Game of Thrones. Se la cosa vale per il visivo, temo che svanisca nel dettaglio della sceneggiatura. D’altronde Mtv ha un target abbastanza preciso (radicalmente diverso da quello di HBO) che le impone in molti casi scelte dialogiche più semplici, spiegoni un po’ sbrodolosi, scenette inutilmente pompose e un casting ad altissimo tasso di figaggine patinata, in cui non c’è un solo personaggio – almeno fra i giovani – che non sia esageratamente bello.

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La cosa ha poi conseguenze anche nella messa in scena, con Amberle affetta dalla classica sindrome della ragazza agitata: corre, salta, scappa, piange, lotta, si ribella, e ogni volta che si muove fa casini. Ma stai ferma un minutino e rifletti, santo cielo!
Idem per certe singole scelte come la corsa iniziale nei boschi, epica come uno scaldabagno (magari è fondamentale nel libro, ma si poteva capire che tradotta in immagini avrebbe reso poco), oppure come la goffaggine inaspettata di Allanon nel proteggere la zia Pyria (che ha un nome buffo ma non come una tizia che si chiama Catania).
A volte perfino la colonna sonora si fa prendere dal mood adolescenziale, raccontando le feste degli elfi come fossero party alcolici nel loft di qualche riccone di Malibu.
Sono piccole leggerezze, piccole esagerazioni, che danno però il segno di una produzione che punta sulla potenza visiva e sulla forza di personaggi tagliati con l’accetta, dimenticandosi però della bellezza delle sfumature.

Insomma, avrete capito che il giudizio su The Shannara Chronicles dipende molto da cosa cercate, e in parte anche dagli anni che avete. Di avventura, guerre, mostri e incantesimi ce n’è in quantità, su questo stiamo tranquillissimi. E se non vi perdete un solo film di bellocci futuristici coi poteri clamorosi (sia detto senza alcuna ironia) siete nel posto giusto.
Se invece masticate solo l’arguzia di Game of Thrones, o la poesia allucinata di The Leftovers, esiste la possibilità che Shannara vi faccia più che altro l’effetto di un Vampire Diaries coi soldi.

Perché seguire The Chronicles of Shannara: MTV trasforma una saga famosissima nella serie più ambiziosa della sua storia. E si vede.
Perché mollare The Chronicles of Shannara: malgrado la potenza visiva e l’epica del fantasy, rimane un prodotto molto giovanile, un elemento non digeribile da tutti.



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