The Magicians di Francesco Martino
Harry Potter meets X-Men meets anche qualcos’altro
Delle volte basta davvero un niente per far salire un hype incontrollato per una serie di cui sappiamo poco, e spesso basta una frase azzeccata per convincerci che quello sarà il telefilm della prossima stagione. Ecco, The Magicians si era guadagnata più o meno le stesse aspettative per il sottoscritto, quelle che un fan nostalgico della saga di Harry Potter poteva avere dopo che un vertice di SyFy l’aveva definita una versione adulta della saga di J.K. Rowling, facendomi reagire come Di Caprio nella famosa scena di Django Unchained: “avevate la mia curiosità, ma ora avete la mia attenzione.”
Bene, dopo un paragone del genere cose c’era da aspettarsi? Beh, innanzitutto un reparto visivo di tutto rispetto, capace di ricreare un mondo magico e “parallelo” al nostro, che dovrebbe avere il suo punto di forza proprio nel saper celare luoghi fantastici all’interno di location “quotidiane”.
Ecco, in The Magicians non è esattamente così, anzi, il primo punto dolente di questa nuova serie SyFy è proprio il colpo d’occhio, debole e stanco, incredibilmente derivativo ma senza avere nemmeno la voglia di reinventare e riutilizzare al meglio il “già visto”. C’è una scuola di magia (il Brakebills College for Magical Pedagogy) che sembra un liceo privato di Roma Nord, e delle magie molto poco fantasiose, come fiamme che escono dalle mani e carte che danzano in aria. Non ci sono creature magiche e il mondo parallelo al nostro sembra essere identico in usi e costumi.
Un altro aspetto in cui The Magicians attinge a piene mani dalla tradizione del genere è quello narrativo. Gran parte della storia rimanda a qualche opera nota, che sia questa Narnia o Harry Potter, e gran parte delle intuizioni della serie (e della saga scritta da Lev Grossman) sembra voler omaggiare in qualche modo un pilastro del fantasy piuttosto che l’altro. Questo non deve essere visto necessariamente come un male, almeno finché la serie sarà in grado di utilizzarli per tracciare la propria rotta e non per copiare quella di altri: un qualcosa che ad oggi, con solo il pilot disponibile, è parzialmente impossibile da giudicare.
Ovviamente anche il concept è quanto di più semplice ci sia: Quentin Coldwater, il classico ragazzo intelligente ma un po’ sfigato, si ritrova improvvisamente catapultato nel mondo fantastico nel quale si era sempre rifugiato. Qui scopre che la magia – fino a quel momento letta solo nelle pagine della saga “Fillory and Further” – è reale, così come i protagonisti del suo libro preferito. In questo mondo magico esistono, ovviamente, anche dei maghi malvagi, che reclutano gente in giro per il Nord America, approcciando quelli rifiutati dal Brakebills College (che sì, ha il test d’ingresso), tra cui la migliore amica di Quentin, Julia.
L’approccio “adulto” tanto sbandierato da SyFy sembra essere quello più scontato, con una visione più austera della magia – affrontata quasi come una disciplina empirica e non come una forza inspiegabile – e del sesso tra gli studenti della scuola. Uno spiraglio arriva da quanto visto nel finale dell’episodio, una scena che unisce magia e violenza e che potrebbe farci ben sperare per quanto riguarda la parte malvagia del mondo magico, meno incline allo studio accademico e più propensa a strappare gli occhi a mani nude.
The Magicians insomma non riesce a impressionare davvero, soprattutto a causa di un reparto visivo piatto e con poche intuizioni in grado di incuriosirci. Solitamente, quando si parla di pilot, ci si aspetta che una serie mostri subito i muscoli, anche forzando il budget. In questo caso rimane difficile capire se la serie abbia già mostrato tutto, ma la scelta di un primo episodio da compitino non premia.
Perché seguire The Magicians: c’è la magia (poca) e la gente vola quando fa l’amore.
Perché mollare The Magicians: un mondo magico fin troppo ordinario, si poteva fare di meglio.