26 Novembre 2015 4 commenti

Chicago Med, Rosewood e Code Black: altri tre pilot inutili in 42 secondi di Diego Castelli

Recensioni veloci per serie superflue

Copertina, Pilot

Secondo appuntamento con una rubrica che già ci piace un botto. Non abbiamo voglia di perdere tempo con serie di scarso interesse, però ci spiace lasciare roba indietro. Ecco allora i pilot in 42 secondi: meno di un minuto per leggere la recensione di un pilot che per noi si più saltare a piè pari. Se poi volete guardarlo lo stesso, amen. Anzi, già che ci siete diteci se ci siamo sbagliati: garantiamo entusiasmo, non risultati scientifici.

Chicago Med

Chicago Med

Terza versione del franchise che già comprende Chicago Fire e Chicago PD, Chicago Med parla di medici (no, veramente?) e incarna al 100% la filosofia di papà Dick Wolf, già creatore delle mille versioni di Law & Order. Per il buon Dick le serie tv non c’entrano nulla con l’arte o la creatività: sono strumenti di business, mezzi con cui fare soldi. Che siate d’accordo o meno con questa impostazione, Chicago Med ne è diretta conseguenza: un medical normalissimo, con malattie e incidenti intervallati a un po’ di melodrammi fra i medici. In aggiunta, ovviamente, qualche crossover con le serie sorelle. Né più, né meno, con il tentativo dichiarato di intercettare un pubblico il più possibile medio (e vasto) che cerca solo di passare un’oretta senza pensare ai problemi sul lavoro e alle tasse.
Io ho seguito Chicago Fire fino all’anno scorso, almeno le storie dei pompieri suonavano un po’ nuove. Con Med non ce la fo, ho proprio altro da fare. Unico plus per il mio gusto la presenza di Oliver Platt, che mi piace da sempre. Ma davvero non è abbastanza.

Rosewood

Rosewood

Ogni anno la televisione americana deve sfornare un po’ di crime normali, sennò non è contenta. Rosewood risponde “presente”, con un patologo bello e carismatico che gestisce uno studio privato in cui smerdare la polizia con le sue analisi argutissime. Il protagonista (Morris Chestnut) è gagliardo e sciupafemmine ma affetto da una patologia cardiaca pericolosa, perché è sempre più facile affezionarsi alla simpatica canaglia se sai che potrebbe morire da un momento all’altro. C’è la poliziotta frigidona da sciogliere, c’è la famiglia preoccupata da gestire, ci sono attrezzature che neanche la NASA fra vent’anni. Il tutto per il solito rito della ricerca dei cattivi, fra CSI e Bones, ma senza lo stile e la personalità di nessuno dei due. Ho visto tre episodi e mi sembrava di averli già visti dieci o venti anni fa. Ciaone.

Code Black

Code Black

L’inserimento di Code Black in questo post potrebbe essere un tantino ingeneroso, perché rispetto agli altri due ha effettivamente una marcia in più, per lo meno in termini di ritmo e stile visivo. Anzi, io ho visto tre degli 8-9 episodi andati in onda, e un piccolo dubbio mi è rimasto: se nel frattempo è diventato una bomba e me lo fate sapere mi fate un favore.
Malgrado qualche piccolo guizzo in più, il tema è sempre quello: parliamo di un gruppo di medici che ogni tanto, per le troppe emergenze, finiscono in “code black”, cioè nella situazione in cui ci sono più casini che dottori. Il che ovviamente succede ogni santo episodio, sennò che facciamo, ci giriamo i pollici?
Bel ritmo, si diceva, e qualche attore più interessante di altri. Il problema è che io ho visto 15 anni di ER, 8 di House, e sto guardando il dodicesimo anno di Grey’s Anatomy (più ovviamente molti altri qui e là). Sì ok, sei meglio di Chicago Med, ma cosa mi dici di davvero nuovo e interessante? Niente, e io ho altre 40 serie che vogliono attenzione. Grazie, buona fortuna e addio.



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