5 Novembre 2015 25 commenti

Les Revenants – Il gran finale della seconda stagione (e della serie?) di Chiara Longo

Attenzione: questo post è pieno di ipotesi di gomblotto

Copertina, On Air

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[SPOILER SUL FINALE DELLA SECONDA STAGIONE]

Si è conclusa la seconda e a quanto pare ultima stagione di Les Revenants. Premetto subito che non trovo che questa stagione sia inferiore alla prima. Seppur con qualche lungaggine e qualche grattacapo di troppo, ho trovato questa stagione affascinante, conturbante e a tratti malata, stilisticamente perfetta, con una fotografia adeguata che mette in luce il graduale abbruttimento del paesaggio e dei personaggi, e che, forse, dà più risposte di quante saremmo capaci di coglierne. C’è da dire che Les Revenants è una di quelle serie che andrebbe rivista una seconda volta per coglierne particolari e stralci di dialoghi fondamentali che potrebbero sfuggire a una prima visione, me ne sono accorta nel momento in cui ho riguardato per intero la prima e mi è sembrato di capirci molto di più.

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In ogni caso, ho passato le ultime due settimane a elaborare complesse ipotesi di una spiegazione che forse è così, forse no, forse neanche c’è, aspetto nei commenti suggerimenti, amplimenti, contraddittori e ragionamenti obliqui e inversi, perché alla fine è questa la figata assoluta di Les Revenants: un’atmosfera talmente avvolgente e incantatrice che ti intrappola, e ti costringe al dialogo e al confronto continuo e duraturo con gli altri tuoi amici spettatori, un po’ perché è un modo per intrattenerci in questo pericoloso (e quindi attraente) mondo, un po’ perché in fondo ci porta a interrogarci su uno dei temi fondamentali su cui per paura forse non ci soffermiamo abbastanza: la morte e l’elaborazione del lutto.

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Quindi dalle mie lunghe elucubrazioni è emerso:

1. Il rapporto tra i vivi e i morti
Credo che alcuni vivi siano interconnessi con i morti, tanto da presentarne da vivi alcune caratteristiche come la putrefazione di parti del corpo (Lèna/Camille) o il cannibalismo (Audrey/Serge) o la preveggenza tramite il disegno (Chloé/Victor).

2. Come tornano i morti?
Sembrerebbe che l’ipotesi del padre di Camille sia giusta: ciclicamente, da crollo di diga a crollo di diga, si apre un canale tra il mondo dei vivi e quello dei morti, che può essere attraversato e che crea scompensi e comportamenti folli (come la creazione della setta di Milan). In questo caso, è stato Louis/Victor ad aprire il portale per sbaglio. Il ruolo delle due guide Lucy e Louis/Victor è riportare i vivi e i morti dal lato giusto, non sempre con risultati perfetti.

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3. Perché tornano i morti?
Qui la situazione si complica. La mia ipotesi è che i morti tornino per “sistemare” gli scompensi che l’apertura del “portale” tra i vivi e i morti crea, e per avverare i desideri di entrambi. Per esempio Lucy fa di tutto per avverare il desiderio dei genitori di Simon di ritrovare il loro neonato. La famiglia Seguret ha perso una figlia. Alla fine, Camille sarà definitivamente sostituita da Chloé, che a sua volta è una bambina che ha disperatamente bisogno di una famiglia; la sua, di famiglia, era destinata a non amarla. Adele non poteva amarla perché covava come unico desiderio quello di ricongiungersi a Simon, desiderio che si avvera nella morte e resurrezione nella grotta, in cui il vero Simon, col suo aspetto da morto (perché “i morti appaiono come i vivi vogliono vederli”, lo dice Mìlan) ne fa la sua sposa.

Simon non può occuparsi dei suoi figli, semplicemente perché è morto. Il bambino sembra destinato invece a restare per essere la nuova guida al momento della futura apertura del portale. Perché gli ultimi desideri ad avverarsi sono quelli di Lucy, che porta in salvo la maggior parte dei morti; di Louis/Victor, che decide per se stesso di restare come figlio di Julie, esattamente ciò che ha sempre fatto nella sua esistenza: il figlio; e di Julie stessa che un figlio l’aveva perso la notte dell’aggressione, la stessa aggressione che le aveva lasciato un corpo sterile. Camille infine corona il suo sogno d’amore con Virgil, sogno che le era stato rubato da Frederik e sua sorella il giorno del suo decesso nell’incidente.

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E poi ci sarebbe ancora molto da dire e da ricostruire: la simbologia dell’acqua, il potere della preveggenza, ma l’impotenza nel modificare il destino di Louis/Victor, Serge che resta nel mondo dei vivi, i morti nelle grotte, come giustificherà Julie di avere un figlio che non cresce mai?? E Louis/Victor da dove arriva? È un mai-nato?

In conclusione Les Revenants potrebbe essere tutta una grande metafora di come la morte di una persona sconvolga gli equilibri della nostra vita: ma la nostra vita è una materia che, come l’acqua, tenderà invadere e riempire da sé gli spazi vuoti. Una serie tv che invita al ragionamento e al rompicapo riuscendo a coinvolgerti in maniera così passionale è sicuramente segno di un prodotto ben scritto e fatto, e in questo i creatori di Les Revenants sono stati maestri. Ce ne fossero di serie così. A una prima visione la stagione mi aveva lasciato col desiderio di vederne una terza, ma ragionandoci su questo ha tutto il sapore di un finale di serie.

PS: lunga vita ai Mogwai



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