This is England ‘90: il finale perfetto di Eleonora Gasparella
La degna conclusione per una piccola grande storia inglese
Con gli anni Novanta, decennio di contraddizione tra un’epoca di ottimismo e un’epoca più scura la cui presenza è già perfettamente percepibile come un corvaccio sulla spalla, si chiude il ciclo seriale di This Is England, la serie creata da Shane Meadows e nata da una costola dell’omonimo film.
Si è chiusa con la stessa brutale perfezione con la quale ci ha sempre accompagnato. This Is England è l’unico prodotto televisivo in cui la realtà entra talmente tanto che riesci a sentire quanto il cielo è pesante sopra ai paesaggi inglesi, a sentire l’odore dei mattoni, del cemento e del ferro dei palazzi, a vivere tutto dritto sulla tua pelle senza alcun filtro. Ed è una realtà che fa male da quanto è vivida.
Come in molte serie britanniche, il fulcro non è altro che un gruppo di giovani e le loro vicissitudini. Come in nessuna serie, tuttavia, quel gruppo di giovani sono i nostri fratelli più grandi, più piccoli, siamo noi. Con l’accesso privilegiato che ci ha dato Meadows, abbiamo visto l’Inghilterra con gli occhi, le mani e i cuori di questi ragazzi diventati pian piano uomini e donne.
A guidare tutto il progetto This is England è sempre stato il tema dell’appartenenza, prima di tutto al posto da cui si viene, poi a un gruppo, a un’ideologia. Questo senso di appartenenza si esprime non solo attraverso i gesti, ma anche attraverso i vestiti, il taglio di capelli, i simboli, la musica, l’atteggiamento verso il prossimo. Combo, Lol, Shaun, Woody, Milk e gli altri sono tutti uniti da un desiderio comune di voler rialzare la testa e liberarsi da ciò che li vorrebbe costretti a tenerla bassa. Per questa lotta non basta il singolo, ed ecco dunque la forza del gruppo, dell’essere uniti contro tutto e tutti. Questo dapprima viene ostentato con forza, quasi gridato, poi va un po’ alla volta allentandosi con gli anni, come le maglie di un tessuto.
E man mano che le grida si abbassano, il gruppo stesso si rimodella e si apre senza però sfaldarsi, lasciando entrare le differenze e le sfumature, talvolta accettate, talvolta rifiutate.
Dal 2006, anno del film, al 2015, molte cose sono cambiate per il gruppo: il fuoco ha lasciato il posto alle bruciature, dell’odio forte e accecante sono rimaste le cicatrici.
This is England ‘86 e ‘88, le stagioni che seguono al film, sono per Meadows un modo per soffermarsi ad indagare le singolarità dei personaggi (e per assestarci svariati pugni nello stomaco). Vediamo la dura storia di Lol, Kellie e del padre, vediamo Shaun da bambino diventare adulto, Woody e Milk gestire il peso di rapporti ed equilibri che si modificano e Combo affrontare le conseguenze delle sue azioni.
I protagonisti indiscussi di tutta la serie, sebbene molto spesso si limitino a guardare gli altri dall’esterno, sono Lol e Woody. Il loro rapporto e la loro capacità di ritrovarsi sempre come ancore di salvezza nonostante le brutture, sono ciò che dà la forza all’intero gruppo e ne rappresenta l’indispensabile collante. È anche per questo che Meadows sceglie di chiudere la serie con i due che, facendosi largo tra la monnezza quotidiana, arrivano al tanto sospirato matrimonio.
Ma partiamo dall’inizio. In This is England ‘90 ogni episodio si svolge in una stagione differente: primavera, estate, autunno, inverno. Se le prime due sono puntate soft, quasi di transizione, le ultime due non ti fanno respirare (Meadows, vecchia volpe). L’episodio finale è un inverno che anche simbolicamente arriva e lava via, come un torrente freddo che a volte travolge e altre risparmia, lasciando infine il terreno dissestato dopo la piena.
Attorno a Lol e Woody troviamo ancora una volta gli amici di sempre, i regaz come diremmo a Bologna, ognuno con il proprio finale. C’è Shaun ci sono Gadge e Harvey, Trev, e la piccola Kellie, che mai come in questa stagione ha voluto lasciarsi andare alla corrente, trovando la mano forte di Lol a prenderla e ritirarla su.
C’è anche un finale per Combo, un uomo capace solo di grandi gesti, fin troppo ingombranti. Per Combo è sempre stato così “all or nothing” come all’inizio, così alla fine ha visto compiersi il suo destino senza mezze misure o compromessi, abbassando la testa davanti alla piena in arrivo.
Infine Milk, quello che rimane dopo la piena, il terreno in disordine, i tronchi, il fango.
L’ultima nota della serie è ancora una volta amara ed è in questo finale, con il viso cupo di Milk accostato alle scene di bagordi matrimoniali in slow motion, che si specchiano tutti gli anni ‘90: pieni di grandi contrasti e pesanti dubbi sull’ostentato ottimismo del decennio passato.
Con This is England, Meadows ci ha fatto dono del senso di “compassion” parola che in questo caso volutamente non traduco, facendoci affezionare a dei personaggi che non sono stati e non saranno mai del tutto comprensibili, che faranno sempre qualcosa che non ti aspetti o la scelta che tu non avresti fatto, sia nel male sia nel bene. Sono stati tragici e assieme comici a livelli quasi caricaturali. Non sono personaggi che si amano o si odiano, ma sono personaggi che si amano E si odiano in un gioco continuo di contrasti. Il comico e il tragico, la politica e l’anarchia, il sacro e il profano, la violenza e l’amore, il rifiuto e il perdono: così è This is England, così è l’essere umano.