American Horror Story Hotel: noia, noia, noia di Diego Castelli
Sempre meno Horror, sempre meno Story…
QUANDO L’ORGIA LA SCRIVONO LE SUORE
È un’operazione che può andare bene al cinema, dove anzi la maggior parte degli horror più recenti non cerca grandi innovazioni dal punto di vista narrativo, ma piuttosto nuovi modi di mettere in scena storie già raccontare.
Qui il problema è che dopo cinque anni il giocattolo non funziona più. Dopo cinque anni in cui cerchi continuamente di alzare l’asticella finisci con l’anestetizzare lo spettatore, che ormai si aspetta di tutto e, quando riceve “di tutto”, in realtà non può più esserne sorpreso.
Prendiamo la scena che fin dalla vigilia doveva essere il clou dell’episodio: l’orgia a quattro con protagonisti Matt Bomer e Lady Gaga. Volete davvero dirmi che quella scena vi ha colpito? Ma su, non scherziamo. Era esattamente quello che ci aspettavamo e anzi, è stata pure sotto le aspettative: è incredibile e ridicolo che in una serie in cui Schmidt di New Girl viene inculato a sangue da una creatura mostruosa munita di strap-on (vorrei ripeterlo: inculato a sangue da una creatura munita di strap-on), non si possa vedere neanche l’ombra di un capezzolo. Fateci caso, tutta la scena è costruita per impedirci la visione della peccaminosa areola: brillantini, capelli, inquadrature pensate ad hoc. E non sia mai che uno dei protagonisti dell’orgia arrivi a baciare un punto che non sia l’ombelico del partner: capisco che Matt Bomer frequenti un’altra parrocchia, ma qualcuno dovrebbe spiegargli che, anche per le donne, il bello arriva qualche spanna più in giù.
Ma poi diciamoci la verità: quanto possiamo essere stupiti da una Lady Gaga che si mette a fare la vampira? Lo dicevo anche ieri nei serial moments: fatecela vedere mentre prende il tè con una bambina e un orso di peluche, allora sì che ho un’immagine straniante dove magari inserire un alone di inquietudine. Nel momento in cui invece la regina delle provocazioni viene normalizzata in un’orgia in cui non si vede niente, che diavolo di figura ci fa?
ERAVAMO QUATTRO AMICI AL BAR (SEMPRE QUELLI)
A cercare un po’ su internet in queste ore, la maggior parte degli articoli riguarda il lato B di Matt Bomer, che evidentemente non rientra nella norma anti-capezzolo. A parte che odio il termine “lato B”, è un culo, chiamiamolo col suo nome. Ma soprattutto: se dopo un’ora di American Horror Story la questione più importante è il culo di Matt Bomer, vuol dire che la serie è morta, ed è davvero niente più che una rivista patinata per casalinghe annoiate che fingono di eccitarsi perché un vip è stato fotografato nudo sul suo yacht.
Ma chissenefrega.
Ancora una volta non è un problema di per sé, non è il cameo, la citazione o il culo a darmi fastidio: è che c’è solo quello.
In questo senso non aiuta nemmeno il formato antologico dello show. È difficile che una serie possa dire o mostrare qualcosa di veramente nuovo dopo cinque-sei anni di vita. Solo che a quel punto di solito ti sei affezionato ai personaggi e alle loro storie e vuoi vedere come va a finire, vuoi vedere il cerchio che si chiude.
Con AHS, invece, le storie cambiano sempre, troncando ogni volta la potenziale affezione per i personaggi, non riuscendo però a portare un surplus di novità visiva o narrativa: cinque anni, cinque ambientazioni diverse, ma ormai ci sembra sempre la stessa roba.
A parte l’orgia, nel resto dell’episodio ci sono i soliti attori che fanno le solite cose: Kathy Bates receptionist con hobby da torturatrice, Sarah Poulson che ogni anno è sempre più conciata male, il povero Denis O’Hare – quasi cinquantaquattro anni e una onorata carriera alle spalle – trasformato in una specie di drag queen pelata che non sembra avere alcuna utilità se non quella di essere Denis O’Hare travestito da drag queen pelata.
Mi tocca quasi quasi rivalutare Screem Queens: l’avevo bocciata e continua a non dirmi granché, ma almeno è divertente, ha dei guizzi di creatività.
Qui invece stanno a fa’ le gif col culo di Matt Bomer: ditemi voi se può essere l’apice di una serie che nel nome ha dentro “horror” e “story”…