Les Revenants – La seconda stagione è sempre più Lost di Marco Villa
Se pensavate che Les Revenants fosse destinata a peggiorare, beh vi sbagliavate di grosso
Dove eravamo rimasti con Les Revenants
Non so voi, ma io la seconda stagione di Les Revenants la aspettavo come mi è successo poche volte, senz’altro come nessun’altra serie quest’anno. La prima stagione della serie francese è stato un caso mondiale, con tanto di remake (inutile) statunitense e botte di riconoscimenti di ogni tipo a destra e sinistra. Un’idea forte, una scrittura in grado di caricarla e poi farla esplodere con toni e tempi giusti. E poi il cast, così diverso dai volti patinatoni delle serie USA, a cominciare dal già citato remake The Returned. Senza dimenticare la regia, di una perfezione assoluta nella sua capacità di mettere in scena questo paesino schiacciato tra le montagne e la diga. Una bomba, punto. Come tutte le bombe di questo tipo, si portava dietro un po’ di paure per la seconda stagione, perché ripetersi (o migliorarsi) è sempre la cosa più difficile. Dopo le prime due puntate, possiamo stare tranquilli: Les Revenants è tornata ed è bella come sempre.
La prima stagione della serie di Fabrice Gobert finiva con l’orda che veniva a riprendersi i suoi simili per portarseli via. I ritornati se ne sono quindi andati, in alcuni casi accompagnati da alcuni umani mai morti, ma l’orda ha attaccato la Mano Tesa per prendersi anche Adele, incinta di un ritornato. Dopo una battaglia notturna tra orda e poliziotti, i nostri amici del paese si risvegliano e scoprono che i prodi difensori dell’ordine pubblico sono scomparsi e il loro paesello è stato completamente sommerso dall’acqua, come già accaduto parecchio tempo prima (in quel caso per il crollo della diga).
Dalla Francia all’isola di Lost
E da qui inizia la seconda stagione di Les Revenants, da un paese ancora mezzo sommerso e da una valle nettamente divisa in due: da una parte gli abitanti che hanno deciso di rimanere nelle loro case una volta calata l’acqua, dall’altra parte tutti i ritornati che abitano in ordinatissime villette e nei boschi. Sono due tribù separate, che finiranno per forza per scontrarsi perché appartengono allo stesso mondo, ma sono irrimediabilmente diverse e opposte. E a voi cosa fa venire in mente tutto questo? A me solo una cosa: Lost.
Già nella prima stagione c’erano avvisaglie di questa tendenza, ma ora il parallelismo è ancora più forte. Ci sono i misteri, ci sono i normali e gli altri, c’è chi vuole parlare e chi vuole uccidere, c’è un luogo stregato e fuori dal mondo che condiziona tutto quello che le persone possono o non possono fare. Questo paragone è tutto tranne che negativo: Lost è stata una figata, tantissime serie hanno fallito nel tentativo di ripercorrere quella strada ed è bello che quelle sensazioni siano state rievocate da una serie come Les Revenants, che di sicuro non è partita per andare in scia a Locke & Co. e soprattutto è europea.
Costruire un nuovo mondo
Questo il sentimento generale, ma va detto che anche la storia è ripartita alla grande: da una parte Gobert e soci hanno deciso di dare allo spettatore un orizzonte conosciuto, caratterizzato di nuovo dal ritorno di morti; dall’altra arrivano invece novità come i corpi attaccati agli alberi nel finale del secondo episodio e il tentativo del papà di Camille e Lena di trovare uno schema. Senza dimenticare la presenza dell’esercito che prima o poi si risolverà in uno scontro pesantone con l’orda. Insomma, gli autori sono stati furbi: se il piccolo mondo antico (Fogazzaro) non era più plausibile come unico scenario, hanno spostato avanti la storia, ma hanno tenuto comunque uno schema narrativo in grado di dare sicurezza allo spettatore.
A non avere sicurezze sono invece i protagonisti, sospesi tra un passato impossibile da far rivivere e un futuro tutto da decifrare. Simbolo di questo spaesamento è Lena, sempre più bella, ma anche sempre più distrutta dopo essere stata abbandonata dalla madre andata dall’altra parte e dal padre che ha deciso di risolvere da solo il mistero della valle.
Sarà lei, probabilmente, a fare da tramite tra i due mondi. E sarà un bel tramite. BELLISSIMO.