Fear The Walking Dead: inizio troppo normale per lo spinoff di Diego Castelli
Poteva andare meglio…
Premessa: a me piace The Walking Dead. Pure tanto. Quando è in onda aspetto il lunedì saltellando come un cucciolo davanti ai croccantini. Molti sono d’accordo con me, molti altri no. Ma la premessa è giusto farla perché, siccome non parlerò bene del suo spinoff, non posso liquidare il tutto dicendo “beh certo, sarà brutto come The Walking Dead“. Questi saranno i commenti di quelli che, non mi chiedete perché, hanno guardato cinque stagioni anche se gli aveva già fatto schifo la prima.
Qui la situazione è diversa: io adoro The Walking Dead ma esco piuttosto deluso dal pilot di Fear The Walking Dead, che d’ora in poi chiamerò solo “Fear”, perché sto nome lungo e brutto è un enorme spreco di tempo.
La cornice della faccenda, dopo mesi di trailer e notizie, la conosciamo: Fear è di fatto un prequel di TWD, è ambientata a Los Angeles e racconta le fasi iniziali dell’apocalisse zombie, introducendo personaggi che non c’entrano nulla con quelli della serie madre. In particolare, per stessa ammissione dei suoi autori, Fear è quasi un family drama: significa che non ci dirà mai niente sui motivi concreti dell’epidemia di non morti, elemento che all’autore Robert Kirkman non interessa in alcun modo. Si concentrerà invece sul punto di vista – parziale, spaventato, dubbioso – di un singolo nucleo familiare. Di fatto, quindi, vedremo lo sviluppo di una società e di un gruppo di personaggi che, invece di essere già dentro l’orrore, ci si immergono a poco a poco.
Più nel dettaglio, giusto per fare un articolino con tutte le sue cose a posto, protagonisti sono Madison (Kim Dickens), consulente scolastica divorziata, e il suo compagno Travis (Cliff Curtis), insegnante anch’egli divorziato. Due figli da precedente matrimonio per lei (uno tossicodipendente, l’altra secchiona precisina con sogni nel cassetto), un figlio per lui, sempre dalla relazione precedente.
L’approccio family-oriented di cui si diceva non sarebbe di per sé incoerente col resto del franchise. Come abbiamo detto tante volte, TWD non è Dal Tramonto All’Alba, non si basa sulla goliardia e sull’azione nuda e cruda: ha invece un’anima profondamente drama in cui a essere importante non sono tanto gli zombie, quanto la vita, l’etica e le emozioni umane in un mondo che di “umano” ha sempre meno. E la mia stagione preferita, la seconda, è proprio quella più drammatica e meno zombiesca di tutte.
Fin qui tutto torna, ma ora iniziano i problemi. Dopo che per cinque anni The Walking Dead è stata una delle serie più viste e chiacchierate del mondo, con uno stuolo di fan acclamanti e un hype pazzesco per ogni nuova stagione, il pilot del suo spinoff è sorprendentemente “normale”.
Ricordate la forza con cui ci colpì il primissimo episodio di TWD? Il risveglio di Rick, il viaggio solitario a cavallo, la totale mancanza di riferimenti. Più in generale, la capacità di AMC (e del fumetto di Kirkman, ovviamente) di prendere un soggetto classico dell’horror per adattarlo a una modernità in cui la rappresentazione in sé e per sé del “mostro” non era più il centro della questione. Il pilot perfetto nel momento storico perfetto.
In Fear, invece, manca completamente la capacità di stupire. I personaggi, nei loro caratteri individuali e nelle loro dinamiche relazionali, non differiscono da qualsiasi altra serie americana: la donna forte ma col cuore di mamma, l’insegnante carismatico e buono come il pane, il figlio problematico, la figlia precisetti, qualche amore adolescienziale qui, qualche siringa là. Ce n’è anche troppo di family drama in questo pilot, troppa introduzione per presentare personaggi chiarissimi fin dal primo sguardo.
Quando poi gli zombie arrivano sul serio, pure troppo pochi (nella prima scena, nell’ultima, in qualche video in mezzo e poco altro), non c’è alcuna novità nella loro messa in scena. Alla banalità narrativa si aggiunge una fastidiosa ordinarietà visiva, in cui praticamente tutte le scene, zombie o no, sono girate senza alcun guizzo, senza alcuna idea degna di questo nome. Attenzione, non ci sono grossi “errori”, ma non c’è niente che faccia sgranare gli occhi. Dal marchio Walking Dead, volenti o nolenti, ci aspettiamo sempre quel qualcosa in più.
A fregare Fear c’è anche il fatto che The Walking Dead è a suo modo molto completa: c’è il drama, c’è il thriller, c’è l’horror. Per staccarsi veramente da questo canovaccio e offrire qualcosa di nuovo bisogna finire in un’altra serie, come Z Nation, che riesce a soddisfare certi delusi di TWD eliminando alcuni elementi stilistici e narrativi e sostituendoli con altri (come l’ironia).
Fear, che non può allontanarsi troppo dalla sorella maggiore, rischia però di uscirne schiacciata: non riesce a essere un Walking Dead “differente” e finisce perciò col sembrarne una “brutta copia”, o quantomeno una copia insipida, di cui non si sentiva il bisogno.
L’equazione +TWD=+gioia, che sulla carta non avrebbe controidincazioni, si scontra con la difficoltà dello spettatore ad accettare soluzioni visive e narrative già conosciute, spalmate su un gruppo di protagonisti che non è quello a cui siamo affezionati. Ormai poco conta che ogni tanto Rick e compagni in The Walking Dead inciampino in puntate meno riuscite o veri e propri errori: prima di disperdere il patrimonio di affetto accumulato per loro, gli autori dovrebbero mettersi d’impegno per fare tutto malissimo. In Fear invece, dove non abbiamo alcun affetto pregresso per i personaggi, la mancanza di guizzi narrativi e/o formali rende tutto poco interessante, già fiacco in partenza.
Ecco, ovviamente parliamo di “partenza”. L’apocalisse è appena cominciata, presto andrà tutto in merda e potrebbe diventare parecchio più interessante. Rimane però il disagio nel ricordare che il pilot di TWD ci lasciò a bocca aperta, mentre quello di FTWD ci lascia a palpebre abbassate. Non ci resta che sperare in una forte accelerazione. Però forte eh, che così si va troppo piano.
Perché seguirla: Se siete fan di The Walking Dead come fate a non guardare lo spinoff di The Walking Dead?
Perché mollarla: il pilot è più moscio del previsto/sperato, siamo un pochino preoccupati…