Ballers: HBO, Dwayne Johnson, e un po’ di noia di Diego Castelli
Una serie che non si nota, e forse non serve notarla
Da ormai diverse settimane è iniziata Ballers, nuova comedy di HBO con protagonista Dwayne ‘The Rock’ Johnson, e creata da Stephen Levinson, già produttore esecutivo di parecchie serie importanti come Boardwalk Empire, Entourage e In Treatment. Nomi importanti insomma, mica pizza e fichi.
Ma quindi perché non ne abbiamo ancora parlato? Semplice, perché Ballers rientra in quello strano limbo deputato alle serie tv che ci lasciano completamente indifferenti.
Ballers è ambientata nel mondo del football americano, tutto lustrini, mignottone e macchine veloci, e vede il buon Dwayne nei panni di Spencer, un ex giocatore diventato “financial advisor” (non lo so mica come si dice in italiano): in pratica, dopo una vita passata sul campo e qualche momento non positivo subito dopo, Spencer ha deciso di aiutare la generazione di giocatori successiva alla sua, gestendo i loro soldi per evitare che i ragazzotti li spendano tutti in droga e puttane.
Intorno a lui si muove una pletora di personaggi che vanno dai giocatori ancora in attività, ex giocatori che forse vogliono ricominciare, capi arrivisti e colleghi-amici dalla vita incasinata.
Indifferenza, si diceva. Si perché di solito le cose vanno così: se un pilot è molto bello abbiamo voglia di dirvelo, mentre se è molto brutto abbiamo voglia di prenderlo in giro. Con Ballers siamo in quella via di mezzo che il Villa detesta pure più della bruttezza, e che impedisce il fiorire di qualsivoglia emozione forte, positiva o negativa che sia.
Bisogna dire che il tema è molto “local”: per quanto si possano fare dei parallelismi con i nostri calciatori, è evidente che Ballers affonda le mani in una pasta narrativa che è tipicamente americana, che noi italiani possiamo certamente comprendere, ma che difficilmente possiamo sentire nostra. A questo dovete aggiungere che alcuni degli attori della serie, come John David Washington o Donovan W. Carter sono effettivamente ex giocatori di football, e rappresentano un valore aggiunto per chi li conosce (in america molti, da noi pochi).
Ovviamente, però, questo non può essere fino in fondo un alibi: basta citare The West Wing per avere bene in mente una serie che parlava di cose lontanissime da noi, ma con una qualità e una fluidità che impedivano di staccare gli occhi dallo schermo.
Con Ballers, invece, dopo pochi minuti viene quasi subito voglia di controllare il cellulare per vedere se qualcuno ci ha scritto su whatsapp. E la cosa buffa è che non è che sia “brutta”: non è girata male, alcuni personaggi sono anche simpatici (il citato Washington dimostra buone doti) e non serve fare alcuna battuta sulle capacità di Dwayne Johnson: è un attore assolutamente dignitoso, che probabilmente non vincerà mai l’oscar, ma che non dà mai la sensazione di essere fuori posto.
Semplicemente, a fronte di una generale buona realizzazione, non c’è quasi nulla che diverta sul serio, nel senso più generale del termine.
Spencer saltella da un giocatore all’altro cercando di vendere i propri servizi, provando a mettere un po’ di sale nella zucca di giovani tamarri spocchiosi mentre il suo collega e amico Joe se la spassa su yacht di proprietà di Toby Ziegler di West Wing (giusto per restare in tema). Non mancano scene migliori di altre, la storia scorre tranquillamente, e non c’è niente che meriti aperti e sguaiati insulti.
Eppure, alla fine di ogni episodio, ti fai la domanda “ma a me di tutta questa roba frega qualcosa?” e la risposta è invariabilmente “mi sa di no”.
Perché seguirla: se siete appassionati di football americano, questa sorta di “dietro le quinte” potrebbe incuriosirvi più di quanto abbia fatto con me.
Perché mollarla: se del football non ve ne frega niente, non si riescono a trovare molti altri motivi per andare avanti.