15 Luglio 2015 2 commenti

Masters of Sex: la première densissima con il rischio Otto sotto un tetto di Diego Castelli

Stiamo attenti eh

Copertina, On Air

Masters of Sex terza stagione cop

Lo scorso ottobre lasciammo la seconda stagione di Masters of Sex con un po’ di timore. La serie che ci aveva sorpreso per forza drammatica, amore per il dettaglio, alchimia tra i protagonisti e pura e semplice capacità di stupire, aveva cominciato a diluirsi in un soappone un po’ troppo melodrammatico.
Non era una cosa tragica, non ci eravamo strappati i capelli (ad averli…), ma di certo lo splendido equilibrio tra scienza, ironia e cupo romanticismo visto nella prima stagione si era un po’ troppo spostato sulla componente drama e sulle disfunzioni erettili di Bill che, non ce ne voglia il poverino, potevano anche venire a noia.

Attendevo quindi con una certa ansia l’inizio della terza stagione per capire dove tirava il vento. Ecco, diciamo che il verso del vento non l’ho ancora capito, di sicuro però è un mezzo tifone.
Spostata in avanti di quattro anni fino al 1965, la première di quest’anno suona parecchio spiazzante su entrambi i fronti narrativi che da sempre caratterizzano lo show: quello lavorativo-scientifico e quello famigliare-romantico.

Masters of Sex terza stagione (4)

Nel primo caso, il filo conduttore dell’episodio è la presentazione da parte di Bill e Virginia del loro agognato libro “Human Sexual Response”, quello che nella realtà extratelefilmica ha segnato un punto cardine nello studio della sessualità. E considerando come l’episodio finisce, con gli applausi dei giornalisti venuti ad assistere alla presentazione, capiamo che qualcosa di importante è davvero cambiato, se i nostri protagonisti vengono acclamati come pionieri giusto una stagione dopo averli visti combattere per pagare l’affitto del loro studio.
Nel secondo caso, il filone amoroso e famigliare, c’è perfino più spazio per le sorprese: raccontando i mesi precedenti all’uscita del libro, quando Bill ancora doveva correggere le bozze mandate dalla casa editrice, la serie ci mostra un weekend di vacanza in cui Libby&figli condividono lo spazio con Virgina&figli. Esatto, le due donne di Bill sotto lo stesso tetto, con prole al seguito, come la più moderna e peccaminosa delle famiglie allargate. Spruzzate di Big Love su una base di Brothers & Sisters.

Se a questo aggiungete che: i figli sono cresciuti; la giovane Tessa fuma e beve e prova a limonarsi Bill;  l’altro figlio di Virginia, Henry, decide di arruolarsi nonostante una circonferenza toracica di ventidue centimetri (forse spera in un siero del supersoldato tipo Capitan America); Bill quasi prende a pugni suo figlio dopo che questi gli ha buttato in acqua le bozze causa grave carenza di affetto; Libby si impasticca dalla mattina alla sera e alla fine bacia pure Virginia… ecco, diciamo che avete un quadro abbastanza chiaro di una situazione improvvisamente intricata.

Masters of Sex terza stagione (6)

Le reazioni a tutto sto popo di cambiamenti possono essere diverse.
Alla base c’è una positiva sensazione di freschezza. Passare buona parte della scorsa stagione a fissare il pene di Bill nella speranza che si alzasse aveva inevitabilmente ammosciato (mi si perdoni il gioco di parole) parte del nostro entusiasmo. Ecco, diciamo che in questa première non c’è grande spazio per la noia: sfruttando in pieno il trucco del flashforward, gli autori offrono allo spettatore una quadro molto cambiato e capace quindi di attirare subito l’attenzione, costringendo lo spettatore a immaginare da solo i pezzi che gli mancano.
I problemi sessuali di Bill sembrano del tutto risolti, e Libby sembra aver assunto una nuova, precaria consapevolezza della sua condizione di moglie non amata, pronta a fregarsene del suo cuore spezzato in nome della stabilità della famiglia (il suo dialogo finale con Virginia, condito da quel bacio non-del-tutto-casto, è probabilmente il momento migliore dell’episodio). Intanto il lavoro ha cominciato a girare per il verso giusto, in base a un percorso che non ci viene del tutto mostrato ma che culmina con una frase che è già mezza leggenda: di fronte alla velata accusa di aver pubblicato un libro che cavalca l’onda della rivoluzione sessuale in quel momento agli albori, Virginia ribatte con un netto ed efficacissimo “WE are the sexual revolution”.
Insomma, di roba per tenere desta l’attenzione ce n’è, e lo spettatore ha più volte motivo di alzare il dito verso le schermo e dire “cazzarola, guarda che sta succedendo”.

Masters of Sex terza stagione (2)

Se guardiamo un po’ più in profondità, però, vedremo che il makeup “futurista” di questa première non cancella affatto i rischi visti nella seconda stagione. In fondo in fondo, se escludiamo la conferenza stampa che sembra la fine (what????) delle difficoltà scientifiche di Bill e Virginia, la maggior parte dell’episodio è composta proprio da quella componente drama che ci sembrava un po’ troppo pressante l’anno scorso.
Anzi, da questo punto di vista alcune scelte suonano perfino banali, da serie ordinaria quale Masters of Sex non è (o non dovrebbe essere): di adolescenti ribelli che cercano di sedurre gli adulti è piena la tv; l’accenno di violenza di Bill nei confronti del figlio è sicuramente coerente col personaggio e il suo passato, ma era telefonatissimo; idem per i problemi farmacologici di Libby: quando vuoi mandare in crisi un personaggio (specie de pulitino e precisino) la scelta più ovvia è sempre droga e/o alcol. E si finisce poi con il cliffhanger che, ancora una volta, suona molto dejà vu per qualunque appassionato di serialità televisiva: la presunta gravidanza di Virginia puzza di espediente abusato, benché sicuramente significativo considerando la particolarità del triangolo Virginia-Bill-Libby.
Soprattutto, suona particolarmente strano che Virginia, da più di dieci anni impegnata nello studio della sessualità, non sia in grado di evitare una gravidanza indesiderata.

Insomma, la domanda è ancora quella: non è che passata la sorpresa di una première tutta frizzante e spostata nel futuro, ci ritroviamo con un family drama degno di ABC? O una sitcom di quelle con cento persone nello stesso appartamento?
No dai, come ABC no, qui c’è troppa classe e raffinatezza per poterla dissipare in così poco tempo.
Ma visto che ieri il Villa parlava delle serie ansiose di sostituire Mad Men nei cuori dei critici, ecco, non vorrei che Masters diventasse solo un’altra “buona serie ambientata negli anni Sessanta”.
No, è Masters of Sex, deve essere una roba figa, e vorrei che nessuno se ne dimenticasse.



CORRELATI