4 Giugno 2015 4 commenti

The Flash ci ha convinto e ha battuto il cugino con le frecce di Francesco Martino

Un finale all’altezza di una prima stagione gagliarda

Copertina, On Air

Flash

 

Nonostante le perplessità iniziali anche The Flash è giunto alla conclusione nel migliore dei modi, regalandoci un season finale in bilico tra il geek e la narrazione più matura e riuscendo lì dove il cugino Arrow ha a mio giudizio fallito: nel puro e semplice intrattenimento.
Esatto, perché se da un lato l’ultima annata delle avventure di Oliver Queen era diventata un fiacco ripetersi di eventi e situazioni già viste, condite da becero fan service, dall’altro quelle di Barry Allen sono riuscite a unire la classica struttura del “freak of the week” con una trama orizzontale esplosa poi negli ultimi episodi. Lo scontro tra Flash e la sua nemesi, Reverse Flash, è stata usata da Greg Berlanti in modo intelligente, riuscendo non solo a chiudere un cerchio aperto a inizio stagione, ma aprendo anche nuovi sbocchi narrativi per il futuro dello show, introducendo il concetto di multiverso tanto caro al Velocista Scarlatto.

Con la morte di Eobard Thawne si chiude quello che è stato senza dubbio il vero punto di forza della serie, il filo rosso che ha – quasi – sempre collegato ogni singolo episodio e che ha portato alla scelta finale di Barry: non salvare la madre e lasciare intatto il passato.
Quando parlo di “punto di forza” significa automaticamente che ci sono stati anche dei punti deboli e, ovviamente, risiedono nel difetto più arcaico dei serial CW, ossia la pessima gestione delle sottotrame amorose, portate avanti con la stessa credibilità di una telenovela e vero punto in comune con la cugina Arrow.
Così come nella serie sull’arciere di Starling City i rapporti tra i diversi personaggi si sono limitati a una serie di scialbi dialoghi, allo stesso modo in Flash i sentimenti di Barry ci sono parsi più come le manie di un folle che come le esternazioni amorose di un ragazzo sano di mente. Tutto ciò, oltre a causare una certa confusione all’interno della stagione, ha portato lo spettatore ad odiare il personaggio di Iris tanto quanto aveva imparato a fare con quello Laurel in Arrow.

Flash (2)

Fortunatamente per noi però la vera forza di Flash è stata un’altra, il lato geek che ha pervaso ogni episodio e che ha avuto la sua incarnazione in un cast di comprimari come Cisco e Joe West, perfetti nel dare allo show quel tono meno serio, rendendo anche i plot twist più dark (mi viene in mente il ritrovamento dello scheletro del vero Dott. Wells) meno pesanti e più adatti al pubblico di riferimento della serie. Ecco, perché parlando di Flash ricordiamoci sempre da dove proviene e, dopo una tirata d’orecchie per alcuni vecchi vizi, facciamo un piccolo applauso a CW per essere riuscita a crearsi un universo supereroistico che funziona e diverte rimanendo sempre fedele alla filosofia del canale, riuscendo però a fare di questo limite un pregio.

Con l’arrivo dello spin-off Legends of Tomorrow sarà interessante vedere come questa formula verrà portata avanti su un unico network evitando il sovraffollamento nel palinsesto e, soprattutto, in quale modo CW proverà a dividere e, ovviamente, riunire i suoi diversi prodotti.

Flash è un ottimo connubio tra i prodotti più pop e l’intrattenimento intelligente, lontano dai livelli qualitativi di un Daredevil ma senza dubbio un degno avversario di Agents of SHIELD. Come già accennato parlando di Supergirl, è un peccato sapere che non vedremo mai un progetto televisivo di Batman affiancato a questo e che, con buona pace dei fan DC, ci dovremo accontentare di una versione “sfigata” della Justice League.

Flash (3)



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