3 Giugno 2015 10 commenti

Ci sarà una nuova stagione di 24, ma senza Jack Bauer: ha senso? di Diego Castelli

Domande che non pensavamo di doverci porre

24 LIVE ANOTHER DAY

 

La notizia che arriva dall’America è di quelle semplici semplici, ma che sollevano domande strazianti nei cuori dei serialminder più emotivi e nostalgici.
Fox sta sviluppando un altro spinoff di 24, che dovrebbe basarsi sulle avventure di un nuovo agente di neanche trent’anni, probabilmente affiancato da una seconda agente più anziana e più ligia alle regole (che comunque non dovrebbe essere Yvonne Strahovski, co-protagonista dell’ultimissima stagione della serie).

Sì, avete capito bene: di Jack Bauer nessun traccia. Lo stesso Kiefer Sutherland, in un’intervista di ormai un anno fa, aveva detto che non aveva interesse a tornare per una nuova stagione, quindi al massimo si può sperare in un cameo o simili.

A confermare tutto questo è Howard Gordon, capoccia della serie, che conferma come anche il nuovo spinoff avrà natura di “limited series”, come già Live Another Day, salvo eventualmente diventare serie regolare qualora si raggiungesse il successo sperato.

Vabbè, ma a parte questi dettagli tecnici, facciamoci la domanda fondamentale: ha senso 24 senza Jack Bauer? Che poi è la domanda classica ogni qual volta una serie di lungo corso si trova a perdere il protagonista, o “un” protagonista. Lo stiamo vivendo giusto in queste settimane con la dipartita di Elena da The Vampire Diaries, ma si potrebbero citare altri esempi, come l’uscita di Charlie Sheen da Two and a Half Men, ecc ecc.

Con 24 si pone però un problema particolare. Certo, Jack Bauer è sempre stato il protagonista assoluto, ma la peculiarità della serie, almeno all’inizio, non era certo la badassaggine del suo personaggio principale. Come titolo suggerisce (non è “House MD”, per dire), 24 ha basato la sua fama iniziale, il suo senso di “novità”, sul fatto di essere in tempo reale, di narrare 24 episodi in 24 ore consecutive. Questo era il motivo di vanto ai tempi della prima stagione, questo il motivo per cui una volta, durante un esame universitario, io e il professore finimmo a parlare di 24. E ovviamente questa è rimasta la caratteristica fondante dello show, la prima cosa che ti viene in mente quando qualcuno ti chiede di spiegargli in poche parole di cosa si tratta.

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Poi però è anche successo qualcos’altro. È successo che, invece di far girare la serie intorno a un piccolo gruppo di agenti tutti ugualmente importanti (come succede in molti procedural), gli autori hanno deciso di piazzare tutto il peso della salvezza del mondo sulle spalle di un singolo uomo. Hanno deciso che a quel piccolo uomo dovevano succederne di cotte e di crude, ogni dolore possibile, che il tizio avrebbe sempre superato in nome di un patriottismo assoluto e totale.
Jack Bauer è diventato un antieroe, ma non nel senso di “buono-non-così-buono, che però porta comunque a casa il risultato”. Nel senso invece di un eroe così focalizzato sul suo obiettivo, da essere disposto a sacrificare tutto quello che c’è in mezzo per raggiungerlo (partendo dalla sua famiglia e arrivando alle più basilari regole di condotta sul campo).
Questa figura per certi versi antica, richiamante un certo machismo anni Ottanta, ma insieme così profondamente moderna nella sua tragicità e sostanziale incapacità di un lieto fine, ha conquistato il pubblico in un modo forse imprevisto dagli stessi autori. 24, da serie con una modalità di messa in scena molto particolare, è diventata “la serie con Jack Bauer”, e l’obiettivo degli spettatori, anno dopo anno, è sempre stato molto più basico e istintivo di quanto le velleità registiche non volessero suggerire: volevamo vedere quanta gente avrebbe menato quest’anno il buon Jack.

Per questo, più ancora che con altre serie, 24 senza Jack Bauer sembra particolarmente monca. Perché il peso di Jack non era “imposto”, bensì semplicemente “evidente”. Vedere il classico cronometro, sapendo che non incontreremo il nostro eroe, potrebbe essere troppo dura da mandare giù.
Allo stesso tempo, a voler essere intellettualmente onesti, non ci siamo innamorati di Jack Bauer per chissà quale magia, ma perché degli sceneggiatori, dei registi e un attore sono stati capaci di smuoverci delle cose dentro. A rigor di logica non c’è motivo per cui questo effetto non possa essere ricreato, se si riescono a raccogliere la stessa qualità e la stessa bravura.

Quindi non voglio essere polemico a prescindere, non sarò mai quello che critica un film o una serie senza averne visto neanche mezzo frammento. Certo, il vecchio Jack Bauer non doveva fare il paragone con nessuno, mentre stavolta non vorrei essere nei panni del successore.
Caro mio, chiunque tu sia, in bocca al lupo!

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