Girls – La quarta stagione e l’equilibrio perfetto di Marco Villa
Due cambiamenti, due certezze. Girls marcia sempre più spedita.
SPOILER ALERT: SI PARLA DI TUTTA GIRLS FINO ALLA QUARTA STAGIONE
Durante le feste di Natale abbiamo pubblicato i Serial Awards, ovvero i nostri personalissimi premi, assegnati alle cose che ci sono piaciute di più. Su parecchie categorie io e il socio abbiamo perso un po’ di tempo a pensare, su altre invece siamo andati spediti come dei trenini della Lima. Fa parte di questo gruppetto la scelta della migliore comedy del 2014, perché di dubbi non ce n’erano: Girls. Girls ci piace fin dall’inizio e qui a Serial Minds siamo convinti sia cresciuta con il tempo, raggiungendo nella terza stagione un equilibrio che in precedenza aveva solo sfiorato.
Le aspettative sulla quarta stagione sono tante, anche perché Girls non è più solo una serie su quattro ragazze e un paio di tizi, ma una serie praticamente all star: Lena Dunham è diventata un personaggio di quelli veri, un mezzo simbolo della sua generazione (e il suo libro Not that kind of girl l’ha dimostrato); Adam Driver sarà nel prossimo Star Wars e ha spaccato con Hungry Hearts di Saverio Costanzo (a proposito: film bellissimo, andate a vederlo); Jemima Kirke è un altro personaggio non da poco, quasi senza soluzione di continuità tra il ruolo di Jessa e quello di icona hip che si è ritagliata nella vita reale; Allison Williams, per finire, è stata su tutti i giornali e tutte le tv per il ruolo di Peter Pan nell’omonimo musical per la NBC. Insomma: le giovani promesse hanno mantenuto, soprattutto Dunham e Driver. La maturazione degli interpreti va di pari passo con la crescita di importanza della serie: siamo alla quarta stagione, le cose devono marciare spedite.
Il primo episodio fa pensare che tutto possa andare nel migliore dei modi. Siamo alla vigilia della partenza di Hannah per l’Iowa, per il tanto agognato workshop di scrittura. Adam resterà a New York con conseguenze di scontri e possibili corna (reciproche). Intorno alla royal couple, abbiamo una Marnie sempre più persa nel suo mondo incantato e inesistente, una Jessa sempre più persa nel suo mondo parallelo e inesistente, una Shoshanna sempre più persa nel suo mondo ansiogeno e tremendamente esistente.
Niente di nuovo? Apparentemente no, ma in realtà i punti di svolta ci sono. Il più evidente è rappresentato dalla scena che apre l’episodio: quattro anni dopo, torniamo nello stesso ristorante in cui era ambienta la primissima scena del pilot, quella in cui i genitori comunicavano a Hannah che non l’avrebbero più mantenuta. La situazione ora è completamente diversa: Hannah è diventata l’orgoglio di famiglia, i genitori (soprattutto il padre) sono entusiasti e la quarta sedia, quella che nel pilot era vuota, è ora riempita da Adam, che arriva a occuparla qualche minuto dopo la famiglia Horvath. Un modo più simbolico per indicare la chiusura di un capitolo non si sarebbe potuto trovare. E la sensazione di essere di fronte a un nuovo inizio è confermata dal cambio di status di Shoshanna, non più studentessa, ma donna adulta in cerca di un posto nel mondo. A questo aggiungiamo pure Adam, che con la professione di attore ha trovato un modo per definirsi e una quasi-stabilità. Tre cambiamenti grossi per una serie come Girls, a cui si aggiunge la partenza di Hannah.
Delle quattro protagoniste, due sono nel bel mezzo di un grosso passo avanti, mentre due sembrano cercare di tirare a campare, ognuna come sa. Un po’ di cambiamenti, un po’ di certezze. L’abbiamo detto: Girls ha finalmente raggiunto un equilibrio, questa prima puntata non è che una conferma.