11 Novembre 2014 10 commenti

The Game – Una spy story in perfetto stile Le Carré di Francesco Martino

Se siete fan di storie di spionaggio fighe e complicate, non potete saltare The Game

Brit, Copertina, Pilot

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Una delle poche certezze del sottoscritto è che ci sono molte più probabilità di vedere il Castelli mangiare solo insalata durante la sua vacanza negli USA che di ritrovarsi davanti a un brutta serie british. Così, a memoria, fatico davvero a trovare un prodotto Made in England tanto brutto quanto quelli partoriti dall’altra parte dell’Oceano, ed è per questo che, appena ho scoperto dell’esistenza di The Game, ho fatto di tutto per “procurarmelo”.

The Game è una serie tv in onda su BBC One, creata dallo sceneggiatore e stand-up comedian Toby Whithouse. È un complicato spy thriller ambientato nei primi anni ’70, in piena guerra fredda, fatto di dubbi e tradimenti e per molti versi simile ad un romanzo di John le Carré. Al centro della vicenda c’è Joe Lambe, agente del MI5 dal passato misterioso, costretto a dover scoprire la verità su un piano sovietico chiamato “Operation Glass”. Il primo episodio di quella che sarà una miniserie in sei parti, oltre a presentarci il passato di Lambe e a introdurci al mistero dietro al piano russo, comincia a insinuarci il dubbio sull’esistenza di una possibile talpa all’interno dei Servizi Segreti Britannici, un singolo in grado di compromettere le sorti dell’intero paese. E quel singolo andrà cercato in un ristrettissimo gruppo di persone, che si ritrova puntualmente intorno a un tavolo per condividere informazioni e piani d’azione.

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Proprio come in Tinker Tailor Soldier Spy (nell’ordine: libro di Le Carré del 1974, miniserie di BBC del 1979 e film di grande successo nel 2011, il cui titolo venne tradotto in italiano con un poco didascalico La Talpa) il protagonista dovrà condurre un’indagine su due piani: quello professionale e quello sentimentale, in un intreccio che si lega strettamente al suo passato – mostratoci con diversi flashback durante l’episodio. Nel pilot questi due strati sono gestiti benissimo, grazie a una sceneggiatura che riesce a bilanciare ottimamente il lato spionistico e quello umano, rendendo inoltre la serie molto più leggera e apprezzabile anche da chi non è avvezzo alle spy-story (qualcuno si ricorda il pesantissimo pilot di The Honourable Woman?). Collante tra le due storie un cattivo che ha tutto per diventare il classico cattivo sadico che ci piace tanto.

Il comparto tecnico mantiene le caratteristiche di molte produzioni inglese, specialmente quelle BBC, con una fotografia sempre elegantissima e adatta al contesto storico e una regia pulita e totalmente al servizio della narrazione. Risulta davvero facile appassionarsi non solo alla trama, ma anche ai personaggi e al loro destino, che cambia già più volte nel corso di un solo episodio. Probabilmente non vedremo mai enormi scene d’azione o sparatorie in stile Bond – quello lo lasciamo a Fleming, ma avremo uno stile pacato e ragionato, l’ideale per chi come me ama l’ottima scrittura piuttosto che le regie da fumo negli occhi.

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Se avete voglia di farvi trascinare nella fitta rete spionistica del MI5 The Game è la serie che fa per voi: buona storia, ottimo cast, ottima regia e fotografia, per un prodotto davvero degno di nota.

Perché seguirlo: un’ottima narrazione aiutata da un comparto tecnico ottimo per una classica spy-story Made in UK

Perché mollarlo: non vi interessano le spie e i loro noiosi discorsi sull’amor patrio. Volete le esplosioni.

 

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