Doctor Who – Del TARDIS facemmo ali al folle volo di Federico Guerri
Ritratto del Dottore da Anziano
Il mio personaggio preferito dell’epica greca, e non solo, è sempre stato Ulisse.
Eroe mitologico eppure innamorato profondamente di tutto ciò che è umano, curioso come un bambino anche quando diventa vecchio, capace di incredibile tenerezza e profonda ira, armato di disarmanti sincerità e crudeli bugie.
Un uomo con delle radici profonde ma impossibilitato a tornare a casa, spinto in avanti dalle proprie ossessioni ma con la promessa di un’Itaca negli occhi.
Capace di violenza come ultima risorsa e di assumere diversi volti – Re, Marinaio, Guerriero, Ingannatore, Mendicante – fino a diventare Nessuno.
Fino ad assumere il nome stesso della propria vocazione – Odisseo – e lasciare nemici e amici a chiedersi chi sia l’uomo dietro la leggenda.
Ulisse chi?
Ecco, ora alla domanda di cui sopra aggiungete una cabina blu della polizia capace di estendere l’Odissea ovunque nel tempo e nello spazio, qualche fedele compagna e alcune tonnellate di spirito anglosassone puro e otterrete un’altra domanda molto simile.
Doctor Who?
Per me, la visita settimanale dal Dottore è esattamente quello di cui ho bisogno per sentirmi bene, ringiovanito, sano nel corpo e nello spirito.
E questo è lo spirito con cui scrivo questa recensione spoiler-free di “Deep Breath”, la puntata che introduce il Tredicesimo Dottore: Peter Capaldi.
Quando, a tredici anni, smisi di andare dal Pediatra e fui obbligato a fare la prima visita dal Dottore dei grandi fu uno shock notevole.
Come passare da JD di Scrubs a Gregory House, se volete.
Per cercare di alleviare il trauma, il mio vecchio medico, JD, mi fece scegliere uno dei giocattoli che teneva nella sua sala d’aspetto coloratissima.
“Prendine uno e portalo dal nuovo Dottore”, mi disse.
Io, adolescente, mi sentii un po’ imbarazzato. Che cos’avrebbe detto di me il nuovo Dottore se mi fossi portato dietro i giocattoli di quello vecchio?
Nuovo Dottore, nuovo studio, vecchi giocattoli.
Peter Capaldi come Tredicesimo Dottore è (finalmente, lasciatemelo dire) l’abbandono dei giochi da bambini in favore di quelli dei grandi.
Qualcuno ha detto che la maturità non è recitare l’età che si ha ma essere capaci di selezionare tra tutte le età che si è avuto.
Il Dottore ha duemila anni e, dentro Capaldi, c’è la maturità per essere la somma di tutte le incarnazioni precedenti. Guadagnando in cattiveria scozzese (d’altronde, il miglior Bond, altro essere multiplo made in UK, veniva dal Nord), in ambiguità morale e, seppur sotto sopracciglia da guerriero, in tristezza, paura, solitudine.
Senza rinunciare, naturalmente, ai tirannosauri in fiamme nella Londra vittoriana.
APPENDICE
Si dice che Star Trek stia agli ingegneri come Doctor Who sta agli scrittori.
Ho deciso quindi di chiedere ad altri quattro scrittori Whovian le loro impressioni a caldo sul nuovo Dottore. Eccole.
Gianluca Morozzi
Segue elenco di libri che riempirebbe la biblioteca del TARDIS (provate a digitare il suo nome su Amazon)
Capaldi è davvero come il fuoco e come il ghiaccio, è la tempesta imminente e il Predatore, è cool come il Terzo e rabbioso come il Nono, e le sue sopracciglia da attacco portano in sé la polvere della Grande Guerra del Tempo e di 900 anni di assedio a Trenzalore.. Potrebbe essere il Dottore più grande di ogni tempo. E spazio.
Matteo Bortolotti
Il giallista in giacca verde. Trovate le sue avventure su www.matteobortolotti.it
Su Capaldi che si può dire? Tutto, anche se abbiamo ancora visto poco. C’è un chiaro ritorno alle origini, dopo il rilancio definitivo del franchise. C’è un Dottore molto più oscuro, adulto, il “mad man with a blue box” di Matt Smith è invecchiato, prende di nuovo le distanze dalle passioni, eppure è meno apatico. È come se ci fosse la forza di Tennant, insieme alla ‘consunzione’ di Smith. Mi convincerà del tutto, spero.
Per dirla più in generale, il Dottore è il Piccolo Principe del nuovo millennio. Un vecchio bambino che può fare tutto, a cui tutto può capitare. Per un narratore il Dottore non è solo un bello spettacolo da vedere, ma è l’equivalente di un calendario con le donnine per un meccanico. Ci fa sognare, immaginando tutto quello che potremmo farci noi, con un personaggio così.
Daniele Daccò
Il Rinoceronte di www.orgoglionerd.it, autore de “L’Occhio del Rinoceronte”
Con Capaldi finalmente ritorniamo alla vecchiaia, l’aspetto del Dottore riflette un pochino meglio ciò che è in realtà. Dopo tanti giovinastri potremmo goderci intere puntate su cantieri da guardare o piccioni da sfamare. E se ci pensate bene, entrando in un ambulatorio, nessuno si fida mai subito del Dottore giovane, voglio che quello vecchio e saggio mi operi. Vi prego.
Mario “The Marius” Lucio Falcone
Fumettista, trovate le sue strisce su Shockdom e su www.facebook.com/advancednerds
Essendo un neofita, ma ormai whovian nel midollo, come molti sono rimasto interdetto dalla scelta di Peter Capaldi, animato dalla questione “troppo vecchio” e bla bla bla… Bene, dopo la prima puntata, posso dire di essere straconvinto che sarà un ottimo Dottore. Per giunta, come se non bastasse la sua recitazione, l’intera puntata è stata dedicata da Moffat allo “spiegone” sul perchè della scelta di un attore “vintage” dopo averci nutrito a pane, banane, all stars, bow ties (are cool!) e giovanotti. Anche se, a mio parere, poteva tranquillamente evitarselo. Perché chi segue il Dottore da eoni conosce lo zompettare del suddetto fra un’età anagrafica e l’altra. Quindi, tutta la metafora di Clara che non lo riconosce, non lo accetta, veli alzati, veli abbassati, ci hanno chiarito definitivamente la questione. E punto. Ci affezioneremo al buon Peter come abbiamo fatto con gli altri.
Voto: tre River Song su 5 della scala Spoiler.
POST-SCRIPTUM
Ne approfitto per ringraziare il Dinamico Duo Castelli-Villa per avermi richiesto questo intervento e per lanciare qua la mia petizione a favore di uno speciale del Dottore dedicato al trio Vastra-Jenny-Strax.
Ribadisco in questa sede che Clara Oswald è una mia ex-fidanzatina (e che ho dovuto lasciarla perché lasciava i capelli nel pettine) e che apprezzo un mucchio Catrin Stewart nonostante lei mi preferisca le donne rettile dall’inizio dei tempi.