23 Luglio 2014 6 commenti

Matador – La nuova serie dei creatori di Fringe è piuttosto imbarazzante di Marco Villa

C’è più impegno nella scelta del programma della lavatrice che nella scrittura e nella regia di Matador

Copertina, Pilot

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Quelle serie con un concept talmente stupido da far presagire la cazzata atomica già da una frase, da una breve introduzione. Vi dico in tre parole di cosa parla Matador, tenetevi forte: agente della CIA che deve superare provini da calciatore per entrare sotto copertura in una squadra di proprietà di un tipo losco. Meraviglioso, vero? Ecco. La trama è piuttosto incline all’epic fail e in nessun caso una persona sana di mente avrebbe avuto delle attese positive. Se non fosse che uno dei creatori di Matador è Roberto Orci e tra gli executive producer figura Alex Kurtzman, ovvero due nomi cruciali di Fringe. Cioé, Fringe, mica cazzi. Una delle serie per cui Serial Minds si è entusiasmato di più in tutte le sue (due) componenti. Quindi: vedete quelle là in fondo che si stanno muovendo? Sono le aspettative per questa serie che timidamente si alzano. Verranno deluse senza pietà, ma lasciamole vivere ancora un po’. Poverine: appena sorte e già condannate a morte certa.

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Matador è una serie in onda dal 16 luglio su El Rey, la rete lanciata da Robert Rodriguez con From Dusk Till Dawn e rivolta soprattutto a un pubblico latinoamericano. Matador racconta la storia di Tony Bravo, agente antidroga dotato di grande sprint (nel senso che corre veloce) e notevole coraggio. Per questi due motivi, ma soprattutto per lo sprint, viene scelto dalla CIA (in particolare da una tizia con una cofana laterale di capelli impressionante) come infiltrato in una squadra di calcio professionistico. Il pilot, girato dallo stesso Robert Rodriguez, inizia con una sequenza divertente e vagamente splatter, in cui il protagonista partecipa all’arresto di un importante narcotrafficante. Mannaie che aprono crani a metà, sparatorie, corse (soprattutto corse: ho già detto che il tizio è veloce?) e poi, sul più bello, il nostro eroe che vomita in faccia al criminale appena catturato. Bastano 5 minuti per capire che Matador vuole essere leggera, una serie in cui la tensione viene smorzata ogni 15 secondi con una battuta o con un atteggiamento cazzone. Niente tensione, quindi. Andrà meglio con la parte sportiva? Spoiler: no. Soprattutto da un punto di vista registico.

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La mano di Rodriguez si vede giusto nella già citata mannaia nel cranio nella prima sequenza, perché il resto della puntata si fa notare giusto per una fotografia smarmellata che non dispiacerebbe a Un posto al sole e per una totale incapacità di riprendere le scene sportive. Se già di suo Gabriel Luna (l’attore che interpreta Tony Bravo) ha la mobilità e la scioltezza in campo di Adriano dopo quattro Negroni (ovvero dopo colazione), riprenderlo a caso con soggettive senza senso non è la scelta migliore. La parte sportiva non brilla però nemmeno per scrittura, visto che i tifosi di un calciatore slavo (tifosi di un calciatore? Qualcuno spieghi agli autori che a calcio si tifano le squadre, non i singoli) sono pronti a mangiare gli occhi del protagonista (non sto esagerando nulla) per aver fatto infortunare il loro idolo durante il provino.

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Il pilot di Matador, insomma, ci presenta una serie senza capo né coda, che sceglie di mandare tutto in vacca. È tutto a caso e tutto esagerato, ma senza nemmeno un briciolo di stile o identità. La trama e le sottotrame non raggiungono mai un livello minimo di interesse e la sensazione è che la serie sia stata scritta e realizzata con la mano sinistra, tanto per. Non è accanimento, ma davvero si fa fatica a trovare una sola cosa positiva in questo primo episodio. L’unico momento interessante è il cameo del presidente della Roma James Pallotta, che parla di Totti e Gervinho. Ho detto tutto.

Perché seguirla: perché aspettate da una vita una serie su un agente CIA latinoamericano infiltrato in una squadra di calcio

Perché mollarla: perché autori e regista si impegnano di più quando impostano il programma della lavatrice



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