28 Maggio 2014 2 commenti

Gang Related – La qualità di una telenovela messicana, ma con i fucili a pompa di Marco Villa

Gang Related vorrebbe essere il nuovo The Shield. Anzi: avrebbe voluto.

Copertina, Pilot

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Ci sono le serie talmente inutili e tirate via da risultare impalpabili. E poi ci sono quelle che sono altrettanto brutte, ma che arrivano allo stesso risultato percorrendo strade completamente diverse. Gang Related è una brutta serie che butta dentro una quantità di robe impressionante, al punto che ti aspetti che escano gli alieni per fare finalmente tombola.

Gang Related è una serie tv partita su Fox il 22 maggio e creata da Chris Morgan, uno che nella vita ha firmato le sceneggiature di quattro Fast and Furious. Gang Related racconta la storia di una task force della polizia di Los Angeles che ha come obiettivo contrastare e sgominare le gang. Protagonista assoluto è Ryan Lopez, baldanzoso giovanotto latino che è rimasto orfano ed è stato tirato su dalla famiglia Acosta, gente malavitosa che si occupa di traffici illegali e ammazzatine. Come ringraziamento alla famiglia che l’ha cresciuto, il giovane Ryan è entrato in polizia per fare da infiltrato e passare agli Acosta informazioni cruciali. Tutto crolla quando il suo partner viene ucciso a sangue freddo dal figlioccio del boss.

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Trama un po’ lunghetta da spiegare, segno che non siamo di fronte al classico procedurale da un caso a settimana, ma a qualcosa di un po’ più complesso. Un fatto senz’altro positivo, cui si aggiungono ulteriori elementi: quella dei latinos non è l’unica gang coinvolta e ogni poliziotto della task force si occupa dei criminali della sua etnia. Spazio quindi anche ad asiatici e afroamericani, per un gioco di potere e malavita che ricorda gli scontri – sempre losangelini – di The Shield. Del resto, il debito nei confronti della serie tv di Shawn Ryan è evidente (e tra gli executive producer ci sono reduci di quella serie): si parla pur sempre di poliziotti corrotti e clan mafiosi, ma nel confronto Gang Related esce con le ossa rotte.

Una serie crime che non voglia essere procedurale ha bisogno infatti di due elementi fondamentali: scrittura potente e cast all’altezza. Gang Related crolla su entrambi i versanti, mettendo in mostra dialoghi che danno un nuovo senso ai concetti di pedanteria e innaturalezza e dando vita a un pilot in cui si buttano dentro talmente tanti filoni narrativi da far sembrare la puntata una sorta di inventario di cliché seriali. Oltre a quanto già detto (l’infanzia, il doppio gioco, le varie gang etniche) possiamo aggiungere: un’indagine degli affari interni, il tentativo della famiglia Acosta di ripulirsi attraverso le imprese finanziarie del figlio intelligente, l’amore segreto di Ryan per la futura moglie del figlio intelligente, i dilemmi morali del protagonista. Tutto nel pilot: calma un po’, gente. A questo aggiungete una spennellata di tamarrata che arriva dritta da Fast and Furious e siamo a posto.

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Certo, ci fosse un cast perfetto Gang Related si potrebbe persino salvare. Ecco, non c’è un cast perfetto, anzi: complice una regia da telenovela sudamericana (quel filtro giallastro e quelle scenografie, dio santo!), tutti gli attori si rivelano non all’altezza, a cominciare dal monoespressivo protagonista (Ramon Rodriguez), passando per la tipa tostissima-che-proprio-non-hai-idea-quanto della task force (Inbar Lavi) e finendo addirittura con il povero Terry O’Quinn (esatto: Locke di Lost), totalmente fuori ruolo nella parte del capitano della pattuglia e protagonista di un imbarazzante momento in cui sferra un pugno al muro, con attitudine da filodrammatica della profonda provincia pavese.

La visione del pilot di Gang Related ci presenta quindi una serie tv con delle ambizioni enormi e delle buone potenzialità, ma senza uno straccio di possibilità di realizzare né le prime, né le seconde. Tutto naufraga in cattiva scrittura, pessima messa in scena e interpretazioni risibili. I brutti ascolti dell’esordio faranno probabilmente il resto. Sarebbe potuta essere un’ottima serie tv, ma non lo è. Per niente.

Perché guardarla: per i nostalgici dei casini di gang e corruzione di The Shield e per chi ha lasciato il proprio cuore nel fumo nero di Lost

Perché mollarla: perché è una telenovela messicana in cui si spara



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