20 Febbraio 2014 11 commenti

Star-Crossed – Un teen drama sci fi che sembra di aver già visto di Diego Castelli

Roba trita e ritrita

Copertina Pilot, Pilot

Star-Crossed
C’è la possibilità che, come dicevano Mel Gibson e Danny Glover in Arma Letale, io sia “troppo vecchio per queste cose”.

Parliamo di Star-Crossed, nuova serie romantico-fantascientifica di CW che sembra voler riprendere temi e situazioni di Roswell, vecchio cult della rete (che comunque conosco poco, quindi il confronto inizia e finisce qui).
Star-Crossed racconta di una popolazione aliena – gli Atrian – che arriva sulla Terra a fine 2014 e poi, dopo dieci anni di tensioni, comincia un difficile progetto di inserimento tra gli umani, mandando alcuni dei propri  teenager in un normale liceo americano. Il che ovviamente causa turbe varie, soprattutto in Emery, graziosa fanciulla che si innamorerà di uno degli extraterrestri.

Togliamo subito alcuni dubbi. La componente fantascientifica di Star-Crossed è giusto un pretesto per dare una base al romanticismo. Chiunque abbia un minimo a cuore i temi fantascientifici (anche senza farne una questione di vita o di morte) rimarrà facilmente infastidito dalla superficialità con cui gli elementi “spaziali” vengono introdotti e sviluppati: poca cura e originalità nelle scenografie e nei costumi, scarsissimo approfondimento (per ora) della cultura Atrian, una rappresentazione appena abbozzata e ampiamente ridicola della reazione del mondo all’arrivo degli omini verdi, alieni che sono tutti belloni brillantinati che si comportano, guarda caso, come un qualunque americano.
Fino ad arrivare ad alcune buffe goffaggini, tipo che la protagonista deve usare uno scanner delle impronte digitali per aprire l’armadietto a scuola, ma poi riesce a entrare nell’iperprotetto quartiere alieno usando semplicemente il badge rubato al padre.
Star-Crossed (1)

Pare dunque chiaro che tutto, in Star-Crossed, è piegato alle esigenze della storia d’amore, che coinvolge  – ancora guarda caso – la figlia del più importante addetto alla sicurezza della città e il figlio del capoccia degli alieni. I due – ma GUARDA CASO – si erano già incontrati da bambini, e quindi in pratica la loro storia d’amore va avanti da sempre. Commozione, grazie.

Ora, preso atto che di fantascienza vera (o per lo meno “interessante”) c’è poco, bisogna valutare la componente romantica. E qui si torna al fatto che sono troppo vecchio. O forse Star-Crossed è una boiata. E se anche boiata vi sembra eccessivo, è comunque di una banalità sconcertante. Siamo di fronte, né più né meno, alla solita storia di Romeo e Giulietta: due belli bellissimi che si amano tanto tantissimo ma che appartengono a mondi opposti e in conflitto, cosa che ovviamente genera ogni sorta di tensione e conflitto.
Ecco allora che i ragazzi alieni sono “diversi”, ma nel senso che hanno delle stilosissime macchie in faccia che sembrano tatuaggi da rockstar. Non c’è un attore/attrice brutto in tutta la serie. Anche la migliore amica di Emery, una che in teoria è malata terminale, è gnocca da fare impressione.
E tutti gli alieni parlano inglese, e si vestono né più né meno come gli umani, e intrattengono rapporti di amicizia e parentela tra di loro che sono sostanzialmente identici a quelli degli umani.
Insomma, poche novità e tantissimo già visto.
Star-Crossed (3)

Rimarrebbe poi il tema del diverso e dello straniero, che salta fuori in automatico ogni volta che una produzione americana parla di extraterrestri. Non è difficile, infatti, vedere negli Atrian una metafora delle tante minoranze di cui gli Stati Uniti sono composti, che ancora oggi rappresentano uno dei temi etici e politic più caldi della nazione.
Anche qui, però, niente di nuovo sotto il sole: c’è il solito bullismo dettato dall’ignoranza, ci sono le difficoltà di integrazione, ci sono le anime buone che riescono ad andare oltre gli stereotipi e le dicerie per scoprire l’amicizia e l’amore interraziale. Un bel messaggino edificante e abbastanza condivisibile, ma che abbiamo già sentito mille volte in mille salse diverse.

Mi sono chiesto se non fossi troppo esigente, se non fosse il caso di essere più indulgente verso una serie che non ha certo l’obiettivo di fare chissà che rivoluzione seriale. Allo stesso tempo, però, non vedo l’originalità scenografica e dialogica di un Dawson’s Creek, o la cattiveria di un Gossip Girl, o una certa ironia da The Vampire Diaries (se è per quello mancano anche le facce carismatiche alla Ian Somerhalder).
Insomma, Star-Crossed è niente più che una minestra riscaldata, e nemmeno sta gran minestra.

 

Perché seguirla: avete meno di quattordici anni e questo è il primo teen drama che vedete.
Perché mollarla: avete più di quattordici anni e… e niente, avete più di quattordici anni.
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Argomenti cw, roswell, star-crossed


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