5 Febbraio 2014 4 commenti

The Musketeers – I moschettieri di BBC senza infamia e senza lode di Marco Villa

The Musketeers, ovvero D’Artagnan e soci in versione BBC

Copertina, Pilot

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La storia di D’Artagnan che vuole tanto diventare moschettiere del re è una tra le più condivise e conosciute. Tutti sanno che i moschettieri sono tre più uno, che quando alzano le spade gridano un motto che ha valicato i confini della storia stessa, che qua e là c’è qualche amore impossibile e che tutto è pieno d’ironia. Conta poco che la fonte di questa conoscenza siano i romanzi di Alexandre Dumas padre, il cartone animato che andava su Italia 1 o qualche film. I tre moschettieri sono nell’immaginario di tutti. Metterci mano non è facile e impone delle scelte da attuare a priori.

The Musketeers è la nuova serie di BBC One e va in onda dal 19 gennaio, creata da Adrian Hodges (già autore delle serie sci-fi Primeval e Survivors). Racconta ovviamente la storia di Athos, Porthos e Aramis e del giovane guascone D’Artagnan, apprendista moschettiere. I quattro si muovono nella Francia di Re Luigi XIII e del Cardinale Richelieu, manovratore occulto e acerrimo nemico dei moschettieri, unico corpo dell’esercito che non riesce a controllare. Da questo quadro iniziale si muove una serie di intrecci in cui parte sentimentale e parte avventurosa sono sempre legate.

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The Musketeers va in onda sulla stessa rete di Sherlock e proprio l’ultima puntata della serie tv con l’amico Benedict Cumberbatch lanciava in coda l’esordio dei moschettieri. Lecito quindi attendersi che l’approccio sia simile, visto che le due serie partono entrambe da grandi classici. L’attesa non viene però soddisfatta fino in fondo. Sherlock prende la storia originale e la rivoluziona, rispettando nomi, caratteri e linee narrative, ma stravolgendo il mondo dell’originale. The Musketeers prova ad andare nella stessa direzione, ma lo fa con grande cautela. Il ritmo è alto, i dialoghi veloci e la fotografia è lontanissima dai possibili barocchismi di una serie in costume nella Francia del XVII secolo.

Allo stesso tempo, però, a livello narrativo la svolta non è così evidente e sembra concentrarsi unicamente nella declinazione della serie in forma di procedurale: a ogni episodio il quartetto dovrà affrontare un cattivo. La componente orizzontale sarà garantita dalle vicende amorose e dalle macchinazioni del cardinale, ma al termine di ogni puntata si metterà un bel punto e a capo. Tornando a Sherlock, anche là il funzionamento può sembrare simile, ma in quel caso i due protagonisti sono talmente enormi da mangiarsi sistematicamente le storie di puntata.

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Qui invece, nonostante un cast all’altezza e ben caratterizzato (avrete probabilmente riconosciuto il faccino di Luke Pasqualino, già Freddy della seconda generazione di Skins), siamo di fronte a personaggi ordinari, che non sfuggono ai canoni a cui siamo stati abituati: Athos è quello tutto pensieroso, Aramis il playboy, Porthos il burbero bonaccione e D’Artagnan che tipetto D’Artagnan. Tra tutti, personaggi e attori, spicca il Cardinale Richelieu, interpretato dal nostro amico Peter Capaldi, già visto in mille serie (soprattutto The Thick of It) e prossima incarnazione del dottore in Doctor Who.

Se da The Musketeers vi aspettate una serie tv che vi faccia restare a bocca aperta, quindi, resterete delusi, ma sarebbe un problema legato alle aspettative, più che al valore della serie stessa. The Musketeers è una serie senza grosse pretese, che dà intrattenimento senza picchi, né positivi, né negativi. Chiaro, da BBC ci si aspettava qualcosa di più, ma si tratta comunque di una serie tv che può interessare a una fascia di pubblico enorme e gli ottimi risultati degli ascolti sono qui a dimostrare che l’obiettivo, da questo punto di vista, è stato raggiunto. La voglia di continuare a vederla, invece, è decisamente poca, ma vabbé.

Perché seguirlo: perché vi piace la storia dei moschettieri e vi interessa vederli alle prese con un caso a puntata

Perché mollarlo: perché è una serie senza picchi, un intrattenimento medio e ordinario che non irrita, ma nemmeno esalta

 



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