Sleepy Hollow Season Finale – L’ultimo guizzo di una buona stagione di Francesco Martino
E quanti applausi per John Noble!
:
:
:
Prima di parlare del season finale di Sleepy Hollow è necessario fare un piccolo passo indietro, precisamente a quando la Fox ha annunciato la sua nuova serie. Premetto che chi scrive ha 24 anni, e che quindi ha superato quella fase della vita in cui Tim Burton è li, vicino al Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; faccio questo piccolo preambolo perché la mia iniziale perplessità sulla serie non era affatto dovuta all’eredità lasciata dal film – che non ha inventato la storia del cavaliere senza testa ma ne rappresenta tuttora il riferimento audiovisivo più conosciuto – ma al concept stesso del prodotto Fox e all’apparente mancanza di un vero motivo dietro l’operazione.
Se i dubbi erano tanti però, lo stesso non si poteva dire per le certezze. I nomi di Orci e Kurtzman infatti, costituivano l’ unica speranza e, visto che ultimamente su Serial Minds va di moda l’astio (giustificatissimo) per Johnny Depp, un’ottima occasione per cancellare ancora una volta dalla mia mente la faccia da scemo dell’attore.
Detto ciò passiamo subito a una buona notizia: Sleepy Hollow non è una brutta serie, anzi.
Dove prima c’era la storia di un misterioso cavaliere senza testa che terrorizzava un piccolo paese, adesso c’è quella di un ex soldato della guerra di secessione morto in battaglia e risvegliatosi misteriosamente 250 anni dopo. Cosa rimane quindi del film di Burton e del racconto di Washington Irving? Ben poco. Il teatro degli eventi, Sleepy Hollow, questa volta però visto ai giorni nostri; e il personaggio di Ichabod Crane, non più investigatore come nel film o maestro di scuola come nel racconto, ma uomo d’armi un tempo al servizio di Washington. Il misterioso cavaliere senza testa è adesso parte di un disegno molto più grande, apocalittico, che come da copione biblico vede lui e altri tre suoi colleghi pronti a riversarsi sulla Terra per farci la festa.
Se i primi episodi della serie erano incentrati sull’introduzione dei personaggi, sulla loro interazione e sull’approdo di Crane nel mondo moderno con le immancabili gag del caso, il resto della stagione è riuscito a concentrarsi sull’orizzontalità della trama, dando alla serie una propria, profonda mitologia, e riuscendo a incuriosire non poco.
OCCHIO CHE DA QUI IN POI SI SPOILERA DI BRUTTO!!!
Tutto molto bello quindi, ma assolutamente nella norma. Si poteva fare di più? Sì, ed è stato fatto. Perché se il casting di John Noble nel ruolo del sin eater aveva fatto rizzare le antenne a tutti gli orfani di Fringe, l’exploit del suo personaggio nel season finale, probabilmente, li ha commossi.
Noble è stato la chiave di volta della prima stagione, il colpo di scena un po’ infame che non ti aspetti, la causa di un cliffhanger che ti fa rimpiangere l’assenza di una macchina del tempo nell’armadio dei vestiti.
John Noble è Henry Parrish, che è Jeremy Crane, che è il figlio creduto morto di Ichabod e che è il terzo cavaliere dell’Apocalisse.
Ok, riprendiamo un attimo fiato e facciamoci un’altra domanda: cosa ne sarebbe stato del finale senza la rivelazione di Henry? Sarebbe comunque rimasto allo stesso livello? No, probabilmente sarebbe stato buono, ma più banale. Perché la situazione che si era creata, quella di “ommioddio tutti i protagonisti sono in pericolo di vita!”, è uno dei cliché più usati dai drama televisivi, specialmente nelle battute finali di una stagione. Nonostante questo sento di dover lodare Sleepy Hollow per tanti altri motivi: dal casting, con attori che funzionano sia singolarmente che in coppia, al fan-service, perché tutto internet chiedeva di vedere Crane con dei vestiti moderni e a un certo punto, seppure per poco, è stato fatto. Per non parlare di alcune azzeccate idee visive del doppio finale, tutto giocato sui passaggi dimensionali tra la nostra realtà, il purgatorio ecc ecc.
A conti fatti, la prima stagione di Sleepy Hollow è stata un’ottima sorpresa, ulteriormente impreziosita dall’apporto dato da un John Noble in splendida forma. E se qualcuno mi dovesse chiedere perché mi piace una serie con cavalieri decapitati armati di fucili a pompa risponderei citando il buon Walter Bishop: “Because is cool”.