Family Guy – Già, dobbiamo parlarne ancora. Per forza! di Diego Castelli
E come sempre… SPOILERRRRRRRR
ATTENZIONE! SPOILER COME SE PIOVESSE!
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Ammesso e non concesso che io abbia effettivamente qualche abilità in termini di analisi telefilmica, ce n’è sicuramente una che non ho: la capacità di predire il futuro. E’ raro che io riesca a capire con largo anticipo quello che succederà in una serie da qui a tre, dieci o cento puntate.
Da una parte questo mi rende un critico meno capace, dall’altra mi rende uno spettatore più felice, che si sorprende più spesso della media.
Detto questo, stavolta bisogna proprio dire che ci avevamo preso: nella puntata di Family Guy di domenica scorsa, Brian è stato resuscitato (anzi no, salvato dalla morte) ed è tornato al suo posto tra i protagonisti dello show.
Un twist che era diventato sempre più possibile, se non probabile, non tanto per la radicalità della scelta iniziale, e nemmeno per le proteste dei fan, quanto per le dinamiche con cui la dipartita di Brian era stata raccontata e metabolizzata, dinamiche che ci avevano fatto sospettare in una contro-rivoluzione già abbondantemente preventivata.
Tra ieri e oggi ho letto alcuni degli articoli scritti sulla questione, trovandoci sonore stronzate. Ah, per la cronaca, e visto che siamo qui: dopo due episodi in cui Brian era stato ucciso e poi sostituito dal nuovo cane Vinnie, Stewie incontra un se stesso del passato a cui riesce a rubare il congegno per il viaggio temporale, usandolo poi per salvare Brian prima che venga investito.
Stronzate, dicevo, con gente che critica la scelta di far tornare Brian perché sarebbe indice di scarso coraggio da parte di Seth MacFarlane, che al contrario degli autori de I Simpsons non ha avuto il fegato di dare spessore alla sua serie parlando della morte in modo “definitivo”.
Una cazzata colossale, non solo perché il paragone tra le due serie è, in questo caso, del tutto improponibile – in parte perché è l’impostazione stessa di Family Guy a escludere momenti di vero dramma o vero zucchero, cosa che invece i Simpsons fanno bene o male da sempre, e in parte perché uccidere Brian è come uccidere Bart, non Edna Caprapall – ma soprattutto perché la messa in scena della morte di Brian, se fosse stata “reale”, sarebbe stata da criticare in toto, altro che coraggio.
Ce l’eravamo detti anche il giorno dopo il fattaccio: uccidere Brian non aveva senso, e ucciderlo così (rimpiazzandolo subito dopo, con pochissimo spazio per sentire il peso della perdita), ne aveva ancora meno. Sarebbe stato un errore, puro e semplice.
Ma proprio questa consapevolezza, unita alla leggerezza con cui il nuovo cane era entrato nei meccanismi della serie (arrivando persino a sostituirsi a Brian nella sigla, in una forma sciatto vilipendio alla morte del defunto), ci aveva fatto sospettare. Troppo abile MacFarlane, troppo attento ai più piccoli dettagli della sua creatura, per non rendersi conto della cazzata.
E infatti, tre puntate dopo, tutta la faccenda si rivela essere un ingegnoso sberleffo, una presa in giro per gli spettatori e per i media.
Diciamolo, la costruzione in sé della vicenda poteva anche essere migliore, specie nella sua parte finale, quando il racconto del recupero di Brian è meno epico e spettacolare di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. La genialata però non sta qui: il colpo di classe è stato quello di creare un episodio natalizio diviso in tre parti, senza dire a nessuno che stavamo guardando un episodio natalizio diviso in tre parti.
Ma il fatto è che il gioco di MacFarlane, più che interno alla serie, è tra la serie e il mondo esterno. Basta guardare quello che è successo in Italia: non ho un riscontro preciso in merito, ma credo di poter dire che siti come quello del Corriere della Sera e di Repubblica si siano occupati di Family Guy per un paio di volte in dieci anni, e di solito per fare qualche paragone con I Simpson. Stavolta, invece, anche queste piattaforme più istituzionali, che di solito non si occupano di serie tv, hanno dovuto parlare di Family Guy per ben due volte nel giro di neanche un mese.
Si tratta di un clamoroso successo comunicativo per lo show, che in qualche modo è riuscito anche a superare la trappola degli spoiler: se è vero che praticamente tutti i siti hanno dato la notizia della morte di Brian senza alcun rispetto per gli spettatori che ancora non avevano visto l’episodio, è anche vero che MacFarlane e soci sono riusciti a creare un effetto sorpresa anche su quei siti, spiazzando persino l’utente occasionale che non guarda Family Guy, ma che per due volte nel giro di tre settimane ha incrociato dei post che dicevano cose opposte. Una vittoria per Family Guy, e una sconfitta (bonaria, diciamo) per i giornalisti.
E questo, signori miei, è stato un colpo da maestro.
PS In un’ultima postilla di italico sdegno, va detto che molti siti ci sono cascati ancora, spoilerando bellamente il contenuto della puntata natalizia già nel titolo dell’articolo. Evidentemente le proteste degli spettatori non sono servite a niente. Non è necessario usare mezzi termini: questo è semplicemente cattivo giornalismo. Spero che domenica mattina vi citofoni un testimone di Geova alle sei del mattino, che non smetterà di premere il pulsante del campanello finché non avrete accettato di sapere, per filo e per segno, dove finirà la vostra anima quando sarete marciti sotto terra.
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